Missioni Consolata - Giugno 2019

70 MC GIUGNO2019 Dalla diocesi di Marsabit alla nascita della diocesi di Maralal La diocesi di Marsabit, alla sua creazione nel 1964, si estendeva nel Nord del Kenya dal Lago Turkana fin quasi alla Somalia, in quello che durante la colonia era il territorio (inaccessibile ai missionari) a Nord delle diocesi di Nyeri e del Meru e abitata dalle po- polazioni Samburu, Turkana, Rendille, El Molo, Gab- bra, Borana e Somali. Aveva una superficie di circa 100.000 km 2 con una popolazione allora stimata a poco più di 170mila persone. L’evangelizzazione del territorio ha avuto inizio nel 1952 ad opera dei missionari della Consolata con l’a- pertura della missione di Baragoi. Nel 1964 è stata creata la diocesi di Marsabit formata dall’omonimo distretto e da quello Samburu (ora i distretti si chia- mano county , contea). Esistevano allora 12 parroc- chie/missioni in tutto per una popolazione di 180mila persone e 615 cattolici (dati del 1969). Il primo ve- scovo è stato mons. Carlo Cavallera, trasferito da Nyeri. Nel 1981 gli è succeduto un altro missionario della Consolata, mons. Ambrogio Ravasi, tutt’ora vi- vente e ritirato nel santuario mariano di Marsabit. Nel giugno 2001 la grande diocesi è stata divisa in due: il distretto di Marsabit (78mila km 2 , 175mila abi- tanti, 20mila cattolici e 10 parrocchie/missioni) è ri- masto con il vescovo Ravasi ed è stata creata la dio- cesi di Maralal (21mila km 2 , 144mila abitanti, 24mila cattolici e 12 parrocchie/missioni) nel distretto Sam- buru con il nuovo vescovo mons. Virgilio Pante. I dati più recenti delle due diocesi ( fonte ANNUARIO PONTIFICIO 2017 ) Marsabit : il vescovo Ravasi ha dato le dimissioni nel 2006 per raggiunti limiti di età e mons. Peter Kihara, missionario della Consolata keniano, nel novembre dello stesso anno è stato installato come nuovo ve- scovo, trasferito dalla diocesi di Murang’a. Ci sono 386mila abitanti, 45.579 cattolici, 13 missioni, 20 preti locali e 13 missionari. La diocesi è caratteriz- zata da una popolazione a maggioranza islamica. Maralal : 255mila abitanti, 76.797 cattolici, 14 mis- sioni, 19 preti diocesani e 13 missionari. Nativo della diocesi è il vice superiore generale dei missionari della Consolata, padre James Lengarin. Situazione attuale Dalla metà degli anni ‘90 sia il distretto del Marsabit che quello Samburu, soprattutto, sono diventate aree piuttosto pericolose a causa dell’acuirsi delle tradizionali razzie di bestiame tra i vari gruppi etnici. La presenza dei guerriglieri/predoni shifta nel Mar- sabit, quella dei predoni ngorokos nel Samburu e l’interesse di trafficanti di bestiame sia verso Nairobi che verso i paesi della penisola arabica, ha aggravato la situazione. Per questo il governo ha concesso ai capi dei villaggi di tenere armi leggere e, da quel mo- mento, molta gente tiene un fucile nella capanna. Nel 1996, durante la campagna elettorale nel Sam- buru, alcuni candidati al Parlamento hanno alimen- tato le rivalità tra le varie etnie , sfociate poi in gravi razzie e scontri a stento domati dall’esercito, svantaggiato sui locali che conoscono meglio il terri- torio. Ci sono stati decine di morti e molte persone sono state costrette a raccogliersi in grandi campi di rifugiati, soprattutto attorno a Baragoi, o a fuggire nella periferia di Maralal. La situazione ora sembra calma, anche se la presenza diffusa di armi leggere continua a favorire il banditismo. In questi ultimi anni si è avuto anche un crescendo delle tensioni etniche tra Turkana e Samburu e an- che con i Pokot, che vivono nella Rift Valley, ai confini Sud del Samburu. Queste tensioni hanno avuto an- che gravi ripercussioni nel vicino Laikipia dove c’è la missione di Rumuruti. Tutto questo ha ovviamente aumentato la povertà e l’incertezza per il futuro. Le due contee (Marsabit e Samburu), inoltre, hanno ampie zone desertiche e sono periodicamente col- pite da gravi crisi di siccità . Anche ora sono già pas- sate due stagioni delle piogge (ottobre-novembre e marzo-aprile) senza che sia piovuto a sufficienza e nella sola contea Samburu sono oltre 90mila le per- sone a grave rischio di fame. È anche evidente il problema dei giovani , che costi- tuiscono oltre il 50 per cento della popolazione. Fi- nite le scuole elementari e medie ( primaries ), non sanno cosa fare. Le scuole secondarie sono concen- trate nei centri principali (Maralal, Baragoi, Wamba) e quindi distanti dai villaggi dove gran parte della po- polazione vive. Sono tutte residenziali e costose (tra- sporto, uniformi, libri, materiale didattico, effetti personali e tasse scolastiche richiedono dai 600 agli oltre 1.000 euro all’anno) e, quindi, per molti conti- nuare gli studi è un miraggio. E finita la scuola è diffi- cile trovare un lavoro nella regione. Molti stanno vivendo anche un periodo di confu- sione a causa del pullulare di sètte religiose. I gio- vani, quindi, rappresentano la grande sfida della so- cietà keniana e di conseguenza delle parrocchie della diocesi, che spesso sono l’unico punto di riferi- mento della gioventù anche fuori dalla scuola. (a cura della redazione) KENYA

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