Missioni Consolata - Giugno 2019

L’ Allamano aveva una visione positiva circa il futuro del suo Istituto, fon- dato nel 1901, e seppe infonderla nei suoi missionari. Incoraggiò fratel Bene- detto Falda già nei primi anni, mentre era a Marsiglia in partenza per il Kenya, perché un missionario che avrebbe dovuto partire con lui era stato dimesso: «L’albero dell'Istituto è piantato saldamente. Cadranno ancora delle foglie, forse dei rami si piegheranno, ma l'al- bero crescerà gigantesco; ne ho le prove in mano». La sua convinzione era fondata su cri- teri apostolici: «Il nostro Istituto durerà sem- pre finché ci saranno anime da salvare. Ve- dete la perpetuità dell’Istituto!». Non era la sua abilità di organizzatore che lo convin- ceva, ma la sua fede nel progetto di Dio di salvare tutta l’umanità. Anche sul piano economico la sua fiducia era illimitata. Confidò ad un missionario: «Non datevi mai pensiero dei mezzi materiali, del denaro. Purché voi vi manteniate fedeli ai vo- stri impegni e conserviate il vero buono spi- rito, nulla vi mancherà mai. Io non ho mai cercato il denaro; e il denaro mi corse sem- pre appresso, senza domandarlo». Agli ordini della Consolata Come fondatore di un istituto missionario, l’Allamano tenne sempre un atteggiamento di grande modestia. Si riteneva un semplice operaio agli ordini della Consolata. Mirava alla qualità dei missionari e non al loro nu- mero; all’efficacia spirituale del loro mini- stero e non alla potenza esteriore delle opere. Sentiva forte la sua responsabilità di educatore dei giovani che la Provvidenza gli affidava perché li educasse ad essere veri missionari. Anzitutto sapeva accogliere con simpatia quanti si presentavano per essere ammessi nell’Istituto. Ad un gruppo di nuovi allievi suggerì: «Ora scriverete alla vostra mamma di stare tranquilla, perché voi qui PADRE DI MISSIONARI avete trovata una nuova Mamma, la Conso- lata». Non temeva di proporre ai suoi giovani grandi ideali fino alla santità. Oltre agli incon- tri individuali, ogni domenica era puntuale a tenere una conferenza formativa a tutti. Però non intendeva essere solo maestro, ma vo- leva soprattutto essere padre. Assicurava: «A voi parlo semplicemente, ma prima mi pre- paro, consulto e poi vi dico quanto il cuore mi detta». Soprattutto chiedeva fiducia e sin- cerità: «Di voi voglio sapere tutto, eccetto i vostri peccati; per il resto non dovete na- scondermi nulla». «Io amo la spontaneità del cuore. E voi ragazzi dovete venire a me con il cuore aperto». L’aria sana che si respirava Non mi soffermo ad indicare i valori formativi sui quali l’Allamano insisteva, quali la fede nell’Eucaristia, la preghiera assidua, l’amore alla Madonna, l’ubbidienza, lo spirito di sacri- ficio, ecc., ma mi limito a riportare tre piccoli episodi, scelti tra molti. Presi separatamente sembrano insignificanti, ma letti insieme rive- lano l’aria bella e pulita che si respirava in quel tempo. Tra l’Allamano e i giovani si era creato un rapporto molto spontaneo, proprio di famiglia, che favoriva la formazione, e che l’Istituto ha cercato di conservare anche in seguito. Un primo fatterello avvenne durante le va- canze estive a S. Ignazio. Dopo pranzo i ra- gazzi dovevano ritirarsi nelle loro camere e non andare a giocare per non disturbare chi si riposava. L’assistente era inflessibile. Una volta, quando l’Allamano era presente, alcuni sgusciarono dalle camerette e bussarono alla sua porta, mentre riposava. Ecco il dialogo: «Cosa volete?» - «Signor Rettore, non pos- siamo dormire e vorremmo andare a giocare alle bocce» - «Andate pure» - «Ma, sig. Rettore, l'assistente non ce lo permette, teme che di- sturbiamo la comunità». Avendo capito per- cammino di santità 76 MC GIUGNO2019 Giuseppe Allamano nella vita di ogni giorno

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