Missioni Consolata - Marzo 2018

MARZO2018 MC 55 anima viva né traccia di autoveicoli nei dintorni. Lui, tranquillo, aspetta; io fremo. Mi dà però fasti- dio l’idea di mostrarmi un ospite cafone, che arriva in una nazione e ne viola le regole. Allora attendo anch’io. Il silenzioso e paziente si- gnore, forse senza nemmeno vo- lerlo, mi ha dato una lezione di civi- smo. La disciplina dei taiwanesi appare chiara anche al momento di salire su un mezzo di trasporto pubblico, o di avvicinarsi ad uno sportello. Anziché gettarsi all’assalto, come tende ad avvenire sulla terraferma, i cittadini dell’isola si dispongono in fila e pazientemente attendono il loro turno. Come gentlemen in- glesi. Cyril, un francese stabilitosi sull’i- sola dopo aver sposato una ra- gazza locale, mi racconta che qui tantissime persone usano moto e motorini. Ma non era necessario che me lo dicesse lui; me ne ero già accorto, girando per la città. Quel che mi sorprende è invece la sua assicurazione che tutti usano lasciare il casco (che si deve obbli- gatoriamente indossare quando si è sul mezzo) semplicemente ap- poggiato sulla moto, quando que- sta viene parcheggiata; anche quando la si lascia per la notte a lato della strada. Nessuno lo fissa con un lucchetto, dato che non c’è chi pensi di rubarlo. O quasi. Cyril mi confessa che, in dodici anni di permanenza sull’isola, gliene hanno involato solo uno, nuovis- simo e rosso brillante, proprio il giorno in cui lo aveva comperato. Il commento del filosofico Cyril è semplicemente «era troppo bello, avrebbe fatto gola a chiunque!». Ancora in fatto di furti, mi dice che, per la sua esperienza di insegnante di lingue, se uno scolaretto trova per terra una banconota da cento dollari, la prima cosa che fa è an- dare dalla polizia o da un vigile a consegnarla. Non proprio il tipo di comportamento che ci si aspetta di trovare in Cina continentale (ma nemmeno in Italia, a essere sin- ceri). Da questi piccoli esempi non pos- siamo certo trarre nulla di più che qualche modesta indicazione sul- l’animo, la cultura, i modi di fare dei taiwanesi. Resta il fatto che, come si è visto un poco anche alle ultime elezioni, l’insofferenza per Pechino è forte in ampi settori so- ciali. Preservare lo «status quo» (per evitare il peggio) Come si esce da una situazione in cui potrebbe bastare un errore di valutazione, una dichiarazione az- zardata, un intervento esterno mal progettato e peggio eseguito per scatenare uno scontro militare di ampie e imprevedibili proporzioni? Abbiamo già detto che gli Usa sono da tempo impegnati a difendere Taiwan nel caso venisse attaccata dalla Cina. Data anche la loro ten- denza storica ad usare la forza per risolvere intricati problemi politici, questo potrebbe facilmente por- tare ad uno scontro tra le due grandi potenze 4 , che potrebbe sfo- ciare in uno scambio nucleare. No- nostante la disparità di forze in campo (la Cina ha circa 300 ordi- gni, mentre gli Usa oltre 5.000, di cui «solo» 1.500 operativi) gli esiti sarebbero certo pesanti per en- trambe le nazioni e l’intero qua- drante geopolitico Est asiatico (se non addirittura quello mondiale) potrebbe venirne stravolto. La modalità più sicura per evitare problemi così seri sarebbe certo quella di ridurre la tensione e la probabilità del ricorso ai mezzi mi- litari. Potrebbe risultare decisiva una ribadita adesione taiwanese all’idea di una sola grande Cina, immaginata, almeno in prospet- tiva, riunificata. In subordine po- MC A © Mirco Elena © Mirco Elena

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