Missioni Consolata - Giugno 2019

fine da bianche che erano diventano nere ed Oslo diventa la città dalla neve nera» 5 . Eppure l’amministrazione locale è riuscita a realiz- zare quello che, sino a pochi anni fa, sembrava im- possibile: conferire una fisionomia e una persona- lità unica alla metropoli. Sapendo di non poter competere sul piano monumentale e storico con al- tri centri scandinavi ed europei, si sono scelti altri campi per rendere Oslo città appetibile al turismo e alla finanza: l’architettura moderna, la cultura e la natura. Gli amministratori norvegesi, con la col- laborazione di architetti provenienti da tutto il mondo, hanno trasformato una città anonima e gri- gia in un interessante esperimento di design urba- nistico quasi senza stravolgerne l’assetto storico e valorizzando gli edifici esistenti. Le gru che si innal- zano da numerosi quartieri stanno rivoluzionando lo skyline di Oslo che, dal 2020 si doterà di nuovi spazi abitativi, finanziari e culturali offrendo a turi- sti e abitanti un nuovo volto, più moderno e accatti- vante. Accanto all’Opera House stanno sorgendo centri residenziali e lavorativi hi-tech : il Barcode, il So- renga, il Museo Munch, la Biblioteca nazionale, mentre nell’Aker Brygge tra pochi mesi verrà inau- gurata l’immensa Galleria nazionale che si affian- cherà al Nobel Peace Centre . Al tempo stesso i pol- moni verdi, vero vanto del rispetto ambientale di cui si fregia la città, sono stati mantenuti. Un effi- ciente e relativamente poco costoso sistema di mezzi pubblici collega 24 ore su 24, sette giorni su sette, anche i quartieri più periferici. In meno di un’ora è possibile raggiungere piste da sci, rifugi immersi nella natura, sentieri montani lasciando la propria auto nel garage. Oslo non è bella, ma è sicu- ramente la città ideale in cui vivere. Le sfide ambientali: cambiamento climatico, petrolio, disboscamento, turismo Quello norvegese è tradizionalmente un popolo cul- turalmente coeso, che ha fatto del rispetto per la natura uno dei suoi cavalli di battaglia. «Se chiedi ad un turista medio cosa vorrebbe ve- dere andando in Norvegia ti risponderebbe “i fiordi”; un turista un po’ più accorto aggiungerebbe Capo Nord o Lofoten. Pochi si aspettano di vedere città come Oslo o Stavanger» mi spiega Gunn Wadzynski, attivista ambientalista di Greenpeace , che poi continua: «Lo stereotipo della Norvegia è che sia un territorio selvaggio, inesplorato, inconta- minato e, soprattutto, non inquinato. Purtroppo la realtà sta cambiando molto velocemente: l’am- biente soffre sempre di più e non solo per i cambia- menti climatici, ma anche per lo sfruttamento che noi norvegesi operiamo sul nostro territorio». Ogni anno dieci milioni di turisti arrivano in Norve- gia, di cui tre milioni su navi da crociera ed oramai il 4,2% del Pil dipende dal loro 6 . L’aumento del turismo è sicuramente una delle cause del degrado ambientale, ma il danno più evi- dente è dovuto ad un fattore esterno - i cambia- menti climatici mondiali - e uno interno, il continuo dissanguamento delle risorse naturali, causato in particolare dall’estrazione petrolifera e dal disbo- scamento. Nel 2016 la temperatura media nelle Svalbard, il piccolo arcipelago situato più a settentrione del paese, è stata di 6,6°C superiore a quella normale 7 . Anche se i dati relativi a questa statistica sono stati contestati da molti ricercatori in quanto basati su una rilevazione effettuata presso l’aeroporto di Crociere in Norvegia: 3 milioni/anno di turisti NORVEGIA

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