Missioni Consolata - Aprile 2019

Una Chiesa in uscita COSÌ STA SCRITTO - Atti degli Apostoli di Angelo Fracchia, biblista 3. Una predicazione «arcaica» L a prima chiesa, ritratta dagli Atti degli Apo- stoli, non si limita ovviamente a ricevere dei doni (la visione di Gesù risorto, l’effusione dello Spirito), ma si impegna da subito a te- stimoniare e annunciare ciò che le è accaduto. È quanto Luca ci racconta in un lungo discorso attri- buito a Pietro, che parte dalla buffa osservazione che questi uomini, che parlano in lingue strane e potrebbero sem- brare ubriachi, in realtà non hanno ancora bevuto vino, anche perché è mattina presto, ma si comportano in questo modo per un’altra ragione (At 2,14-15). Come è ovvio per ogni opera che pre- tenda di essere sto- rica e come ci capi- terà di chiederci più volte lungo la let- tura degli Atti, in- sieme alla domanda su che cosa insegni ancora a noi oggi questo annuncio na- sce quella riguar- dante la verità di ciò che è narrato: dav- vero Pietro ha detto queste cose? Sappiamo bene che non ci interessa la verità assoluta di ogni singolo particolare, ma la procla- mazione di una storia che non abbia alcun fonda- mento storico sarebbe falsa. È ovvio che nessuno potrà mai restituirci la registrazione di quelle prime parole ed è anche altamente improbabile che spunti una cronaca diversa ma altrettanto vi- cina a quegli avvenimenti. In loro mancanza, dob- biamo provare a ragionare su ciò che leggiamo. Se da una parte Pietro, già nei vangeli, era in qualche modo il portavoce dei dodici, tanto che poteva essere naturale che fosse lui a parlare a nome di tutti (benché in fondo non ci importi chi 32 MC APRILE2019 avesse parlato allora, l’importante era che rappre- sentasse i discepoli), dall’altra parte qualcosa pos- siamo ricavare da ciò che Pietro dice. E prima an- cora di entrare nel cuore delle questioni, da buoni detective dell’antichità, possiamo trarre importanti deduzioni da due particolari che potrebbero sfug- gire a una lettura superficiale. Intanto, Pietro parla di Gesù come se fosse uno sconosciuto: «Gesù di Nazaret, uomo accre- ditato da Dio presso di voi...» (v. 22); «Questo Gesù...» (v. 32); «Quel Gesù che voi avete crocifisso...» (v. 36). Non pensa di presen- tarlo come «Gesù (il) Cristo», come se il fatto fosse qualcosa già ben noto a tutti. Presenta invece uno che gli interlocutori non conoscono. Ma è ancora più si- gnificativo un altro passo: «Dio ha costi- tuito Signore e Cristo quel Gesù» (v. 32). Sembrerebbe che Pie- tro pensi che Gesù è diventato Signore e Cristo solo dopo che Dio, con la risurre- zione, l’ha costituito tale. Lo stesso Luca, in realtà, nel suo Vangelo, aveva spiegato, nei primi due capitoli, che Gesù era Cristo fin dal concepimento. Ma è comprensibile che la prima comunità cristiana abbia capito solo nella risurrezione chi davvero Gesù era e si sia per- sino trovata a dire che Gesù era diventato Cristo nella risurrezione, prima di riflettere con più calma e precisione sugli avvenimenti e trovare formule teologiche più precise. Si direbbe, insomma, che il primo discorso di Pietro sia stato scritto troppo presto; ma ciò non è verosimile, perché sicuramente Luca ha composto gli Atti dopo il suo Vangelo. Possiamo allora affer- © AfMC / Gigi Anataloni - «Pentecoste», dal portale della cattedrale di Isiolo, Kenya

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