Missioni Consolata - Giugno 2019

UNA CHIACCHIERATA CON FRATEL VINCENZO CLERICI, IMC Sulle vie d’Etiopia con le scarpe da corsa Trentanove anni di missione tra Kenya ed Etiopia, raccontati con semplicità e gratitudine. Tante persone incontrate e amate tra le loro povere abitazioni. Tanti ragazzi istruiti nelle scuole della Consolata. Tanti amici musulmani, ortodossi e protestanti. Tanti chilometri fatti di corsa per tenersi in forma e contemplare le meraviglie del creato. ETIOPIA di LUCA LORUSSO MC A nostro campo sportivo a giocare. Qualcuno era cattolico e frequen- tava la chiesa. La maggioranza era ortodossa. C’era qualche mu- sulmano. Alla fine entravo nel campo senza problemi. Gli ultimi anni, con alcuni ragaz- zini di 12-13 anni abbiamo fatto un gruppo per la corsa: venivano a chiamarmi e andavamo a cor- rere. Facevamo tre o quattro chi- lometri. Era interessante, perché c’era la gente che batteva le mani, ci dava i nomi dei campioni etiopici». Nato nel 1940 in Valle d’Aosta, fratel Vincenzo Clerici si è lau- reato in Fisica a Torino e ha inse- gnato all’Istituto tecnico com- merciale di Chieri fino al 1970. Poi la missione l’ha chiamato, e lui ha risposto. Fratel Vincenzo, come sei arrivato in missione? «Quando ero giovane, negli anni ‘60, Giovanni XXIII e Paolo VI parlavano dei gio- vani che lasciavano la loro patria con spirito missionario. Io mi sentivo uno di loro. Desi- deravo fare il missionario an- che se non come religioso. «A d Addis Abeba, in Etiopia, sono stato 13 anni, dal 1997 al 2010. Mi è piaciuto quel periodo perché vicino a noi c’erano i rifugiati dall’Eritrea. Inizialmente vivevano sotto le tende dell’Unhcr. Dato che sono dovuti rimanere lì di- versi anni, alla fine si sono fatti la capanna. Ho conosciuto diversi bambini di quel campo perché la nostra casa era proprio lì attaccata. Parlavano tigrino. Alcuni bimbi venivano nel Quando mi è venuta l’idea delle missioni sono andato all’ufficio della diocesi, e lì mi hanno detto: “Chiedi ai missionari della Conso- lata”. Così nel 1970 sono andato in Kenya grazie a padre Giovanni De Marchi. Dice: “Tu sei inse- gnante e in Kenya c’è il boom delle scuole. Puoi lavorare come insegnante e vivere in missione”. Così sono andato a Mugoiri, vi- cino a Marang’a, dove c’erano al- cuni padri anziani che anni prima erano stati internati nei campi di concentramento in Sudafrica. Ho fatto le cosiddette scuole Ha- rambee (termine che in Kenya si- gnifica “insieme”; si usa quando è necessario uno sforzo comune per realizzare un obiettivo, ndr ). Ho fatto prima un contratto di due anni e poi un altro di tre anni». Come hai maturato la deci- sione di diventare fratello? «Finiti quei cinque anni, ho fatto l’aggregazione all’istituto: ero laico, ma membro dei missionari della Consolata. A quel punto sono andato a insegnare mate- matica e fisica a Sagana dove c’era una scuola tecnica molto © Luca Lorusso A sinistra : fratel Vincenzo Clerici durante l’intervista. | A destra : fratel Vincenzo cammina per le strade di Modjo accompagnato da due ragazze del luogo. Pagine seguenti : fratel Vincenzo arrampica nei dintorni di Modjo. | Un’immagine di una celebrazione nella chiesa di Modjo e una di alcuni bambini della comunità cattolica locale. #

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=