Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2021

63 gennaio-febbraio 2021 MC EMERGENZA COVID$19 Nel 2003 una nota del Consiglio generale dell’Omc precisava tre punti fondamentali. Primo: le re- gole sulla proprietà intellettuale non possono e non devono es- sere di impedimento alla tutela della salute pubblica. Secondo: in caso di bisogno, i paesi in emergenza possono autorizzare al proprio interno la produzione dei farmaci necessari a fronteg- giare la crisi, pur in assenza di li- cenza da parte dei detentori dei brevetti, purché venga pagato un indennizzo. Terzo: se nel paese in emergenza non esi- stono le condizioni industriali per produrre i farmaci che ser- vono, essi possono essere im- portati dai paesi che, per le ra- gioni più varie, producono i far- maci senza licenza e, quindi, a basso prezzo. Nonostante l’esistenza di tali salvaguardie, il 2 ottobre 2020 India e Sudafrica* si sono rivolti agli organi di governo dell’Omc per richiedere la momentanea sospensione del trattato sulla protezione della proprietà intel- lettuale sostenendo che è di ostacolo alla possibilità di pro- curarsi, con rapidità ed econo- micità, tutto ciò che serve per far fronte alla pandemia da Co- vid-19: dalle mascherine ai venti- latori, dai kit diagnostici ai far- maci antivirali, dai disinfettanti ai vaccini. Il 16 ottobre la richiesta è stata discussa all’interno del Consiglio di vigilanza del trat- tato, ma nessuna decisione è stata presa. Si è semplicemente preso atto che i paesi presenti erano divisi in tre gruppi: i più poveri favorevoli alla richiesta, quelli a reddito medio con ri- chieste di chiarimenti e i più ric- chi contrari. Segno di quanto sia ancora forte la sudditanza della politica nei confronti delle im- prese. Una situazione che pone non solo problemi di etica, ma anche di democrazia. Francesco Gesualdi LA BATTAGLIA DEL SUDAFRICA DI MANDELA Il primo paese a portare l’atten- zione su quanto i brevetti pos- sano essere devastanti per le popolazioni dei paesi più po- veri, fu il Sudafrica che nel 1997 si trovò a fronteggiare una grave crisi da Aids. Gli unici far- maci antiretrovirali contro l’Hiv circolanti nel paese erano quelli prodotti dalle grandi multinazio- nali detentrici delle formule, che sperimentavano quanto fosse più lucroso essere pa- droni del mercato piuttosto che concedere licenze. A rimetterci erano i malati che avrebbero dovuto lavorare un anno di fila per poter sostenere la cura di un solo mese. A quei prezzi, neppure il governo era in grado di procurarsi tutte le dosi che servivano per curare le centi- naia di migliaia di malati pre- senti nel paese. Eppure, c’e- rano nazioni che non avendo ancora applicato il trattato sulla protezione della proprietà intel- lettuale producevano quegli stessi farmaci a costi molto più bassi. Perciò Mandela, che all’epoca guidava il Sudafrica, autorizzò l’importazione parallela dei far- maci anti Hiv da paesi come l’India e il Brasile. La reazione delle case farmaceutiche fu immediata e, invocando la vio- lazione di tutte le regole a pro- tezione dei brevetti, dichiara- rono di voler dare battaglia in tutte le sedi possibili: dai tribu- nali locali al gran giurì dell’Or- ganizzazione mondiale del commercio. Fortunatamente ci fu una grande sollevazione della società civile che pro- vocò una tale indignazione a livello mondiale da indurre le multinazionali a ritirarsi da tutte le iniziative giudiziarie da loro avviate. Tuttavia, il caso aveva fatto scuola e vari paesi del Sud del mondo pretesero che l’Organizzazione mondiale del commercio dichiarasse nero su bianco che le emer- genze sanitarie sono motiva- zioni sufficienti per sospen- dere le regole a protezione dei brevetti. gretezza che avvolge le im- prese, i conti nelle loro tasche non si possono fare, ma un aspetto che le case farmaceuti- che evitano sempre di raccon- tare è quanto vale la comparte- cipazione dei soggetti pubblici sotto forma di contributi in de- naro o di pezzi di ricerca ese- guiti nelle università pubbliche. A tale proposito ci viene in aiuto un’indagine Ocse, se- condo la quale la spesa com- plessiva per ricerca farmaceu- tica e sanitaria nei trenta paesi più industrializzati nel 2014 am- montava a 151 miliardi di euro, di cui 100 sostenuti dalle im- prese e 51 dai governi. Ve- nendo al presente, il solo go- verno degli Stati Uniti ha ero- gato circa 10 miliardi di dollari a fondo perduto a favore di sette imprese farmaceutiche impe- gnate nella messa a punto di vaccini anti-Covid. Ricevere soldi pubblici e poi imporre prezzi salati è però cosa inde- cente. Meglio sarebbe che la ri- cerca per la cura delle malattie fosse sostenuta interamente dagli istituti pubblici e messa a disposizione gratuitamente a tutti, salvo coprire le spese con l’innalzamento delle imposte sui redditi d’impresa. La trasfor- mazione del sapere in bene co- mune è l’unico modo per sba- razzarsi dei brevetti che creano disuguaglianza e gettano nella disperazione i più poveri. Farmaci | Vaccini | Brevetti | Finanziamenti pubblici R MC (*) Su questo tema si legga anche la conversazione con Nicoletta Dentico alle pagine 51 56.

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