Missioni Consolata - Aprile 2019

Alcuni tra i libici intervistati e che provengono da quell’area raccontano che il rais puniva questa re- gione tenendola in condizioni peggiori di altre e in- vestendo meno nella ridistribuzione dei proventi del petrolio. Un alto tasso di disoccupazione e ca- renza di appartamenti aveva contribuito a creare una situazione pesante. Nonostante la Rivoluzione del settembre 1969 nella quale giovani ufficiali guidati da Gheddafi presero il potere senza spargimento di sangue, de- ponendo Re Idris, e la successiva lotta contro il qa- bilismo, considerato una delle cause di arretra- tezza del paese, la Libia ha continuato a essere do- minata da diverse e potenti famiglie in antagoni- smo e in conflitto tra di loro. Famiglie che il Fra- tello Leader riusciva a gestire con il metodo «del bastone e della carota» e con la politica del divite et impera . Alcuni studiosi leggono, infatti, la Rivoluzione del 1969 come la rivolta di alcune qabile contro quelle della Cirenaica e dei Senussi, altri come un colpo di stato contro il potere del qabilismo in generale. La rivolta del 2011 sarebbe una «controrivolu- zione» o ripresa del potere delle vecchie forze. Di fatto il Colonnello, abbattuto il regime del Re- gno senussita alleato dell’Occidente, e il sistema di clientele, ne aveva creato uno nuovo che la Cire- naica, con le sue potenti e storiche famiglie, non aveva mai pienamente accettato. Anche il nuovo assetto, come affermano molti libici incontrati, si basava sul clientelismo e l’appartenenza a questo o a quel clan, e la distribuzione dei proventi del pe- trolio era vincolata all’aderenza e alla fedeltà alla Rivoluzione e a Gheddafi. Dunque, la Cirenaica, penalizzata dal regime e 40 MC APRILE2019 D piena di risentimento, dà vita alla rivolta, che poi si estende al resto del paese. Scrive Mercuri: «Nel si- stema redistributivo troppo era stato preso dai fe- deli del Colonnello; la sua tribù, assieme ad altre come quella dei Meqarha del compagno di rivolu- zione Abdelsalam Jalloud, poi “allontanato” dal rais, avevano monopolizzato pressoché tutti i set- tori dell’economia al prezzo di sanguinose repres- sioni. Per tutti questi anni i poteri della Cirenaica marginalizzati e repressi nel risiko tribale, hanno covato la voglia di prendersi una storica rivincita sul colpo di stato, considerato dai fieri senussi un golpe dei libici occidentali». La risoluzione Onu e la Libia «liberata» La comunità internazionale risponde a quello che i media definiscono «bagno di sangue», repressione violenta da parte del regime contro i manifestanti, con la risoluzione 1970 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite, il 26 febbraio 2011, che impone sanzioni a Gheddafi e chiede alla Corte di giustizia internazionale di indagare sulla repressione contro i cittadini. Poco dopo giustifica gli attacchi aerei e richiede l’immediato cessate il fuoco, imponendo anche il divieto dei voli sullo spazio aereo libico e ulteriori sanzioni. La lega araba appoggia la risoluzione Onu e il Qatar e gli Emirati Arabi forniscono aeroplani di sup- porto alla Nato. Il 20 ottobre successivo, Gheddafi viene catturato e ucciso brutalmente, nel frattempo, altri combat- tenti prendono Sirte, sua città natale. Il 23 ottobre, il Cnt dichiara la Libia ufficialmente «liberata» e annuncia i piani per indire democratiche elezioni entro otto mesi. Nel novembre 2011, con l’accusa, mai provata, di «crimini contro l’umanità», viene catturato e imprigionato Saif al-Islam, il figlio di Muammar, nonché intellettuale e riformista, che negli ultimi anni ha lavorato per un’apertura libica verso i diritti politici e civili e ha scarcerato nume- rosi oppositori dell’islamismo radicale imprigionati dal regime. Ufficialmente, la fine della guerra contro il regime di Gheddafi avviene nell’ottobre del 2011, propagan- data come una «vittoria» dal presidente francese Nicolas Sarkozy, dal primo ministro britannico Da- vid Cameron e dal segretario di stato Usa Hillary Clinton, di cui si ricorda il commento, accompa- gnato da risata: «Siamo venuti, abbiamo visto, è morto», in riferimento all’uccisione del Colonnello. Secondo le loro dichiarazioni, l’intervento militare sotto l’egida della Nato era l’unica strada per «pro- teggere» la popolazione civile dai «massacri» del regime e dagli «stupri di massa» che le truppe di Gheddafi, alle quali sarebbe stato preventivamente fornito il viagra, avrebbero compiuto contro le donne libiche in città e villaggi. Questi orrori, mai effettivamente provati, sono stati la giustificazione ufficiale per la guerra. Angela Lano Sopra : ribelli libici sul fronte contro i governativi di Gheddafi, nei pressi della città di Ajdabiya, il 25 marzo 2011. A destra : scenario dopo un bombardamento della Francia nei pressi di Al-Wayfiyah, 35 km a Est di Bengasi, il 21 marzo 2011. D © Aris Messinis /AFP

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