Missioni Consolata - Marzo 2019

20 MC MARZO2019 morsicato”. Un leone sdraiato in- sieme a un agnello. Ecco lo stemma. E dietro di loro il monte Kenya, il monte di Dio». Dialogo, scuola, commercio Padre Virgilio viene ordinato ve- scovo il 6 ottobre del 2001 a Ma- ralal. Esattamente tre mesi dopo, nel parco nazionale Samburu, una leonessa adotta un cucciolo di gazzella e stanno assieme per due settimane. «Perciò la gente di- ceva: “Vedi un po’ cosa è suc- cesso. Padre Pante è uno stre- gone. Quello che ha detto si è av- verato”. E mi hanno promesso: “Vescovo, vedrai che d’ora in poi faremo così anche noi. Samburu, Turkana, Pokot staremo insieme, non ci faremo più la guerra”». Dall’inizio del suo episcopato mons. Pante punta quindi sulla ri- conciliazione. La Chiesa di Mara- lal inizia a offrire tre strumenti: occasioni di incontro e dialogo tra tribù, la scuola, il mercato. Innanzitutto organizza incontri di preghiera e di discussione tra gli anziani dei vari gruppi. «Le diverse tribù vi- vono mescolate durante il giorno, ma poi la sera cia- scuno va nel suo villaggio. La lin- gua è diversa. I Samburu sono cir- concisi, sia maschi che femmine, mentre i Turkana no. Vivono da tempo insieme, ma poi ci sono scontri, soprattutto per il be- stiame. I giovani, per dimostrare che sono forti, una volta uccide- vano i leoni, adesso invece ru- bano, ad esempio le vacche, e uc- cidono le persone: si mettono un braccialetto per ogni nemico uc- ciso come segno di valore». Oltre agli incontri, la Chiesa offre la scuola, «perché l’ignoranza fa molto per la guerra, e l’analfabe- tismo nella nostra zona è al 75%. Noi puntiamo sulla scuola con- vitto. Li chiamo “dormitori della pace”. Bambini dei Pokot che dormono, mangiano, giocano in- sieme ai bambini dei Samburu». Il terzo strumento per la riconci- liazione è il commercio: «Ab- biamo incoraggiato i mercati in- tertribali. I Pokot hanno pecore e capre buone e sane. I Samburu fagioli, patate, tabacco, coperte, zucchero, sale. E scambiano. Una regola è che al mercato nessuno può portare il fucile. Purtroppo tutti hanno il fucile. Al mercato però non si portano le armi. Il mercato crea relazione. Ho visto un cambiamento enorme negli ul- timi anni. Quindici anni fa era in- concepibile un mercato così: se tu, Samburu di Porò, vedevi un Pokot, gli sparavi, come si spara a una gazzella. Si sparava a vista. Oggi invece un Pokot può entrare a Porò, fare il mercato, andare al dispensario per le medicine. All’i- nizio tutti mi prendevano in giro: “Ma lasciali stare i Pokot che sono come i babbuini, selvatici. Lasciali perdere, sono solo capaci di fare la guerra”. E io dicevo loro: “Volete vincere il nemico? Ci sono due strade: o lo combatti con le armi - ma, scusa, sono più forti di noi i Pokot -, oppure te lo fai amico. Se tu fai amico il tuo nemico, l’hai vinto, no?”». Contro la politica dell’odio «Ultimamente tra Samburu e Pokot c’è una buona relazione. Tra Samburu e Turkana, a Bara- goi, invece c’è ancora un po’ di attrito», mons. Pante si prende il volto tra le mani in un gesto a metà tra la tristezza e la certezza KENYA

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