Missioni Consolata - Aprile 2019

È una nuova apertura senza confini quella che si spa- lanca davanti a coloro che cer- cano Dio: «Per voi infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lon- tani, quanti ne chiamerà il Si- gnore Dio nostro» (At 2,39). Da- vanti allo Spirito di Dio non ci sono confini, non ci sono muri, non c’è nulla che giustifichi qua- lunque forma di pregiudizio o privilegio di uomini nei confronti di altri uomini. Per Dio non ci sono distinzioni. Ecco perché quella che po- trebbe sembrarci una semplice annotazione finale, un po’ com- piaciuta, sul numero dei conver- titi, presenta comunque un parti- colare che, stavolta, la traduzione non ci consente di apprezzare ap- pieno: «Quel giorno furono ag- giunte circa tremila persone». Il greco, però, non parla di «per- sone» ma di «anime», che indub- biamente è un modo per indicare la persona, ma vista soprattutto nel suo rapporto con lo spirito, con Dio. Non importa il numero, im- porta che ci siano persone che en- trano finalmente in rapporto intimo e autentico con Dio. Per questo viene lo Spirito, per questo Gesù ha dato la vita. Angelo Fracchia (3. continua) 34 MC APRILE 2019 Una Chiesa in uscita Che cosa fare? È comprensibile che la prima reazione di chi ascolta sia chiedere: «Che cosa dobbiamo fare?» (At 2,37). Va comunque notato che Pietro non è partito dal fare, dalla morale, ma dall’annuncio. Più importante di ciò che siamo chiamati a fare, c’è il capire la novità, intuire che qualcosa di decisivo è successo, che da quel momento le cose non po- tranno più essere uguali. Poi, certo, si risponde anche alla domanda sul che cosa fare: «Convertitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e riceve- rete il dono dello Spirito Santo» (At 2,38). Noi siamo condizionati da secoli di annun- cio cristiano con- centrato sulla morale, e ri- schiamo di frainten- dere. Pietro ha detto che gli ascoltatori sono cattivi? No! Allora, perché dovrebbero tutti con- vertirsi? Perché in quello che lui ha annunciato c’è qualcosa di nuovo, di imprevedibile, a cui bi- sogna volgersi: non a caso il senso originario della parola greca che traduciamo con «conver- tirsi» è «cambiare pensiero». Pensavamo di dover fare delle cose, un cammino, fatica, per arrivare a Dio; pensa- vamo anche che alcuni fossero a Lui più vicini, che fosse per loro meno difficile raggiungerlo. Ma Dio, nel dono dello Spirito, ci dice che vuole incontrarci, e che non mette nessuna condizione. L’unica cosa necessaria è che dob- biamo cambiare testa: smettere di pensare di doverci conquistare l’incontro con Lui, e ac- cettare che ci sia semplicemente regalato. A quel punto anche i peccati possono es- sere perdonati, con quel battesimo nel nome di Gesù che indica l’intenzione, da parte del singolo, di vivere come e con Gesù, in quel- l’intimità con Dio che era di Gesù e che lui promette a tutti. A quel punto possiamo ri- cevere il dono dello Spirito, come garanzia, caparra (cfr. 2 Cor 1,22; 5,5; Ef 1,12) di quell’unione con il Padre che potevamo im- maginare ci fosse impedita e che invece il Figlio è venuto a rendere possibile a tutti noi. Grazie a lui diventiamo pienamente fi- gli del Padre (Gv 17,20-21). © AfMC / Gigi Anataloni - «Pentecoste», Wamba, Kenya

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