Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2020

altri paesi dell’Est Europa) riesce a gestire meglio i fondi europei: al 2019, degli 11 miliardi di euro stanziati, 9,3 avevano già una destinazione e 4,7 erano già stati spesi (a titolo di paragone, l’Italia ha ricevuto dall’Europa 75 miliardi di euro; ma solo per 54,6 miliardi - il 73% - è stato deciso l’utilizzo e solo 26,3, il 35%, sono stati spesi). L’economia bulgara, dal 2007 a oggi, ha fatto passi da gigante: il lev è la moneta più stabile dell’Europa orientale, il Pil si sviluppa su una media del 3-4% annuo e la disoccupazione è del 4,2%, un livello paragonabile a quello dell’Au- stria e la metà rispetto all’Italia. Questi segnali positivi però non sembrano riper- cuotersi sul benessere individuale: la popola- zione che vive al di sotto della soglia di povertà è rimasta invariata rispetto al 2008 stabilizzandosi sul 22%. Deboli indicazioni di miglioramento sono le impercettibili variazioni al ribasso della percentuale di bulgari costretti a vivere sotto la soglia di 5,5 dollari al giorno, considerata dal go- verno come il limite minimo di sopravvivenza: 6,7% nel 2019 quando nel 2017 era il 7,5%. Troppo poco per far innamorare di un’Unione europea che viene vista (o viene mostrata) sem- pre più come un intralcio alla libertà individuale che qui, dai palazzi del potere sino alle case del più piccolo villaggio, è sempre stata vista come libertà di farsi leggi ad personam . I bulgari, come la maggior parte dei popoli mediterranei, hanno un forte spirito anarcoide e, anche durante il pe- riodo socialista, si sono ingegnati ad aggirare i proclami, più che a seguirli. L’Ue, con la miriade di leggi e restrizioni che emana in continuazione è un «di più» che poteva essere utile per permet- tere la libera circolazione delle persone in paesi sino ad allora considerati un miraggio nei sogni di molti bulgari o come mucca da mungere per sfamare cittadini allo stremo. zione dei diritti umani, giornali e Tv (tra cui anche la Tv di stato) lo hanno più volte incensato definendolo un «supereroe». La sua è ormai una presenza fissa nei reality show e nei varietà. Nei programmi a lui dedicati, lo si vede trattenere a forza migranti e chiedere loro documenti e infor- mazioni sulla loro presenza in Bulgaria. A quale titolo lo faccia non è mai stato spiegato, ma que- sto ai bulgari interessa poco. «Dinko ha fatto ciò che l’Unione europea non è stata capace di fare: ha chiuso i confini all’immi- grazione clandestina», lo difende un suo ammi- ratore. Non è un giudizio isolato visto che, secondo un sondaggio condotto dalla televisione nazionale, verrebbe condiviso dall’86% dei suoi connazionali. A pochi interessa sapere che il numero di rifugiati ospitati nei due centri di accoglienza di Busman- tsi e Lyubimets (un terzo centro, quello di Elhoyo è stato chiuso nel 2018) era di soli 2.184 nel 2019 rispetto agli 11.314 del 2016. Come l’Italia, anche la Bulgaria è considerata dai richiedenti asilo come semplice paese di transito. Quindi, i profughi che vi arrivano cercano di at- traversarne al più presto le frontiere per dirigersi verso Nord. La Bulgaria e l’Unione europea L’Unione europea è dunque ormai vista da molti come un peso, più che come un traino all’econo- mia, o un’opportunità per cambiare un paese troppo ancorato al bullismo sociale e politico. A tredici anni dall’entrata nella comunità euro- pea (2007), le speranze dei bulgari in un cambia- mento delle proprie condizioni sociali sembrano ormai essere svanite: in un sondaggio effettuato nel 2016, solo il 50% voterebbe ancora per l’ac- cesso all’Unione. Nel 2013 era il 70%. Eppure l’Ue ha giocato un ruolo determinante per lo sviluppo economico della nazione: tra il 2014 e il 2020, ha elargito fondi strutturali per 11,7 miliardi di euro, pari al 9% del Pil con un saldo attivo di 1,67 miliardi di euro per il solo 2018 (l’Italia, tanto per fare un esempio, ha un saldo negativo di 5,06 miliardi di euro e la Germania di 13,41 miliardi). È un paradosso, ma i paesi che più si oppongono alle politiche di integrazione sociale ed econo- mica dell’Ue sono proprio quelli che, dalla co- munità, ricevono i maggiori benefici economici ( cfr. articolo a pag. 47 ). È però altrettanto vero che rispetto all’Italia, la Bulgaria (così come gli ssier 40 agosto-settembre 2020 Quasi tutti i politici di oggi provengono dal sistema comunista. “ I SEGGI PARLAMENTARI ( ELEZIONI 2017): ● Gerb (Partito populista di de- stra) 95 seggi; ● Coalizione per la Bulgaria (Bsp, Partito comunista, Ekoglsnost, coali- zione di sinistra) 80 seggi; ● Patrioti Uniti (Ataka, Nfsb, Vmro, coalizione della destra nazionalista) 27 seggi; ● Movi- mento per i diritti e le libertà (Dps, partito di orientamento social-liberale e centrista, si propone di rappresentare gli interessi della minoranza turca) 26 seggi; ● Volontà (na- zionalista) 12 seggi.

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