Missioni Consolata - Giugno 2018

centrale europea di entrare diret- tamente in gioco fornendo ai go- verni, se non tutto, parte del de- naro che serviva per superare la crisi. Invece non fece nulla di tutto questo. Semplicemente accettò la legge del mercato e si organizzò per dimostrare ai creditori che i go- verni europei erano debitori affi- dabili capaci di sottoporsi a qual- siasi sacrificio pur di onorare i pro- pri impegni. Strinse i suoi controlli sulla contabilità dei governi, li ob- bligò ad ottenere da Bruxelles l’ap- provazione preventiva dei bilanci pubblici e di qualsiasi altro provve- dimento fiscale prima di presen- tarli ai propri parlamenti. Addirit- tura li obbligò ad inserire nelle pro- prie legislazioni condizioni più stringenti di quelle previste dal di Siena. L’intero sistema bancario europeo stava scricchiolando, i go- verni potevano decidere di salvare solo i piccoli risparmiatori la- sciando banchieri, speculatori e profittatori al loro destino. Invece decisero di farsi carico dell’intero risanamento e complessivamente, dal 2008 al 2014, i paesi dell’euro- zona utilizzarono 800 miliardi di euro per salvare banche marce e corrotte : 238 miliardi in Germa- nia, 52 in Spagna, 42 in Irlanda, 40 in Grecia, 8 in Italia. Ma quei soldi i governi non li avevano: per salvare le banche si indebitarono essi stessi. Dal 2008 al 2012 il debito pubblico dei paesi dell’eurozona passò dal 65 al 90% del prodotto interno lordo, il 30% in più di ciò che prescrive il trattato di Maastri- cht. Ora l’Europa temeva davvero per l’euro. Tanto più che la Grecia già nel 2010 aveva dichiarato di non riuscire più a onorare i propri impegni. Solo l’intervento degli al- tri stati europei, che fra il 2010 e il 2012 le avevano messo a disposi- zione 150 miliardi di euro, era riu- scita ad evitare la bancarotta. La Grecia è una delle economie più piccole nell’ambito dell’eurozona, ma le autorità europee temevano che potesse rappresentare la clas- sica mela marcia che poteva in- durre gli investitori internazionali a ritenere putrido l’intero paniere europeo. Tanto più che tutti i go- verni avevano superato i livelli di guardia a causa dei salvataggi ban- cari. E che gli investitori stranieri cominciassero a dubitare della so- lidità finanziaria dell’eurozona non lo diceva solo il fatto che Irlanda, Italia, Spagna faticassero ad otte- nere nuovi prestiti, mentre la Gre- cia non ci provava neanche più. Lo dimostravano anche gli attacchi speculativi che erano stati sferrati contro i titoli di stato di alcuni paesi europei, Italia compresa. Se- gno inequivocabile che i mercati stavano dichiarando guerra all’Eu- ropa. Sacrifici e Fiscal compact Che qualcosa andasse fatto è fuori di dubbio. L’Europa poteva sce- gliere di usare la propria autorità per disarmare i mercati, proibendo la speculazione sui titoli del debito pubblico e ordinando alla Banca trattato di Maastricht. Nel 2012 venne firmato il Fiscal compact , l’accordo che impegna gli stati a rispettare il pareggio di bilancio inserendolo addirittura in Costituzione come fece puntual- mente l’Italia per dimostrare alle Borse mondiali che la priorità della Repubblica italiana non è il bene dei propri cittadini, ma il guadagno assicurato a chi lucra con la fi- nanza. È la legge dell’austerità neoliberista che ormai contraddi- stingue l’Europa e che non saranno certo i don Chisciotte - di destra o di sinistra - a debellare, ma una forza politica consapevole che deve scegliere fra mercati e diritti. Chi pretende di servirli entrambi, finisce per servire i più forti. Francesco Gesualdi GIUGNO 2018 MC 67 D AL 2007 Banche e soldi pubblici • Dal fallimento di Lehman Brothers (set- tembre 2008) ai salvataggi di Citigroup, JPMorgan e Goldman Sachs, che - pur avendo ricevuto aiuti pubblici - hanno licenziatomigliaia di dipendenti ed elargitomegastipendi ai loro dirigenti ( ilSole24Ore , 4 settembre 2009). • Gran Bretagna: nazionalizzazione della Northern Rock (febbraio 2008). • Germania: salvataggio delle Sparkasse (le casse di risparmio), ma anche di Commerzbank. • Irlanda: salvataggio di Bank of Ireland. • Belgio: salvataggio di Dexia. • Spagna: salvataggio di Bankia e Cam. • Dal salvataggio del Monte dei Paschi di Siena (oggi lo stato è l’azionista di mag- gioranza) a quello delle banche venete (Veneto Banca e Popolare di Vicenza) e degli istituti bancari di Marche, Etru- ria, Ferrara e Chieti. • 1 gennaio 2016: l’Unione europea intro- duce il «Bail-in», il salvataggio interno (cioè non più dello stato) per le banche. • 1 gennaio 2013: l’Unione europea intro- duce il «Fiscal compact», il patto di bi- lancio per i governi nazionali. • 1 novembre 1993: nell’Unione europea entrano in vigore i parametri del 3% e del 60%. N EGLI S TATI U NITI I N E UROPA I N I TALIA N UOVE REGOLE U E • Euro | Bce | Inflazione | Debito pubblico | Keynes • MC R

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