Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2021

Le nostre email: redazione@rivistamissioniconsolata.it / mcredazioneweb@gmail.com R MC 7 gennaio-febbraio 2021 MC NON TUTTE LE PARABOLE SONO DI GESÙ? Il n. 18 di «Una Chiesa in uscita», in MC di ottobre 2020, è bello, argomentato, affascinante, ma un paio di affermazioni, cate- goriche, senza se e senza ma, mi lasciano perplesso e suscitano alcuni interrogativi. «Oggi ci è chiaro che non tutte le parabole riportate nei Vangeli sono state dette originariamente da Gesù». Quali sono le prove in- controvertibili che permettono di fare una affermazione così cate- gorica? Quali sono le parabole di cui si parla? Perché non si usa una frase del tipo: «Fra gli studiosi è larga- mente condivisa l’ipotesi che al- cune parabole non possono es- sere state dette da Gesù»? Ipo- tesi e non certezza, comunque teoria. Come è possibile che le prime comunità, e parlo di quelle che hanno partecipato alla testimo- nianza diretta degli Apostoli o dei primi loro discepoli, non si siano accorte di queste ag- giunte? O, pur accorgendosi, le abbiano accettate? Mi si dirà che un esempio di manipolazione sono i Vangeli apocrifi, ma mi è stato detto che la Chiesa primordiale li ha va- gliati e scartati! La lettura del Vangelo viene accompagnata dalla frase «Pa- rola di Dio»: possiamo pensare che la frase, «in quel tempo Gesù disse la seguente parabola», non sia vera? Ne ho parlato con un sacerdote: mi ha dato una spie- gazione abbastanza contorta, che mi ricordava le spiegazioni che venivano date per dimo- strare che la terra era al centro di tutto il creato. È vero che nei Vangeli ci sono delle contraddizioni, dovute con grande probabilità al fatto che i testimoni, o chi per loro, si erano dimenticati. Ma l’aggiunta è una cosa arbitraria, che rende poco credibile il tutto. O mi sbaglio? Quante potrebbero essere le pa- rabole che non sono mai state trasmesse? «La comunione con Dio passa da Gesù … ci sono pratiche reli- giose che implicitamente lo con- testano, tali pratiche sono da evi- tare». Di che pratiche si tratta? E se il signor Angelo prende in considerazione quanto ho scritto, spero che non mi risponda di- cendomi di consultare questo o quel libro. Distinti saluti Mario Rondina 16/11/2020 Gent.mo Mario Rondina, intanto, e a prescindere, grazie per le domande: perché sono se- gno di attenzione e coinvolgi- mento, e perché esprimono pro- blemi veri. 1) P AROLE DI G ESÙ , SÌ O NO . Nel nostro mondo contempora- neo posso mettere in bocca a qualcuno (tra virgolette) solo ciò che ha effettivamente detto. An- che a costo di non restituire lo sfondo: magari si trattava chiara- mente di una battuta, ma comun- que, se le parole sono state dette e io le riporto tra virgolette, non sono ritenuto bugiardo. Il mondo antico era meno at- tento alla precisione dei partico- lari e insieme guardava più al contesto generale. Se nel ripor- tare un pensiero altrui veniva in mente un esempio nuovo, lo si poteva aggiungere senza essere considerati bugiardi. È ciò che succede nei Vangeli, che almeno in alcuni casi non ri- portano le parole precise di Ge- sù, ma il contenuto del suo mes- saggio, anche se a volte con pa- role non sue. Come lo sappiamo? Mai in modo assolutamente sicu- ro, ma spesso con fortissima pro- babilità, anche se, nel giro breve di un articolo, a volte la «fortissi- ma probabilità» diventa «certez- za», per semplificazione. Capita infatti che nei Vangeli ci siano giochi di parole possibili solo in greco (e Gesù di certo parlava a- ramaico), o ci sia la risposta a un problema che al tempo di Gesù non c’era ancora, o un modo di ragionare poco ebraico. Quante siano quelle «aggiunte» dipende da dove mettiamo il confine di quella «probabilità». Dunque, i Vangeli sono inaffi- dabili? Se fossero stati scritti og- gi, sì; ma sono prodotti del pas- sato, e, secondo i criteri storio- grafici di allora, erano precisi e credibili. Gli apocrifi, come giu- stamente annota, non lo erano, e non sono stati inseriti nel cano- ne. I nostri quattro ci ripropongo- no non sempre le parole di Gesù, ma sempre il suo pensiero. 2) P RATICHE CHE CONTESTANO LA CENTRALITÀ DI G ESÙ . In quanto alle pratiche che contestano la centralità di Gesù, per Paolo erano la circoncisione e il rispetto della legge mosaica. Se si diceva che per diventare cristiani queste erano necessa- rie, si sottintendeva, pur senza dirlo esplicitamente, che la fede in Gesù non era sufficiente. Oggi può capitare che diversi gruppi di credenti si accusino re- ciprocamente di infedeltà alla fe- de, di «modernismo» o «tradizio- nalismo», sottintendendo che co- sì non si sia più cristiani. Paolo, probabilmente, ci ri- sponderebbe che se qualche pratica diventa più importante della fede in Gesù (e non un mo- do di esprimerla) è pericolosa. Ma non vorrei, ora, essere io a mettere troppe parole in bocca a Paolo: non ho l’autorevolezza e la bravura degli evangelisti. Angelo Fracchia 24/11/2020 Che questo nuovo anno apra orizzonti di pace e serenità a voi cari lettori.

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