Missioni Consolata - Aprile 2018

APRILE2018 MC 79 # Dipinto che rappresenta il sogno missionario di Giuseppe Allamano. Ma ecco, il nuovo scherzo della Provvidenza. Quando tutto sembrava sul punto di partire, l’Allamano si ammalò improvvisamente di broncopolmonite doppia, tanto grave da por- tarlo sull’orlo della tomba. Aveva solo 49 anni. Ricordando quella malattia, l’Allamano rac- contava: «Il Cardinale veniva a trovarmi quasi tutte le sere, e siccome avevamo già parlato di questa istituzione, gli dissi: “Sic- ché all’Istituto ormai penserà un altro”, e lo dicevo contento, forse per pigrizia di non sobbarcarmi tale peso. Egli però mi rispose: “No, guarirai, e lo farai tu”. E sono guarito e fu decisa la fondazione». Era il 29 gennaio 1900. Durante la convalescenza nella villa che un sacerdote gli aveva lasciato a Rivoli, in vista della fondazione scrisse una lunga lettera al Cardinale. La tenne sull’altare durante la Messa e poi la spedì. Di ritorno a Torino, si recò dall’arcivescovo che, al vederlo, «Eh - gli disse -, nella tua lettera hai messo più contro che in favore della fondazione. Tutta- via devi farla tu, perché Dio lo vuole». «Eb- bene, Eminenza, nel tuo nome getterò le reti». S. Pietro aveva detto queste parole a Gesù, dopo una notte infruttuosa sul lago, e così fece una pesca miracolosa. L’Allamano ripeté le stesse parole, ben sapendo a quale precedente si ricollegava, e così iniziò l’Isti- tuto dei missionari della Consolata. Un curioso particolare Il primo biografo dell’Allamano, così con- cluse la descrizione del fatto: «Il mattino se- guente, mentre il giornale cattolico dava il laconico annunzio dell’imminente cata- strofe, sì che alcuni sacerdoti celebrarono la Messa in suffragio dell’anima dell’amato ret- tore, questi invece era fuori pericolo. Non si può fare a meno di riconoscere una grazia speciale della Consolata». E continuava: «Raccontandoci il particolare delle Messe ce- lebrate in suo suffragio, l’Allamano aggiun- geva sorridendo di averli già ricompensati tutti quei sacerdoti, celebrando la Messa in suffragio delle loro anime, quando sono de- ceduti». L’esatta realtà È certo che l’Allamano non interpretò la so- sta di dieci anni imposta dal poco interesse dell’arcivescovo al suo progetto missionario, né la malattia improvvisa come scherzi della Provvidenza. A noi, sì, oggi paiono quasi scherzi per provare la sua tenacia. Per lui, in- vece, che sapeva giudicare ogni evento sul piano della fede, erano espressioni di come Dio voleva che procedesse la fondazione del nuovo Istituto missionario. «Voglio che lo sappiate - chiarì un giorno durante una con- ferenza ai missionari -, è per colpa vostra che sono guarito e sono qui. Dovevo già es- sere in Paradiso. Avevo l’età del Cafasso, senza averne i meriti… ma il Signore non ha voluto. Ero proprio già spedito, ma il Signore mi ha conservato per voi». Padre Francesco Pavese

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