Missioni Consolata - Giugno 2019

12 MC GIUGNO 2019 GUATEMALA Situazione sociale turbolenta nel paese centroamericano Verso le elezioni... con violenza Il presidente attore Jimmy Morales ha bloccato i lavori della commissione Onu contro l’impunità. La gente si è rivoltata manifestando pacificamente nelle città. Le tensioni sociali e politiche sono in aumento e con esse la violenza nei confronti di leader e attivi- sti per i diritti umani. Un gruppo della società civile decide di candidarsi alle elezioni. A 23 anni dalla firma degli accordi di pace che hanno messo fine a un conflitto armato in- terno durato oltre tre decadi (1960-1996), in Guatemala si registrano ancora gravi viola- zioni dei diritti umani, alti livelli di povertà, disugua- glianza, discriminazione e impunità. Secondo le Na- zioni Unite (Undp 2018), il Guatemala è oggi al 127° po- sto dell’Indice di sviluppo umano, in discesa a causa della totale assenza di politiche che promuovano l’u- guaglianza di genere e la lotta alle disuguaglianze so- ciali ed economiche. Inoltre, registra uno dei coeffi- cienti di Gini (che misura la disparità economica tra poveri e ricchi) peggiori al mondo (0,63), e circa il 60% della popolazione continua a vivere sotto la soglia della povertà, percentuale che raggiunge il 76,1% nelle zone rurali, il 79,2% tra le popolazioni indigene. Questa situazione di violenza strutturale è stretta- mente legata all’impianto razzista e discriminatorio dello stato che da sempre esclude le popolazioni maya, agli alti livelli d’impunità e di corruzione che caratte- rizzano l’attuale governo di Jimmy Morales, eletto nel 2015 con il sostegno dell’ala più reazionaria dell’eser- cito. La sua politica, come quella del predecessore Otto Perez Molina, è caratterizzata da corruzione, mi- litarizzazione dei territori e repressione. Diritti sempre più negati Negli ultimi tre anni il Congresso non ha registrato progressi nella legislazione relativa alla promozione dei diritti economici, sociali e culturali della popola- zione e ha invece adottato posizioni e proposte legisla- tive che favoriscono l’impunità, limitano la partecipa- zione politica e violano i diritti delle fasce più deboli della popolazione, ovvero popoli indigeni, donne e mi- noranze (ad esempio la proposta di legge 5377 per riformare la Legge di riconciliazione nazionale, che concederebbe l’amnistia per tutti i crimini commessi durante il conflitto armato). L’apice della politica governativa a favore d’impunità e corruzione si è toccato nel cosiddetto «Caso Cicig», la Commissione internazionale contro l’impunità in Gua- temala, un’entità finanziata dall’Onu, che dal 2007 ap- poggia la procura e altre istituzioni statali nelle inda- gini sui reati commessi da reti criminali. Tra i casi più emblematici coadiuvati dalla Cicig, si ricorda il «Caso della Linea», che ha portato all’arresto di molti funzio- nari governativi e dell’ex presidente Peréz Molina in- sieme all’ex vice Roxana Baldetti. Dopo aver aperto, insieme alla procura di stato, un’indagine su presunti finanziamenti illeciti elettorali che coinvolge l’attuale presidente e il suo partito, Jimmy Morales ha dichia- rato non gradito il coordinatore in loco della Cicig, Iván Velasquez, e ha sciolto unilateralmente la com- missione, violando gli accordi internazionali ratificati dallo stesso stato guatemalteco, e le sentenze della Corte Costituzionale guatemalteca, la quale ha reitera- tamente affermato l’illegittimità di tale decisione. Cresce la società civile L’attivismo a favore dei diritti umani e della lotta al- l’impunità della società civile organizzata guatemal- teca ha registrato un progressivo incremento nel corso dell’ultima decade, soprattutto nelle aree rurali del paese. Un’importante organizzazione di base, la Codeca (Comitato di sviluppo contadino), con un alto numero di affiliati tra le popolazioni indigene e conta- dine, ha deciso di costituire un partito politico per par- tecipare alle prossime elezioni, previste a giugno 2019. Questa forza della società civile organizzata nelle aree rurali ha provocato un incremento delle tensioni so- ciali e politiche, cui è seguito un forte aumento dei casi di criminalizzazione e aggressione contro militanti dei diritti umani: nel 2018 si sono registrati 391 attacchi a difensori dei diritti, 26 omicidi, tra i quali anche quello di Juana Ramirez, socia fondatrice di Asoremi, il 21 settembre e 147 casi di criminalizzazione. Un incre- mento del 136% rispetto al 2017, una situazione che ri- chiama i periodi oscuri della recente storia del paese, incluso il conflitto armato interno, e che ha portato il Guatemala al quarto posto a livello mondiale per nu- mero assoluto di militanti assassinati. Le vittime sono principalmente uomini e donne indigeni che lottano per la difesa dei diritti alla terra e dei diritti umani, e molte di queste, tra cui due dall’inizio del 2019, erano attivisti o candidati del partito di Codeca. Il livello d’impunità per questo tipo di crimini è quasi totale. L’apertura della campagna elettorale lo scorso marzo in vista delle elezioni di giugno ha, di fatto, incremen- tato le violenze e i conflitti sociali. Francesca Rosa

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