Missioni Consolata - Aprile 2019

APRILE2019 MC 33 MC R mare, per esprimerci meglio, che probabilmente l’autore ha voluto restituirci quella prima predica- zione nel modo più vicino possibile a ciò che dav- vero era stato detto, a costo di essere impreciso. Luca voleva farci sentire «il profumo» dell’inizio. Fondati nella Scrittura Da dove parte, allora, Pietro? Dalla Bibbia ebraica. Non parte dalla tomba vuota, come forse avremmo fatto noi. Ma siccome sta cercando di annunciare un evento unico nella storia della religione, ritiene opportuno partire proprio dalla religione. Noi a volte pensiamo di po- ter parlare di Gesù dimenticandoci del tutto del- l’Antico Testamento, ma Pietro sta lì a dirci che ciò non è possibile. Gesù è cresciuto conoscendo Dio innanzi tutto nell’ascolto della Bibbia, e per capirlo non possiamo saltarla. In particolare, Pietro utilizza tre passi . Due di questi possono forse sembrarci più o meno preve- dibili: è innanzi tutto il salmo 15 che prefigura un diletto di Dio che sarebbe stato sottratto alla morte (At 2,25-28; Sal 15,8-11). Come fosse un rabbino del suo tempo, Pietro dà per scontato che il salmo sia stato scritto da Davide e fa notare che però Davide è morto: a conferma, tutti sapevano dove fosse la sua tomba (v. 29). Siccome però Da- vide non parlava per fantasie proprie ma istruito da Dio, di certo quel progetto di Dio si sarebbe prima o poi compiuto. Ed ecco, dice Pietro, è oggi che si è compiuto, e con Gesù (vv. 30-33). In aggiunta, come ciliegina sulla torta, il primo degli apostoli aggiunge anche un’altra citazione di un salmo (il 109) , che doveva essere stata enorme- mente significativa per i primi cristiani, perché ri- torna in tanti autori e contesti: «Dice il Signore al mio Signore: siedi alla mia destra...» (At 2,34-35; Sal 109,1), testo che lasciava intuire che si poteva con- tinuare a venerare Dio come Padre pur ammet- tendo che Gesù era Dio allo stesso modo. Questo passaggio, iniziare a venerare Gesù come Dio pur ri- conoscendolo in rapporto con un Padre che supera anche lui, è stato sicuramente uno dei più impegna- tivi per i primi cristiani: ci sono arrivati grazie alle parole della Bibbia, che li hanno aiutati a capire ciò che pure avevano visto e vissuto ma per la cui de- scrizione mancavano loro le parole adeguate. Il primo dei brani citati da Pietro, però, potrebbe stupirci. È la visione di Gioele (Gl 3,1-5), che imma- gina un futuro nel quale Dio avrebbe donato il suo Spirito a tutti, così che tutti avrebbero potuto par- lare le parole di Dio: uomini e donne, liberi e schiavi (At 2,16-21). E lo scopo di questo dono dello Spirito sarebbe stato la salvezza di tutti. I primi cristiani ca- piscono che il fondamento della novità che stanno vivendo è ovviamente la risurrezione di Gesù; ma la vera novità è che Dio non vuole tenersi staccato da- gli uomini. Si è fatto conoscere nella vita di un uomo, che ha liberato dalla morte (orrenda per tutti gli uomini), per certificare che quell’uomo era davvero secondo il suo cuore; e poi aveva concesso a tutti, di qualunque condizione umana, di parlare per annunciarlo. Perché se Dio si dona a tutti, come aveva promesso e fatto in Gesù, e conferma che davvero Gesù è affidabile, non c’è più bisogno, per ascoltarlo, di essere liberi (non schiavi), o maschi, o ebrei, ma davvero tutti possono capirlo, incon- trarlo, annunciarlo. Insomma, quello che per Gioele era un sogno degli ultimi giorni, si è compiuto. Prima ancora di dire che con Gesù è vinta la morte, si dice che con la risurrezione di Gesù non c’è più nessuna condizione umana che ci possa se- parare da Dio. © AfMC / Gigi Anataloni - «Pentecoste», drappo processionale, Nairobi, Kenya

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