Missioni Consolata - Dicembre 2019

DICEMBRE 2019 MC 13 dei minatori, Tommy, lavora qui da oltre 20 anni. La miniera è «casa sua», nonostante sia origi- nario di Oslo. Tommy nel tempo libero com- pone canzoni e scrive fiabe per bambini: lontano dallo stereotipo del minatore rude e schivo, ha sempre il sorriso e la battuta pronta. Mi racconta che oggi le Svalbard vivono prevalentemente di turi- smo e che per loro, i minatori, è sempre più difficile vivere qui. Ogni mattina Tommy si sveglia alle 4,30 e alle 5 è già in miniera per preparare il caffè per i suoi ragazzi. Si prende cura degli altri minatori, come un padre, forse proprio perché conosce questo MC A fa parte infatti, anche il direttore dell’unico ospedale dell’isola, il prete e uno dei capi della compa- gnia mineraria. Un gruppo variegato che, come è normale su queste isole, non fa- tica a condividere provenienze e formazioni diverse ma anzi ne fa un punto di forza. Canzoni folk, ma anche repertorio blues e pezzi conosciutissimi come «sixteen tons» fanno parte dei loro con- certi. Turismo alle Svalbard Ma c’è un altro lavoro che è di- ventato fondamentale alle Sval- bard: la guida turistica. Con l’in- cremento del turismo infatti, è sempre necessario avere figure preparate che sappiano guidare le persone alla scoperta di un ter- ritorio selvaggio e pericoloso. Incontro una di loro, giovanis- sima, Astrid: trasferitasi qui tre A sinistra : minatori al lavoro nella Gruve n° 7. L’ultima miniera attiva a Longyearbyen. A 200 metri di profondità alcuni passaggi in mezzo al carbone richiedono l’attraversa- mento carponi. | Tommy nello spogliatoio della miniera. Sotto : la miniera di Barentsburg. In basso : ritratto di Kai. Per vivere fa l’idrauilico e il tassista, ma la filosofia è la sua grande passione. Qui a destra : in rosso, la localizzazione delle isole Svalbard sul planisfero. # lavoro duro e antico che porta gli uomini a muoversi in cunicoli alti poco meno di un metro. Ci sono dei passaggi infatti, in cui ci si può muovere solo carponi. Eppure quello che mi viene rac- contato dai minatori, non solo da Tommy, è l’attaccamento a que- sti luoghi: la miniera è una sorta di rifugio oltre che lavoro. È un mondo altro, nascosto sotto al ghiaccio, è forse la vera natura di questo luogo così remoto che sono le Svalbard. «Ieri sera hai visto cosa faccio per divertirmi, oggi vedi cosa faccio per vivere». Questa è la frase con cui mi accoglie Daniel, 24 anni, uno dei ragazzi che lavorano con Tommy. Sì, perché la sera prima l’avevo visto cantare nel coro della compagnia mineraria Det store Norske. Molti dei minatori cantano nel coro ma non solo loro: ne

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