Missioni Consolata - Aprile 2019

Per me è stato un trauma. Io e papà eravamo a fa- vore, tutto il resto pro Gheddafi. Nessuno di noi era mai stato perseguito dal regime, anzi, tutta la fami- glia lavorava per il governo. I miei fratelli mi telefo- navano in Italia per tranquillizzarmi: “In Libia va tutto bene”. Ma io cercavo notizie. Ho scoperto tutto andando là. Ho saputo dopo anche della morte di mio fratello: era un poliziotto ed era morto mentre faceva il suo turno in pattuglia. Faceva la guardia, a Tajura, il 20 agosto 2011, quando dei cec- chini hanno aperto il fuoco contro la sua auto. Era sposato e aveva un figlio di sei mesi. In Libia c’è una confusione, ci siamo liberati di un dittatore, è vero, ma si è creato un vuoto. Chi lo può riempire? Ci sono milioni di armi che circolano su una popolazione di sei milioni di persone. Passeg- giavo con i miei cugini che giravano con il kalashni- kov. Loro se la ridevano, ma io pensavo: “Guarda a che punto siamo arrivati”. Prima non era così, ora una rissa per banali motivi si trasformava in guerra di quartiere. Un caos. I mercenari, foreign fighters , sono arrivati da ovunque». N.S.M. , nato a Tripoli nel 1977, avvocato con un dottorato a Londra in diritto. Era in Libia durante la rivolta del 2011. «Non fu una rivoluzione ma un conflitto interno. Il risultato è stato negativo se guardiamo la situa- zione attuale. Quando scoppiarono i disordini sa- pevo che sarebbe successa la stessa cosa che in Iraq. Dissi ai miei amici: “Ricordatevi dell’Iraq”. Non si tratta di diritti umani - che potrei capire - ma di coinvolgimento della Francia di Sarkozy, che aveva i suoi obiettivi e voleva il petrolio libico. Le potenze occidentali parlavano di “proteggere la po- polazione”, ma ciò che è successo e quante persone sono morte dimostrano il contrario. Fu ed è solo un gioco politico». Chi ha iniziato la rivolta? S ARAH : «Le prime a ribellarsi contro Gheddafi fu- rono le qabile di Bengasi; seguirono quelle di Sirte, Sabha, poi Tripoli. Zu’ara, Jbal e varie altre aree e qabile odiavano Gheddafi perché al potere non erano loro. Prima tutti avevano paura di Gheddafi, ora si spa- ventano tra di loro, se non sono d’accordo gli uni con gli altri. In ogni città c’è uno che vuole coman- dare. C’è diffusione di armi tra tutti, anche tra i gio- vani. Nei mercati, tra frutta e verdura, trovi banchi con armi. Gheddafi non era amato in Occidente, perché non lasciava spazio a Usa e Israele. Non aveva amici nei paesi del Golfo. A molti libici, invece, piaceva». E SHAREF : «La Nato e i francesi hanno armato la parte orientale della Libia, che ha poi ringraziato Sarkozy. Se non avessero iniziato a bombardare, il 19 marzo 2011, Gheddafi avrebbe raso al suolo Ben- gasi: ha sempre detestato l’Est del paese. Lui fu vit- tima di un attentato, negli anni ‘90, in quell’area e promise vendetta: tagliò la corrente, i viveri. Era un dittatore e giocava sulle divisioni. Tutti sapevano che lui odiava la parte orientale e che dunque la ri- volta doveva iniziare da lì. Nella parte occidentale non potevano fare niente perché era controllata dall’esercito. I libici orientali sono stati armati dagli egiziani, dai francesi e dai Fratelli Musulmani (gruppo islamista), altre vittime della persecuzione di Gheddafi per tanti anni. Adesso non si capisce più niente. Ci sono due eser- citi. Nel 2014 Haftar ha creato un esercito ed ese- guito l’ Operazione Dignity . Tutti aderirono, tranne quelli di Misurata, che decisero di prendere il po- tere, bombardando l’aeroporto. Ci siamo così tro- vati ad avere due governi diversi: uno illegale a Tri- poli e l’altro legale a Tobruk. Nel giugno 2014 si sono fatte le elezioni, e hanno vinto i moderati. I Fratelli Musulmani di Misurata-Tripoli non hanno riconosciuto l’esito elettorale e hanno cacciato via gli eletti, che si sono rifugiati a Tobruk. I Fratelli hanno preso il potere a Tripoli, non accettando la sconfitta». N.S.M. : «Nel periodo di Gheddafi non si stava male: molte persone volevano solo più diritti ed educa- zione. Ma qualcuno dentro e fuori della Libia ha manipolato e usato tali richieste, e da una protesta popolare per il raggiungimento di qualche diritto civile si è arrivati a distruggere il paese con la par- tecipazione di forze interne - soprattutto islamisti legati ai Fratelli Musulmani - e mercenari, criminali comuni, tutti finanziati dal Qatar e aiutati e orga- nizzati da Usa, Francia e Gran Bretagna, che vole- vano un cambio di regime». Angela Lano 42 MC APRILE2019 D © Arch foto Esharef A Mhagog

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