Missioni Consolata - Aprile 2019

• Persecuzioni | Isis | Speranza | Ricostruzione | Chiese cristiane • MC R Qui, da sinistra in senso orario : 8 agosto 2014, sfollati ad Ankawa, Erbil, dopo l’at- tacco dell’Isis a Qaraqosh e in altri villaggi cristiani della notte tra il 6 e il 7 agosto 2014. | Bartella, 10 settembre 2017: la di- stribuzione delle palme presso la chiesa ortodossa siriaca Vergine Maria dopo la messa domenicale. | Qaraqosh, giugno 2018, cristiani che ricostruiscono le loro case danneggiate dall’Isis aiutati da Acn. | Qaraqosh, giugno 2018. Nella sede della Commissione per la ricostruzione di Ni- nive, padre Georges Jahola indica alcune figure sul pannello di lavoro del Consiglio superiore della Chiesa per la ricostruzione. # strade sono piene di buche. L’Iraq è tutto fuorché sicuro, ma questa è la nostra casa e qui è il nostro futuro. E la nostra patria ha estre- mamente bisogno della presenza di noi cristiani». Un nuovo vescovo per i caldei Ma se nella piana di Ninive il ri- torno dei cristiani dopo la libera- zione dallo Stato islamico è stato a dir poco sorprendente, a Mosul, seconda città dell’Iraq, la situa- zione è ben diversa. «La nostra più grande sfida è quella di restituire la fiducia ai fe- deli, così che possiamo lavorare insieme per costruire il futuro dei cristiani in Iraq», ci dice monsi- gnor Michaeel Najeeb Moussa, domenicano, poco dopo la sua ordinazione episcopale come ve- scovo dei caldei di Mosul avve- nuta il 25 gennaio. Dopo quasi cinque anni da quando lo Stato islamico aveva costretto il suo predecessore monsignor Emil Shimoun Nona a lasciare la città, la comunità caldea di Mosul e della piana di Ninive ha nuova- mente un pastore. Vi sono molti funzionari governa- Convertirsi, fuggire o morire Monsignor Najeeb ha avuto un ruolo essenziale nella salvaguar- dia delle radici cristiane. Quando è fuggito a Erbil, dopo l’arrivo del- l’Isis nel 2014, ha salvato decine e decine di manoscritti antichi che catalogava e digitalizzava da de- cenni per preservare il patrimo- nio storico del popolo cristiano e di tutti gli iracheni. Esattamente come il suo prede- cessore, l’arcivescovo emerito dei caldei di Mosul, Emil Shimoun Nona, anche monsignor Najeeb ha affrontato lo stesso destino dei cristiani di Mosul e della piana di Ninive. Nella notte tra il 9 e il 10 giugno del 2014, l’Isis ha preso possesso della città, costringendo alla fuga oltre metà della popolazione. Ai pochi cristiani che, nelle prime settimane dopo l’arrivo dell’Isis, sono rimasti a Mosul, è stata im- posta inizialmente la jizya , la tassa, cosiddetta «di protezione», riscossa ai non musulmani ai tempi dell’impero ottomano. Ma il piano per trasformare l’Iraq e la Siria in un unico Califfato islamico non poteva prescindere dall’eli- minazione delle minoranze reli- giose. Così a metà luglio i jihadisti hanno marchiato le case cristiane della città con la lettera araba « ن », iniziale della parola nasara : tivi e anche studenti universitari cristiani che si recano a Mosul ogni giorno, ma nessuno ha il co- raggio di rimanere stabilmente a vivervi. Il timore è che perman- gano in città cellule nascoste di jihadisti e, in ogni caso, che l’Isis possa tornare. In più i cristiani ora faticano a fidarsi anche dei loro ex vicini di casa musulmani che in molti casi hanno aiutato i combattenti islamisti. «Preferi- scono percorrere anche 85 chilo- metri per tornare a dormire nei villaggi della piana di Ninive, per- ché qui non si sentono al sicuro», ci spiega il presule. Al momento neanche lui può tor- nare a risiedere in città: «L’85 per cento delle chiese di Mosul è stato distrutto così come l’arcive- scovado». Ma monsignor Najeeb spera di tornarvi presto ed è si- curo che la presenza di un ve- scovo in città donerà di nuovo speranza anche agli altri. «Credo che il ritorno dei cristiani a Mosul sia possibile, e credo che tutto cambierà quando si tornerà a ce- lebrare stabilmente la messa, come si è fatto per duemila anni, prima dell’arrivo dell’Isis». © Oliver Maksan APRILE2019 MC 29 © Acs - Aiuto alla Chiesa che soffre © Acs - Aiuto alla Chiesa che soffre

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