Missioni Consolata - Aprile 2018

L a vocazione missionaria dell’Allamano, come si sviluppò, sembra oggetto di qualche benevolo scherzo della Provvi- denza. Per convincere i giovani che il suo ar- dore missionario non era qualcosa di improv- visato, ma era fortemente collegato con la sua vocazione di sacerdote, fece questa con- fidenza: «Ero chierico e già pensavo alle mis- sioni». Non solo ci pensava, ma aveva già programmato come realizzare il suo sogno. Sarebbe andato al Collegio Missionario Bri- gnole Sale di Genova che, dopo un’oppor- tuna preparazione, lo avrebbe messo a di- sposizione di Propaganda Fide per essere in- viato alle missioni. Sembrava che non ci fos- sero ostacoli. Anche la mamma, già amma- lata, era dalla sua parte, rassicurandolo di non preoccuparsi di lei. Un ostacolo, però, e addirittura insormontabile, venne dal semi- nario stesso. I superiori, che lo conoscevano bene, lo convinsero che la sua fragile salute sarebbe stata un sicuro impedimento per una seria vita missionaria. Non sarebbe riu- scito. Accettò, come era suo solito, il consi- glio dei superiori, ma in cuor suo sentiva che il fuoco missionario era rimasto intatto. Si trattava solo di non lasciarlo spegnere. Il fu- turo, poi, non lo preoccupava, perché era nelle mani della Provvidenza. La sua interpretazione In concreto, l’Allamano intuì che il Signore non lo voleva missionario da solo, ma Padre di missionari, con tanti figli e figlie. Se ac- cese quel fuoco nel suo cuore fin da giovane era perché lo coltivasse e, a suo tempo, lo trasmettesse a tanti altri giovani. Da lui stesso sappiamo come seppe interpretare e realizzare la propria vocazione missionaria. Più di una volta ritornò su questo argo- mento. Accennando alla fondazione dell’Isti- tuto e al suo sogno giovanile non realizzato, disse semplicemente: «Il Signore nei suoi im- perscrutabili disegni aspettò il giorno e l’ora. Io ho sempre raccomandato al grande mis- sionario martire S. Fedele da Sigmaringa la SCHERZI DELLA PROVVIDENZA mia vocazione, che era di partire, ma egli me l’ottenne in altro modo questa grazia. Ve- dete, non potendo essere io missionario, vo- glio che non siano impedite quelle anime che desiderano seguire tale via». Riflettendo su questo cammino interiore del- l’Allamano, si ha l’impressione che la Provvi- denza abbia quasi scherzato con lui, pro- spettandogli un grande ideale, quello della missione, per poi inserirlo in un altro pro- getto più grande ancora, quello di diventare Fondatore di due istituti e Padre di missio- nari e missionarie. Così la sua vocazione si moltiplicò più di mille volte. Lo scherzo continua Ormai Rettore del Santuario della Consolata e del Convitto dei sacerdoti, l’Allamano ma- turò il progetto di un istituto missionario. In questo fu anche assecondato da alcuni di quei convittori che intendevano dedicare la loro vita sacerdotale alle missioni e si erano resi conto che l’Allamano stava progettando qualcosa di interessante. L’allora arcive- scovo di Torino, il Card. Giacomo Alimonda, al quale l’Allamano prospettò il progetto, per diversi motivi, non si mostrò favorevole. L’Allamano, che preferiva seguire la volontà di Dio manifestatagli dall’obbedienza, ac- cettò, senza scomporsi, di accantonare l’i- dea. La sospese, senza sapere per quanto tempo, ma non l’abbandonò. Purtroppo la sosta durò dieci anni. In seguito, quando il progetto stava prendendo forma concreta, assicurava al Card. Prefetto di Propaganda Fide di aver continuato a «coltivare nello spi- rito della loro vocazione quei sacerdoti che volevano dedicarsi alle missioni». La Provvidenza volle che fosse nominato ar- civescovo di Torino il Card. Agostino Ri- chelmy, compagno di seminario e amico del- l’Allamano. Spirito apostolico aperto, questo Pastore della Chiesa torinese comprese che il progetto dell’Allamano era valido e fatti- bile. Anzi, poteva diventare motivo di orgo- glio per la diocesi. Fu subito d’accordo. cammino di santità 78 MC APRILE2018

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