Missioni Consolata - Aprile 2019

può risultare enormemente ini- quo nella realtà. Se hai un carico di due figli e guadagni 1.000 euro al mese, 100 euro di imposte pos- sono risultarti fatali. Se invece guadagni 10mila euro, anche se paghi 1.000 euro di imposte il tuo livello di vita non ne risente. Ep- pure, in ambedue gli esempi è stata applicata l’aliquota del 10%. Chiara dimostrazione di come le aliquote abbiano un diverso peso specifico in base al reddito perce- pito e come sia necessario diffe- renziarle per garantire un minimo di equità. Prendendo a riferimento i nostri due casi, l’applicazione dello spi- rito costituzionale potrebbe giu- stificare un prelievo medio altis- simo (60-70%) sul reddito da 10mila euro e una tassa negativa, ossia un’integrazione del reddito, a chi percepisce solo 1.000 euro. In fondo fare equità significa to- gliere a chi ha troppo e dare a chi ha troppo poco. Lo spirito dell’Irpef In Italia, la prima seria revisione del sistema tributario, finalizzato ad attuare lo spirito costituzio- nale, si ebbe a inizio anni Set- tanta, tramite una serie di riforme che modificarono in profondità sia le imposte dirette che quelle indirette. In materia di imposte dirette una delle novità di maggior rilievo fu l’introdu- zione dell’ Irpef , «Imposta sul reddito delle persone fisiche», ossia sui redditi personali, che perseguiva la progressività attra- verso tre vie fondamentali: gli scaglioni di reddito, le detrazioni, il cumulo dei redditi. Il sistema degli scaglioni seg- menta i redditi in fasce ed ap- plica a ciascuna di esse un’ali- quota differenziata. Ad esempio se una persona guadagna 50mila euro all’anno, il suo reddito po- trebbe risultare formato da cin- que scaglioni di 10mila euro cia- scuno, con aliquota zero sul primo scaglione, 5% sul secondo, 7% sul terzo, 10% sul quarto, 20% sul quinto. Una gradualità progressiva basata sulla consta- tazione che le prime quote di reddito sono fondamentali per vivere, mentre le successive sono risparmiate o devolute a spese meno essenziali. Ed è proprio per salvaguardare il più possibile le particolarità di ogni contribuente che la progressività prevede an- che delle forme di abbattimenti fiscali sotto forma di deduzioni (es. riduzione del reddito imponi- bile in base al carico familiare) e detrazioni (es. riduzione dell’im- posta per spese sostenute). Il cumulo è un altro aspetto car- dine della progressività, fonda- mentale per tutti quei casi in cui si ottengono redditi da più fonti. Basti pensare al contribuente che oltre a percepire introiti dalla propria professione, ottiene an- che proventi dall’affitto di una casa di proprietà e interessi su un investimento finanziario. Se i sin- goli redditi venissero tassati se- paratamente, senza obbligo di cumulo, la progressività di quel contribuente risulterebbe azzop- pata perché sarebbe applicata su una situazione reddituale non conforme alla realtà. La controriforma Nel 1974, quando l’Irpef entrò in vigore, erano previsti 32 scaglioni col primo al 10% fino a 13.321 euro e l’ultimo al 72% oltre 3,3 milioni di euro, secondo i valori monetari di oggi. Ma, a partire dal 1983, è cominciato un pro- cesso di controriforma che grada- tamente ha portato gli scaglioni a cinque, con la prima aliquota al 23% fino a 15mila euro e l’ultimo al 43% oltre 75mila euro. L’effetto della controriforma è stato un inasprimento della pres- sione fiscale sui redditi fino a 600mila euro e una riduzione su quelli che vanno oltre. Lo dimo- stra un recente studio del Cadtm ( Comitato per l’annullamento del debito illegittimo ), che nel suo dossier «Fisco & debito» cita l’e- sempio di un lavoratore con co- niuge e due figli a carico con un reddito annuo di 26.500 euro: se- condo le aliquote e le detrazioni attuali, egli paga un’imposta me- dia del 13%, con quelle in vigore nel 1974 avrebbe pagato il 10%. E ancora: un lavoratore con lo stesso carico familiare che ri- scuote 33.500 euro, con le dispo- sizioni attuali paga il 19%, con quelle del 1974 avrebbe pagato il 12%, un aggravio del 7%. Il mas- simo della penalizzazione è per chi ha un reddito di 120mila euro che ha subito un aggravio del 12%. Oltre questo scaglione, l’ag- gravio fiscale si riduce fino ad in- vertirsi dopo i 600mila euro. Su un reddito di 800mila euro, con le aliquote attuali si paga un’impo- sta media del 42%, con quelle in vigore nel 1974 si sarebbe pagata del 44%. La conclusione è che nel solo 2016, i soggetti con redditi superiori a 600mila euro hanno potuto trattenere nelle proprie tasche la somma complessiva di un miliardo di euro. È però da considerare che i ricchi godono anche di altri vantaggi fi- scali perché varie forme di red- dito - fra cui gli affitti, gli interessi sui depositi bancari e gli interessi sui titoli di stato - sono tassati solo alla fonte. In altre parole, sono soggetti solo a una cedolare secca senza obbligo di cumulo con gli altri redditi. Se sommiamo i mancati pagamenti realizzati per © Mike Cohen • Costituzione italiana | Giustizia fiscale | Irpef | Iva • MC R

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=