Missioni Consolata - Aprile 2019

Libertà Religiosa Le Chiese unite per ricostruire Il processo di ricostruzione ha vi- sto le Chiese irachene in prima li- nea. L’opera di ripristino e di rie- dificazione delle oltre 13mila abi- tazioni bruciate, distrutte e dan- neggiate dallo Stato islamico, è stata ed è coordinata, infatti, dal Comitato per la ricostruzione di Ninive ( Nrc, Nineveh Reconstruc- tion Committee ), istituito il 27 marzo 2017 dalle tre Chiese del- l’Iraq: caldea cattolica, siro catto- lica e siro ortodossa, con la colla- borazione della fondazione ponti- ficia Aiuto alla Chiesa che soffre . Ognuna delle tre Chiese ha due suoi rappresentanti nel comitato. Monsignor Timothaeus Mosa Al- shamany, arcivescovo della Chiesa siro ortodossa di Antiochia e priore del monastero di San Matteo, dopo la firma dell’ac- cordo ne ha sottolineato la du- plice, storica portata: da un lato lo spirito ecumenico, dall’altro la reale possibilità per migliaia di cristiani di tornare alle loro radici e a una vita dignitosa. «Oggi - ha affermato - siamo una Chiesa davvero unita; unita per la rico- struzione delle case nella piana di Ninive, per infondere fiducia nei cuori delle persone che vivono in quei villaggi e per invitare quelli che li hanno lasciati a tornare». Ripristinare la dignità Molti sacerdoti si sono trasfor- mati in ingegneri, architetti e geometri. Don Georges Jahola è uno di loro: è il sacerdote siro cattolico che ha coordinato la ri- sono tornate le famiglie cristiane. «Quasi tutte le parrocchie hanno riaperto - continua don Jahola -. Soltanto due anni fa era impensa- bile poter ritornare a Ninive. Ma questo significa per noi riacqui- stare le nostre radici e poter vi- vere la nostra fede in unione con quella dei nostri antenati». «Qui c’è il nostro futuro» Ritornare a casa non è stato sem- plice per i cristiani. «È stata una ferita al cuore quando ho visto cosa rimaneva della mia abita- zione e della mia città», ci confida Wisam, rientrato a Qaraqosh as- sieme alla sua famiglia dopo aver vissuto da rifugiato a Erbil, capo- luogo del Kurdistan iracheno, per oltre due anni. Ad aiutare Wisam e gli altri cri- stiani desiderosi di tornare a casa vi è anche Amjeed Tareq Hano, un giovane di 28 anni che aiuta il team di 70 ingegneri al lavoro nella sola Qaraqosh. Sulla sua scrivania un’alta pila di richieste. «Per poter ricevere un sostegno i proprietari devono contribuire personalmente alla ricostruzione o al ripristino - spiega il giovane ad Acs -. Soltanto così possiamo contenere i costi e aiutare altre famiglie». Amjeed sottolinea come il go- verno iracheno non abbia affatto sostenuto l’opera di ricostru- zione. «Sconfiggiamo l’Isis armati di intonaco e mattoni». Dopo la presa della piana di Ni- nive da parte dell’Isis, anche Amjeed ha vissuto con la sua fa- miglia a Erbil. Non ha mai rim- pianto la decisione di rimanere nel proprio paese, in Iraq. «Dob- biamo bollire l’acqua, l’elettricità è prodotta dai generatori e le costruzione di Qaraqosh. Non ap- pena celebrata la messa, don Jahola smette i paramenti e prende il cellulare per seguire i la- vori. Gli abbiamo parlato a fine gennaio scorso: «Dopo 2 anni di occupazione dello Stato islamico, al nostro rientro abbiamo trovato quattro chiese bruciate, due siro cattoliche e due siro ortodosse. Abbiamo trovato una chiesa to- talmente distrutta, mentre altre erano gravemente danneggiate. Abbiamo celebrato la messa in chiese bruciate. Ora stiamo co- struendo e ristrutturando edifici dove poter svolgere catechesi e altre attività pastorali». La priorità è quella di ristabilire una presenza cristiana, per fare in modo che anche altre famiglie decidano di tornare. «Vogliamo creare spazi per i bambini e per il tempo libero degli adulti e dei giovani», continua don Jahola che ricorda anche le drammatiche condizioni in cui ha trovato Qara- qosh: «Abbiamo visto una città distrutta. Da un lato a causa di ol- tre due anni di abbandono, dal- l’altro per via della furia dell’Isis. Il 35% delle case era stato di- strutto. Ci siamo spaventati, ma non ci siamo persi d’animo. Ab- biamo mappato tutte le case, le abbiamo fotografate, assegnato loro un codice ed elencato i danni di ciascuna. Qui in Iraq se non ci pensa la Chiesa a far fronte alle necessità di questa povera gente non lo farà nessuno». Oggi, laddove un tempo sventola- vano le bandiere nere dell’Isis, 28 MC APRILE2019 © Ankawa com

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