Missioni Consolata - Giugno 2018

L a decisione dell’Unione eu- ropea di adottare un si- stema monetario che ha come unico obiettivo la tu- tela del valore dell’euro attraverso i meccanismi di mercato, ha creato non poche difficoltà ai go- verni e quindi all’intera economia. Per cominciare bisogna precisare che la gestione finanziaria di uno stato non è equiparabile a quella di una famiglia. Quando si ammini- stra una famiglia la priorità è man- tenere le spese nel perimetro delle entrate perché non c’è nes- sun altro obiettivo da raggiungere se non quello di utilizzare al me- glio i soldi che si hanno a disposi- zione. La differenza tra stato e fa- miglia l’ha spiegata un economista inglese di nome John Maynard Keynes (1883-1946). Debito pubblico: prestiti o stampare moneta? Keynes ci ha insegnato che oltre al compito di una buona gestione, lo stato ha anche quello di promuo- vere il miglioramento della vita dei cittadini e di stimolare l’economia quando è «imballata». Come dire che in certi contesti lo stato oltre che il diritto, ha il dovere di spen- dere in deficit , ossia senza corri- spettivo di entrate tributarie, che poi significa spendere a debito. Ad esempio, se nel paese c’è un’alta disoccupazione, lo stato non deve limitarsi a spendere ciò che in- cassa, ma deve espandere i suoi servizi oltre i denari ricevuti dai cittadini in modo da offrire ai di- soccupati un’occasione di lavoro e produrre un effetto positivo su tutto il sistema economico grazie all’aumento di spesa generata dai nuovi salari. Certo, la preoccupazione di tutti nasce dal fatto che il debito è un’arma a doppio taglio: se nel- l’immediato genera sollievo per la possibilità di realizzare la spesa tanto agognata, in seguito è fonte di preoccupazione per la necessità di accantonare le cifre da resti- tuire per interessi e capitale. Que- sta regola, però, vale solo in re- gime di schiavitù monetaria. Per tutte quelle situazioni, cioè, in cui non si ha altra possibilità di procu- rarsi i denari se non chiedendoli in prestito alle banche. Destino tipico di famiglie ed aziende, ma non dei governi che in condizioni di nor- malità godono di sovranità mone- taria, della possibilità, cioè, di emettere moneta e quindi di fi- nanziare le spese in eccesso con moneta stampata di fresco. Nella storia del secolo scorso ci sono stati casi importanti di rilan- cio dell’economia tramite la spesa in deficit finanziata con emissione di nuova moneta. Valga come esempio il «new deal» degli anni Trenta negli Stati Uniti o la crescita economica del dopoguerra in molti paesi europei fra cui l’Italia, l’Inghilterra, la Francia. Ma come tutti gli strumenti, anche «la mo- netizzazione del debito» (così si definisce le spesa a debito finan- ziata con nuova moneta), va usato con discrezione perché il rischio è l’inflazione , ossia l’aumento gene- ralizzato dei prezzi. Ne sa qualcosa la Germania che nel primo dopo- guerra si ritrovò con un’economia a pezzi e un prezzo da pagare ai L’austerità neoliberista La gestione finanziaria di uno stato non è equiparabile a quella di una fami- glia. Lo stato dovrebbe poter spendere a debito per raggiungere alcuni obiettivi sociali. Con l’imposizione dell’austerità neoliberista è diventato quasi impossibile farlo. Un’austerità che l’Europa ha messo da parte sol- tanto per salvare le banche con 800 miliardi di euro dei contribuenti. E la chiamano economia PRIMA LA CONOSCIAMO, PRIMA LA CAMBIAMO La rubrica di Francesco Gesualdi A destra : l’inglese John Maynard Keynes, uno dei più importanti economisti della storia. #

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