Missioni Consolata - Dicembre 2017

Arroyo Bruno. Secondo la compagnia, la devia- zione dovrebbe proteggere l’alveo del torrente. Se- condo i nativi, invece, mira solo a incrementare la produzione con lo sfruttamento dei 40 milioni di tonnellate di carbone che riposano appena sotto il letto del fiume. Il Bruno è uno dei 45 bellissimi tor- renti che affluiscono nel fiume Ranchería. La com- pagnia aveva già cercato di deviarlo qualche anno fa provocando vive proteste. Questo ennesimo progetto di deviazione di un corso d’acqua, come denuncia Jackeline Romero Epiayu, del collettivo Fuerza Wayuu, avrebbe gravi conseguenze perché, danneggiandone l’alveo e di- minuendone il flusso, farebbe aumentare la siccità. Ad agosto la Corte costituzionale ha deciso di rin- viare l’inizio del progetto in attesa che le cause in corso si risolvano. Ma il rinvio è una delle tante mi- sure provvisorie che non mettono fine ai conflitti in un territorio semiarido in cui il consorzio minerario ha già prosciugato 17 fonti d’acqua e continua im- punito a godere del 70% delle riserve idriche, ag- gravando le conseguenze del cambio climatico. «Cerrejón Llc» utilizza 25 litri di acqua al secondo prelevandola dal fiume Ranchería, mentre gli abi- tanti della regione hanno diritto solo a 0,7 litri al giorno a persona. Se i governi continueranno a investire in energie fossili, dirigeranno il mondo verso un futuro in cui la rivalità per risorse fondamentali come l’acqua di- venterà sempre più disperata. Oscure profezie - come quelle lanciate da Greenpeace nel suo rap- porto The Great Water Grab - che nella Guajira sono già divenute realtà, fornendo un esempio delle con- seguenze negative della privatizzazione dei beni co- muni. L’acqua, l’aria, la terra, sono proprio i beni per i quali i leader locali lottano, anche se minac- ciati dalle multinazionali. Secondo Global Witness, almeno 200 ambientalisti lo scorso anno sono stati Qui sotto: la ferrovia de El Cerrejon Llc, 150 km per portare il car- bone fino a Puerto Bolivar. Pagina seguente: madre e figlia wayuu nella Alta Guajira, vanno con l’asino a caricare acqua al «jaguey» per portarla fino a casa loro a tre ore di cammino. D uccisi in 24 paesi: il 60% in America Latina, nell’i- nerzia dei governi, spesso complici. Sono la violenza, la corruzione e la politica a corto raggio i mali contro i quali i Wayuu quest’anno si sono ribellati occupando pacificamente i binari della ferrovia. La loro richiesta è che venga rispet- tata la loro autonomia politica e territoriale e che il governo intervenga per risolvere la crisi della mal- nutrizione della Guajira, problematica urgente che potrebbe annientare il loro popolo. Tra malnutrizione e abbandoni Fame, sete, siccità: parole che sembrano inappro- priate nel 2017 in una regione che produce il 44,4 per cento delle esportazioni di carbone del paese. Eppure la malnutrizione peggiora, specie nell’Alta Guajira, dove la crisi offre scene surreali ai pochi visitatori della zona che - mentre percorrono in 4x4 le strade sterrate del territorio wayuu - vengono fermati a check point improvvisati con un filo di spago da bambini malnutriti e disidratati che chie- dono da mangiare ottenendo qualche caramella. Nel frattempo nella Media e Bassa Guajira, a causa della contaminazione delle acque, i nativi sono co- stretti ad abbandonare i villaggi, accettando - in cambio di misere compensazioni - di reinsediarsi in luoghi senza anima né fonti d’acqua, nei quali la cul- tura ancestrale viene annullata costringendo gli in- dios a trascorrere le giornate sotto il solleone aspettando invano la pioggia.

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