Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2020

E, ancora, le emissioni di ani- dride carbonica, che - secondo uno studio del Nature climate change , la sezione della rivista Nature dedicata al cambiamento climatico -, sono aumentate fino a rappresentare circa l’8 per cento dell’impronta di carbonio a livello mondiale. Il grosso è do- vuto ai viaggi aerei. La crescita del settore turistico prima della pandemia stava rapi- damente controbilanciando e su- perando gli effetti degli sforzi di decarbonizzare le proprie tecno- logie. Molti osservatori e operatori stanno constatando che la pan- demia ci ha costretti a immagi- nare un turismo più sostenibile anche perché più locale. Paesi come il Kenya, il cui turi- smo è legato ai parchi naturali e agli animali selvatici dipendono in maniera quasi esclusiva da ric- chi visitatori occidentali. Tali paesi hanno toccato con mano come l’interruzione dei viaggi metta a repentaglio non solo i posti di lavoro nel settore ma an- che le aree protette e la loro fauna, che dagli introiti prove- nienti dal turismo dipendono per essere difesi dagli attacchi dei cacciatori di frodo e anche dal ri- schio che le riserve siano con- vertite in terreni agricoli. In aprile, il ministro keniano del turismo Najib Balala invocava un cambio di paradigma che favori- sca il turismo interno al Kenya e panafricano: «Non possiamo più MC R 73 agosto-settembre 2020 MC permetterci di aspettare che arri- vino i turisti internazionali. Se co- minciamo ora, in cinque anni riu- sciremo a diventare resilienti ri- spetto a qualunque shock, com- presi i disincentivi agli sposta- menti imposti dai paesi occiden- tali». Qualcuno, conclude de Bellai- gue sul Guardian , ha già iniziato: il consiglio comunale di Barcel- lona, ad esempio, si è riappro- priato di alcune parti della città prima abbandonate al turismo selvaggio, mentre il governatore di East Nusa Tenggara (Isole della Sonda), in Indonesia, aveva almeno tentato di limitare i flussi turistici alzando i prezzi per l’ac- cesso al parco naturale dove vi- vono i draghi di Komodo, deci- mati dalla presenza massiccia di turisti che disturbava l’accoppia- mento dei rettili, dalla caccia di frodo che privava gli animali della loro fonte di cibo e dal di- sboscamento che aveva di- strutto il loro habitat. La pressione delle compagnie che organizzano immersioni su- bacquee, degli hotel e dei risto- ranti dell’area aveva spinto il go- verno a scavalcare la decisione del governatore e ripristinare l’accesso di massa al parco natu- rale. Ora la pandemia, in seguito alla quale entrare nell’area pro- tetta è vietato a tutti tranne che alle comunità di pescatori che vi- vono nella zona, ha paradossal- mente rimesso la palla al centro. Chiara Giovetti concedere loro sgravi fiscali e di sacrificare le misure di tutela del- l’ambiente a vantaggio di una più rapida e massiccia ripresa della mobilità @ . I danni del turismo di massa o comunque non sostenibile erano noti: «Dal carburante e particolati vomitati dalle moto d’acqua ai pesticidi che inzuppano i campi da golf, le innocenti evasioni dei vacanzieri somigliano all’enne- sima botta inferta a questo po- vero vecchio pianeta. Ci sono poi il cibo abbandonato in frigo e gli agenti chimici usati per lavare le lenzuola dopo ogni singola nottata passata da un ospite in uno nei 7 milioni di alloggi Airbnb e il carburante cancero- geno bruciato dalle navi da cro- ciera».

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