Missioni Consolata - Marzo 2019

• Conflitti tribali | Riconciliazione | Consolata | Futuro della missione • MARZO2019 MC 19 tempo e di luogo sono circostan- ziati, riguardano la sua persona, ma quello che viene fuori è un grande affresco pieno di simboli, in una visione di salvezza. È l’affresco di una porzione di mondo e di pochi decenni di mis- sione punteggiato di nomi di con- fratelli conosciuti e amati. Nel 1979 padre Virgilio apre il se- minario diocesano per i preti lo- cali. Vuole realizzare il progetto al quale si è sentito chiamato: con- tribuire alla crescita di una chiesa autoctona che prenda, un po’ per volta, a camminare sulle proprie gambe rendendo «superflui» i missionari arrivati da fuori. «Ho iniziato con due seminaristi. Oggi, nella diocesi di Maralal, abbiamo circa una ventina di sacerdoti afri- cani su 32 in totale». Padre Virgi- lio, però, non rimane sempre nel suo Kenya. «Nel 1987, dopo che era stato ordinato il primo prete samburu, mi hanno detto di an- dare a cercare vocazioni in Ir- landa e Inghilterra». Questa volta il mandato gli sem- bra un castigo vero, non come quello del ‘73. «Quando sei là in Africa, hai tanta soddisfazione, poi ti mandano a cercare voca- zioni. È come annaffiare l’asfalto: cosa cresce? Sono stato tre anni a Dublino e quattro a Londra. Lì ho avuto tempo per aggiornarmi, leggere, girare nelle scuole e pre- dicare nelle chiese. Sono andato all’università per un master di an- tropologia. Nel ‘94 viene padre Piero Trabucco, allora superiore generale: “Pante, quante voca- zioni hai trovato?”. “Padre, per essere sincero, zero. Anzi, le dirò che sto perdendo la mia”». E così, nel 1994, padre Virgilio torna in Kenya, ma non nel suo Nord: «Padre Canzian, superiore del Kenya, mi dice: “Andrai sul MC A Pagina precedente : mons. Pante regala la mitria di pelle di capra a papa Francesco. In questa pagina, da qui sopra in senso ora- rio : donne samburu, donne turkana, donne pokot con i loro ornamenti tipici. In basso : la chiesa di Kawap. Distrutta nel 1996, ricostruita, poi distrutta di nuovo quattro anni fa a causa di scontri tra Sam- buru e Turkana. Ora il villaggio turkana di Kawap è ancora da ricostruire. # lago Vittoria, a Kisumu, tra i Luo”. Sono stato a Chiga, per due anni. Poi sono stato vice superiore del Kenya, a Nairobi, per cinque anni. Infine, nel 2001, il nunzio aposto- lico, Giovanni Tonucci, mi chiama: “Sarai il primo vescovo della nuova diocesi di Maralal. Ora non dirmi che non sei all’altezza, che non sei capace, che non sei pre- parato. Perché nessuno lo è. S’impara. E non dirmi che hai bi- sogno di una settimana per fare discernimento. No, no. Devi ri- spondermi adesso. Sappi che se dici di no rattristi il Santo Padre”, Giovanni Paolo II. Allora ho rispo- sto: “E beh, allora va bene!”». Ministero della riconciliazione La neonata diocesi di Maralal che lo aspetta ha 12 «missioni», in gran parte con sacerdoti europei. Padre Virgilio, prima della consa- crazione, deve scegliere un motto e uno stemma. Allora parte con la moto in cerca d’ispirazione e vi- sita ogni angolo di quel territorio. «E sono rimasto colpito da Kawap, vicino Baragoi. Ho visto la chiesa abbandonata, la scuola di- strutta. Lì andavo a celebrare la messa una volta. E ho chiesto cosa fosse successo. “Le battaglie tribali tra i Samburu e i Turkana, per via del bestiame. Il villaggio è stato distrutto e abbandonato”. Mi veniva da piangere e ho detto un Padre Nostro a voce alta: biso- gnava pregare di nuovo in quella chiesa». È lì che il missionario capisce quale sarà il tema e lo stile del suo mandato: la riconciliazione. «Se la Chiesa costruisce solo chiese, scuole, istituzioni, e dopo ci sono le guerre che distruggono tutto, sono milioni buttati all’aria. Bisogna puntare sulle persone più che sulle strutture, e fare la pace. Allora ho scelto come motto una frase di san Paolo, seconda let- tera ai Corinti: “Dio ci ha affidato il ministero della riconciliazione”. E come stemma? Ho preso Isaia 11: “Quando arriverà il salvatore, porterà la pace, le persone use- ranno la spada non per uccidere ma per arare il campo, gli animali vivranno insieme, anche il leone, il lupo, l’agnello. Il bambino gio- cherà con la vipera e non verrà

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