Missioni Consolata - Marzo 2019

22 MC MARZO2019 DAL CONFINE TRA BOSNIA E CROAZIA Esseri umani respinti da un’ Europa disumana Da quando nel 2017 il governo ungherese ha ultimato la recinzione metallica alta 3,5 metri e lunga circa 175 km, sigillando il confine con la Serbia, la rotta migratoria balcanica si è spostata a Ovest, in quel lembo di Bosnia che si incunea nell’Unione europea, il cantone di Una-Sana. È da quell’angolo di mondo che nasce questo reportage. I rifugiati provenienti dalla Grecia, attraverso le rotte di Albania e Montenegro o Ma- cedonia e Serbia, giungono alla porta d’ingresso dell’Unione, il confine con la Croazia, il 28° e ultimo paese, in ordine cronolo- gico, a entrare in Ue nel 2013. Si stima che più di 25.000 per- sone siano transitate in Bosnia nel 2018, ma nessuna di queste si vuole fermare in uno stato dove povertà e disoccupazione spin- gono gli stessi suoi abitanti ad emigrare altrove. Tentano di en- trare nell’Ue per raggiungere i paesi tanto sognati: Germania, Olanda, Belgio, Francia, Spagna, Italia e Inghilterra. Nei pressi del confine bosniaco- croato le cittadine di Velika Kla- duša e Bihać, a partire da marzo 2018, si sono trovate a gestire una situazione di emergenza. Migliaia di migranti si sono concentrati nel campo «palude» vicino al canile municipale di Kladuša, e a Bihać all’interno del «Dom», un fati- scente stabile nel parco del centro cittadino. Nel primo, le persone dormivano in tende improvvisate, fatte di rami d’albero e teli di pla- stica; nel secondo in una struttura senza infissi, senza luce elettrica e con pericolosi buchi nei pavimenti dei suoi tre piani. Le organizzazioni internazionali Oim (Organizzazione internazio- nale per le migrazioni) e Unhcr (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) si sono dimo- strate da subito inadeguate a ge- BOSNIA Testo e foto di ALBERTO SACHERO MC A stire tale emergenza. I migranti erano (e sono tutt’ora) sostenuti da una parte della popolazione bosniaca, reduce dalla guerra nel- l’ex Jugoslavia (1991-2001), e dalle associazioni di volontariato. I volontari di Croce Rossa, Medici senza frontiere, Ipsia, No Name Kitchen, Sos Team Kladuša e altri lavorano senza sosta per tampo- nare una situazione sempre più drammatica che l’Europa per il momento non vuole risolvere. Per la maggior parte giovani uo- mini, più raramente donne e fa- miglie con bambini, provengono da quell’area geografica che dal Medio Oriente arriva fino alla Cina: Siria, Iraq, Iran, Afghanistan e Pakistan. Popoli che fuggono da guerre, persecuzioni politiche e fame. Popoli che cercano rifugio politico in Europa, ma ai quali l’Europa non concede il diritto di richiederlo, contravvenendo alle proprie leggi. La maggioranza di loro ha provato più volte il «Game» senza vin-

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