Missioni Consolata - Aprile 2018

58 MC APRILE2018 IL MOVIMENTODELLA SOLIDARIETÀ E L’ORIGINE DELLE ONG Da volontari amanager del bene COOPERAZIONE di ANTONIO BENCI MC A della cooperazione è un contesto che si sta specializzando e sta di- ventando sempre più competi- tivo. Una volta era difficile tro- vare qualcuno che volesse partire e quindi spesso chi decideva di fare il cooperante acquisiva la maggior parte delle competenze più tecniche in loco, ora non è più possibile. Anzitutto, ci troviamo in un contesto in cui non ci si può più semplicemente arrangiare. A partire dalle lingue, la cui cono- scenza professionale è oggi data per scontata, per finire con speci- fiche competenze tecniche, come ad esempio il Pcm ( Project cycle management , gestione del «ciclo del progetto»). Un buon esempio I n ogni dizionario che si ri- spetti la figura del cooperante è definita come quella di «chi nei paesi in via di sviluppo si occupa di un programma di coo- perazione». A inquadrare meglio questa figura singolare ci aiuta Diego Battistessa, cooperante e coordinatore accademico presso l’Istituto di studi internazionali ed europei «Francisco de Vitoria» dell’università Carlos III di Ma- drid, che in un’intervista del 2014 risponde alla domanda su cosa ci si aspetti da un cooperante, quale sia il suo profilo ideale. Al ri- guardo Diego non ha dubbi: «Alta professionalizzazione». Poi ci spiega meglio: «Il nuovo mondo Tutto nasce nei primi anni ’60. Un movi- mento, nei paesi del Nord, che vuole porre fine a fame e sottosvi- luppo. Il momento sto- rico è propizio. Sembra possibile rendere il mondo migliore. La motivazione di chi parte è alta e, di se- guito, arriva la forma- zione. Poi le prime leggi e le Ong. Ma i coope- ranti «professionisti» di oggi sono i discendenti dei primi volontari? © Marco Bello

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