Missioni Consolata - Giugno 2018

nero fissati dei paletti ben precisi rispetto all’indebitamento dei go- verni. Due sono le regole auree stabilite dal Trattato di Maastricht (febbraio 1992): la prima è che il debito complessivo dei governi non può superare il 60% del Pro- dotto interno lordo (Pil); la se- conda è che il deficit, ossia l’ec- cesso di spesa sulle entrate riferito ad ogni singolo anno, non può an- dare oltre il 3% del Pil . Due nu- meri fissati su base politica senza alcun fondamento scientifico: l’uno perché rifletteva la posizione della Germania, l’altro quella della Francia. E a indicare che si trattava di numeri indicativi senza veri ef- fetti pratici, basti dire che nel no- vembre 1993, quando entrò in vi- gore il trattato di Maastricht, il de- bito pubblico italiano era al 121% del Pil, mentre nel 2002, quando venne adottato l’euro, era al 105%. Per salvare i banchieri Tutto cambiò nel 2008. Accecati da prospettive di guadagno esose, i dirigenti di molte banche euro- pee avevano impiegato i denari dei propri clienti per operazioni ri- schiose e azzardate che ora sta- vano provocando il loro falli- mento. Era toccato all’inglese Northern Rock, all’irlandese Bank of Ireland, alla belga Dexia, alle te- desche Sparkasse e Commerz- bank, all’italiana Monte dei Paschi è quest’ultimo capitolo che chiama di nuovo in causa i debiti pubblici. La premessa è che nel si- stema di oggi anche il valore delle valute è determinato dalla legge della domanda e dell’offerta. Per fare l’esempio pratico dell’euro, il suo valore cresce quando c’è un’alta richiesta di monete estere che chiedono di essere cambiate in euro, diminuisce quando suc- cede il contrario. Gli elementi che determinano la richiesta di una va- luta sono molti, ma i principali sono quelli di carattere commer- ciale e finanziario. Sul piano commerciale la moneta di un paese si apprezza quando esporta più di quanto importa, mentre su quello finanziario si ap- prezza quando il capitale estero che entra è più alto di quello do- mestico che esce. Per assurdo, uno dei meccanismi che contribui- sce a richiamare capitali esteri è la richiesta di prestiti da parte di fa- miglie, imprese, governi, per cui nessuno stato, nemmeno l’Unione europea, è contrario all’indebita- mento. Ma tutto deve rimanere entro certi limiti, sia perché prima o poi i debiti vanno restituiti, sia perché generano interessi che im- poveriscono il paese. Del resto chi si indebita troppo finisce per di- ventare inaffidabile e più nessuno sarà disposto a dargli nuovi pre- stiti. Tutto ciò spiega perché quando venne istituito l’euro ven- E la chiamano economia 66 MC GIUGNO 2018 vincitori a titolo di danni di guerra, così esoso da non sapere da che parte rifarsi. Tutto l’oro era stato utilizzato per le spese di guerra, le fabbriche erano distrutte, le case in macerie, la disoccupazione alle stelle. Non sapendo come venirne a capo, i governanti pensarono di risolvere il problema stampando carta moneta. Ma esagerarono e si scatenò un’inflazione impossibile perfino da misurare. Nel novembre del 1923 per comperare un chilo di pane ci voleva più di un chilo di banconote e il francobollo per una cartolina costava 50 miliardi di marchi. Carriole piene di carta mo- neta servivano a comprare un uovo o un biglietto del tram e se nel 1914 bastavano 4,2 marchi per comprare un dollaro, nel novem- bre 1923 ce ne volevano 4.200 mi- liardi. Alla fine molta gente preferì tornare al baratto e usò le banco- note per accendere la stufa. La si- tuazione si normalizzò nel gennaio 1924 con l’introduzione di un nuovo tipo di marco che riposi- zionò tutti i valori. Memori di questa esperienza, an- cora oggi i tedeschi continuano a vedere l’inflazione come il peg- giore dei mali e la prima condi- zione che posero quando vennero avviate le trattative per l’ istitu- zione dell’euro fu di assumere un’architettura organizzativa che evitasse la minaccia dell’inflazione. E convinti che il rischio principale provenisse dai debiti pubblici e dalla pretesa di ripagarli con l’e- missione di nuova moneta, chie- sero di risolvere il problema in ma- niera drastica togliendo ai governi qualsiasi possibilità di accesso all’e- missione di moneta. Numeri inventati: 60% e 3% Per questo oggi ci ritroviamo con un euro governato dal sistema bancario privato capeggiato dalla Banca centrale europea, che ha un unico divieto: quello di prestare di- rettamente ai governi anche un solo centesimo. Ma questa è solo una parte della storia. L’altra è che la Bce deve perseguire la stabilità dell’euro. In altre parole deve impedire ai prezzi interni di crescere oltre il 2% e deve garantire la stabilità di cam- bio con le altre valute straniere. Ed D AL 2002 Una moneta chiamata euro • 1 Gennaio del 2002. • L’euro ( € ) è la valuta ufficiale di 19 dei 28 paesi membri dell’Unione europea. Questi paesi costituiscono la cosiddetta area dell’euro (o eurozona). • Austria, Belgio, Cipro, Estonia, Finlan- dia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Slovac- chia, Slovenia, Spagna. • 339milioni di persone. • È la Banca centrale europea (Bce). A NNO DI NASCITA P AESI ADERENTI U TILIZZATORI G ESTORE

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