Missioni Consolata - Aprile 2019

I PRIMI MARTIRI DEL MESSICO Il sangue dei tre ragazzi messicani fu il primo seme della grandissima fioritura del cattolice- simo nel loro paese. Gli storici della Chiesa messicana li considerano protomartiri non solo del Messico, ma dell’intero continente ameri- cano; costituiscono quindi le primizie dell’e- vangelizzazione del Nuovo Mondo. L’opera dei missionari si allargò: aprirono scuole, stamparono i primi testi catechistici in lingua locale, condivisero la vita e la povertà degli Indios, lavorando per la loro promozione umana. Li difesero anche dai soprusi degli «encomen- deros», ossia dai coloni spagnoli, perlopiù mili- tari, autorizzati a riscuotere dagli indigeni tri- buti o in natura, o sotto forma di lavoro obbli- gatorio. Il 7 dicembre 1982, la Congregazione delle Cause dei Santi diede il nulla osta per l’inizio del processo per la beatificazione di Cristóbal, Antonio e Juan. Il 21 giugno 1988 si riunirono i consultori storici della Congregazione delle cause dei Santi, mentre la «Positio super martyrio» fu consegnata nel 1989. La riunione dei consultori teologi, svolta il 24 novembre 1989, ebbe esito positivo, confermato dai car- dinali e vescovi membri della Congregazione, il 6 febbraio 1990. Il 3 marzo 1990 san Giovanni Paolo II autorizzò la promulgazione del decreto con cui i tre ra- gazzi venivano ufficialmente dichiarati martiri. Lo stesso Pontefice li beatificò il 6 maggio 1990 nella Basilica di Nostra Signora di Guadalupe a Città del Messico, fissando la loro memoria li- turgica al 23 settembre. Insieme a loro fu ele- vato agli onori degli altari Juan Diego, il mes- saggero della Madonna di Guadalupe, loro contemporaneo. Il 23 marzo 2017, ricevendo in udienza il cardi- nal Angelo Amato, prefetto della Congrega- zione delle cause dei Santi, papa Francesco ac- colse i voti della Congregazione favorevoli alla canonizzazione dei tre martiri, senza bisogno di un ulteriore miracolo per loro intercessione. La loro canonizzazione fu celebrata e presie- duta da lui domenica 15 ottobre 2017. Don Mario Bandera Per quel fatto mio padre mi bastonò senza pietà tanto da rompermi braccia e gambe, e poi mi gettò nel fuoco e mi bruciò vivo, quasi come un sacrificio riparatore ai suoi idoli. Alcuni giorni dopo la stessa fine toccò a mia mamma che aveva tentato di difendermi da tanta violenza. Per concludere il nostro colloquio dicci due pa- role sui tuoi amici Antonio e Juan. Essi nacquero tra il 1516 e il 1517 a Tizatlán (oggi Tlaxcala), Antonio era nipote ed erede del cacicco locale, mentre Juan, suo coetaneo e compagno di giochi, era il figlio di una famiglia di servi della casa. Ambedue frequentavano la scuola dei Francescani. Quando nel 1529 i missionari Domenicani decisero di fondare una missione ad Oaxaca, chiesero al di- rettore della scuola, di indicare loro alcuni ragazzi che potessero accompagnarli come interpreti presso gli Indios. Riuniti i ragazzi della scuola, venne fatta loro la richiesta avvisando che si trattava di un compito pericoloso. Subito si fecero avanti i tredi- cenni Antonio e Juan. Quando il gruppo arrivò a Te- peaca presso Puebla, i ragazzi aiutarono i missionari a raccogliere le statuette degli idoli pagani per di- struggerli. Antonio era entrato in una casa e Juan era rimasto di guardia alla porta. Alcuni abitanti del villaggio, armati di bastoni, si avvicinarono e pic- chiarono Juan talmente forte da ucciderlo sul colpo. Antonio, accorso in suo aiuto, si rivolse agli aggres- sori: «Perché battete il mio compagno che non ha nessuna colpa? Sono io che raccolgo gli idoli, perché MC R APRILE2017 MC 71 Tlaxcala, murale nel Palazzo del governo. © Wolfgang Sauber COM:CRT/Mexico#Freedom of panorama sono diabolici e non divini». Gli indigeni, nono- stante avessero visto il lui il figlio di un nobile, per- cossero anche lui con i bastoni, finché morì. I corpi di Antonio e Juan furono poi gettati in una scarpata. Il domenicano padre Bernardino li recuperò e li tra- sferì a Tepeaca, dove vennero sepolti in una cap- pella.

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