Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2021

Qui: Tsimihipa con l’attivista Julie Manandraharisoa, di Tolotsoa, durante una formazione sulla lotta anti corruzione, giugno 2019. A destra: monsignor Rosario Vella insieme a padre Godfrey Msumange, consigliere generale per l’Africa dei missionari della Consolata. * * ché non ci sono le foreste, e si verificano le inondazioni. Tutti gli anni il Sud del paese è vit- tima della siccità, e c’è la care- stia (come in questo momento, ndr ). Così la gente è obbligata a migrare verso il Nord e l’Ovest. Qui sono utilizzati da altri per ta- gliare le foreste, trasformarle in coltivazioni di mais e recuperare il legno prezioso, o fare car- bone. E la desertificazione si perpetua altrove». UN OSSERVATORE SPECIALE Sulle problematiche ambientali, ma non solo, è molto attiva la chiesa cattolica malgascia. Ci spiega padre Attilio Mombelli, vincenziano di Como, da 51 anni missionario in Madagascar: «In cinquant’anni ho visto la foresta scomparire completamente. Uno dei problemi è che la gente dà fuoco per “liberare” le terre. La Conferenza episcopale ha iniziato alcuni anni fa un pro- gramma per creare diocesi “verdi”. Tutte le associazioni cattoliche, le Caritas, le parroc- chie, sono state chiamate a piantare alberi e poi a prender- sene cura per alcuni anni, finché la pianta non sia abbastanza ro- busta». Il sacerdote, attualmente basato a Ihosy (dove la carestia di questi mesi morde più forte) ci dice inoltre che le Caritas dio- cesane sono impegnate sul fronte dei diritti umani e dell’e- ducazione. Uno strumento molto utilizzato sono le radio diocesane. «La ca- postipite è Radio don Bosco della capitale, ma oggi se ne trova una in ogni diocesi, tranne due. Trasmettiamo i giornali ra- dio, poi le informazioni locali, facciamo formazione, parliamo di ambiente, scuola, lingua, sa- lute ed educazione civica, come anche di lotta alla corruzione e di preparazione alle elezioni». Padre Attilio è stato per 20 anni direttore della Radio Avec di Ihosy. Gli chiediamo a che punto, se- condo lui, osservatore esterno ma non troppo, è la democrazia in Madagascar. «In Madagascar la democrazia la si vende a buon mercato, però non esiste. Possiamo dire che qui ha un senso diverso. Esiste un’organizzazione ancestrale, tradizionale, dove ci sono i re, mpanjaka (sulla costa est), che dirigono la società, un sistema al di fuori e al di sopra di quello che può essere il governo, l’ammini- strazione all’occidentale. È quello che tiene in piedi la strut- tura sociale malgascia. Con l’indi- pendenza è venuta la democra- zia, e siccome cambia ogni volta che c’è un presidente nuovo, di fatto, la democrazia non è mai esistita. Il presidente fa quello che vuole e poi sovente esagera e viene mandato via. Io ho assi- stito ad almeno quattro rivolu- zioni dal ‘72 in avanti. Il sistema dei capi villaggio è molto forte. Sono persone che hanno un’autorità che viene dalla famiglia o dalla tribù. De- mocrazia è una parola che non è vissuta e non entra nella mente dei malgasci». Marco Bello * MADAGASCAR 14 gennaio-febbraio 2021 MC " Con la pioggia, non essendoci le foreste, l’acqua non è tratte- nuta, e si verificano inondazioni. © Af Tolotsoa

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