Missioni Consolata - Aprile 2019

APRILE2019 MC 47 D mai veramente confermate, degli stupri e dei cec- chini diventarono materiale accreditato per una presentazione all’Onu dell’allora ambasciatrice Usa Susan Rice, e da lì, probabilmente, ritorna- rono come «sentito dire» tra i ribelli in Libia. In realtà, l’offensiva militare di Gheddafi era ri- volta verso i gruppi dell’islamismo radicale, ma i propagandisti dell’amministrazione Obama tra- sformarono la questione in «Gheddafi che massa- cra il popolo della Libia orientale», giustificando così l’operazione « Responsibility to protect » gui- data dagli Stati Uniti. Insomma, come in tutti gli altri precedenti con- flitti di rapina contro Africa e Medio Oriente, bi- sognava creare il mostro per poterlo poi distrug- gere, non differentemente da ciò che è avvenuto con l’Afghanistan, l’Iraq e da ciò che ancora ac- cade con la Siria. Come spiega bene Enrica Per- rucchietti nel suo interessante libro « False Flag », le notizie per il casus belli di turno sono spesso inventate, o da giornalisti, o da politici o dalle va- rie intelligence. Le riserve auree di Gheddafi nel mirino Qual era la vera minaccia rappresentata da Gheddafi? Tale minaccia non aveva a che fare con le politiche anticoloniali libiche? E con il tentativo di estromettere il nostro paese dal business pe- trolifero, e non solo, in Libia? D’altronde, Italia, Francia e Gran Bretagna sono in antagonismo sullo sfruttamento della Libia da ben oltre un se- colo. Da anni Gheddafi tentava di stabilire una moneta africana indipendente e alternativa al franco Cfa - adottato da 14 stati africani (di cui due non franco- foni: Guinea Equatoriale e Guinea Bissau) su pro- posta della Francia (Cfr. MC marzo 2019) - e al dol- laro, svincolata dall’ingerenza e dagli interessi della finanza globale. Dalle mail citate, trapela che la Francia di Sarkozy riteneva il Colonnello e il suo regime una minaccia per la sicurezza finanziaria del mondo 8 . Scrive Ellen Brown sul sito « Counterpunch » 9 , il 14 marzo 2016: «Dopo il 1944, il dollaro Usa veniva scambiato in modo intercambiabile con l’oro come valuta di riserva globale. Quando gli Stati Uniti non furono più in grado di assicurare riserve d’oro per il dollaro, negli anni ‘70 stipularono un accordo con l’Opec (Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio) per “sostenere” il dollaro con il petrolio, creando il “petro-dollaro”. Il petrolio sarebbe stato venduto solo in dollari Usa, che sarebbero stati de- positati a Wall Street e in altre banche internazio- nali. Nel 2001, insoddisfatto della contrazione del valore dei dollari che l’Opec stava ottenendo per il suo petrolio, l’iracheno Saddam Hussein ruppe il patto e vendette il petrolio in euro. Il cambio di re- gime seguì rapidamente, accompagnato da una di- struzione diffusa del paese. Anche in Libia, Ghed- dafi ruppe il patto; ma fece molto di più che ven- dere il suo petrolio in un’altra valuta». Sostegno dei ribelli e protezione dei civili? Molti studiosi e analisti di geopolitica e storia della Libia si chiedono se l’intervento Nato fu fatto per proteggere i civili. Megerisi, Najjar e al- tri libici intervistati sostengono di sì e ringra- ziano l’Alleanza atlantica per la «liberazione» del paese. Tuttavia, come evidenza, tra gli altri, il professor Maximilian Forte nel suo libro Slouching towards Sirte: Nato’s war on Libya and Africa , «l’obiettivo dell’intervento militare statunitense era quello di interrompere un modello emergente di indipen- denza e una rete di collaborazione in Africa che fa- cilitasse l’aumento dell’autosufficienza africana. Ciò contrastava con le ambizioni economiche, geo- strategiche e politiche delle potenze europee extra continentali, in particolare negli Stati Uniti». A suscitare ulteriori interrogativi sull’operazione militare occidentale contro la Libia, vi è la crea- zione, da parte dei «ribelli», di una «banca cen- trale» in sostituzione di quelle statali del regime. La decisione venne presa a marzo, un mese dopo l’avvio della rivolta e della guerra civile: in un in- contro avvenuto il 19 di quel mese, il Consiglio di Transizione ne diede l’annuncio, insieme a quello della creazione di una nuova compagnia petroli- fera. Inoltre, designò la Banca centrale di Bengasi come «autorità monetaria competente nelle poli- tiche monetarie in Libia», nominandone anche il governatore. Dunque, da quanto riportato qui sopra l’aggres- sione alla Libia non aveva come principale obiet- tivo la sicurezza della popolazione, ma quella delle banche e della finanza globale, del denaro e del petrolio. Angela Lano

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