Missioni Consolata - Dicembre 2019

«L’idea è, senza affrettare i tempi, quella di conso- lidare l’esperienza. Scopo delle linee guida è di mettere per iscritto alcuni suoi elementi costitutivi perché ne diventino l’ossatura e le permettano di essere trasmessa e condivisa. Permettere a noi e agli altri di capire quali sono i tratti essenziali delle Famiglie missionarie a km0, così che poi possano essere declinati nelle differenti situazioni e, man mano, possano istituire una figura riconoscibile dalla diocesi. Della commissione fanno parte alcune famiglie e alcuni elementi della Chiesa diocesana. Però non vogliamo accelerare i tempi. Vogliamo che il processo di stesura sia la trascrizione a li- vello verbale del processo di consolidamento del- l’esperienza che si sta vivendo a livello di corpo». Come viene gestita la presenza di una famiglia in spazi di proprietà della Chiesa? «Essendo un’esperienza carismatica segnata dalla gratuità, le famiglie si mantengono con il loro la- voro, come fa qualsiasi famiglia normale. Dato però che abitano in un contesto di fraternità mis- sionaria e di collaborazione pastorale, la chiesa le ospita in modo gratuito nelle sue strutture. Il tutto basato su un contratto di comodato di cinque anni, rinnovabile, che permette a tutti di essere liberi, soprattutto alla famiglia. Il primo compito della coppia è salvaguardare, approfondire, nutrire il suo sacramento, e quindi la famiglia: la durata quinquennale serve per dare un termine e per ve- dere se nella famiglia, ad esempio con la crescita dei figli, sono nate nel frattempo nuove esigenze. L’idea è di non mettere a nessuno degli obblighi». Cosa dà a te quest’esperienza? «Io sono contentissimo. Mi accorgo di esserne nu- trito. Trovo dei fratelli e delle sorelle che mi aiu- tano a tenere incarnata la mia fede e, allo stesso tempo, danno gioia al mio cammino. Fa parte del famoso centuplo raccontato dal Vangelo. Ritrovo dei legami famigliari che non avrei mai immagi- nato potessero esserci. E questo è bellissimo». Luca Lorusso spiritualità più tradizionali, il mondo dei gesuiti... Il gruppo è come una piazza in cui le differenze s’in- contrano e arricchiscono tutti. L’ultima cosa che desiderano è spegnere le differenze. Infine c’è una fraternità ecclesiale di fondo che lega queste fami- glie con la Chiesa». Oltre alla fraternità, anche la quotidianità è un elemento fondamentale per questa esperienza. «L’incarnazione avviene nel quotidiano. Il Verbo si è fatto carne in un momento determinato della storia e in un luogo determinato. Per cui, esatto, il quoti- diano è una parola chiave. Il Vangelo non si vive e non si testimonia in astratto». Quali sono i punti di forza, le criticità e le prospet- tive delle Famiglie missionarie a km0? «I punti di forza sono, da una parte, l’energia spiri- tuale, la gioia, la voglia di creare nuovi percorsi. Poi lo stile di vita famigliare, la sobrietà, la voglia di far vedere che cosa dà sapore e senso alla vita. C’è una differenza tra ricerca del piacere e ricerca della gioia. C’è chi cerca la gioia pur vivendo in un mondo che ricerca solo i piaceri. Le sfide stanno nel capire come innestare tutti que- sti elementi di novità nella presenza della Chiesa tra la gente, e come dare loro forma. La criticità sarà poi superare man mano la fase di entusiasmo e vedere come far diventare questa esperienza la normalità della vita ecclesiale, come farla diventare una figura conosciuta, una figura ministeriale». Com’è accolta questa esperienza dalla gente e dai sacerdoti della diocesi? «La gente in qualche caso ha espresso diffidenza, ma poi si è accorta della capacità di contagio e di annuncio che ha quest’esperienza. I preti, in parec- chi casi, hanno riconosciuto in questa presenza un nuovo modo di declinare la loro missione, e anche la loro scelta celibataria. Più di un prete mi ha detto che, grazie alla famiglia missionaria, ha imparato, ad esempio, a organizzare meglio la sua vita, gli spazi di silenzio, i luoghi d’incontro con la gente». Lo scopo del gruppo delle famiglie qual è? «A livello diocesano è quello di istituire uno spazio di crescita anzitutto spirituale e comunionale. Ci s’incontra per nutrirci a vicenda della profondità del mistero che abitiamo e per tornare poi a immer- gerci in un quotidiano che richiede tante energie». C’è una commissione in diocesi che sta redigendo delle linee guida. Cosa sono? DICEMBRE2019 MC 45 D Sotto : monsignor Luca Bressan, vicario episcopale per la cultura, la carità, la missione e l’azione sociale della diocesi di Milano. | Il gruppo delle Famiglie missionarie a km0 in una foto di febbraio 2019. D © Famiglie missonarie a km0

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