Missioni Consolata - Dicembre 2017

16 MC DICEMBRE2017 ITALIA I laici e la missione Questione di stile Chi fa informazione sui diritti umani, chi forma i giovani alla partenza, chi vive in comunità e fa servizio sul territorio. Tutti modi di essere «corresponsabili», perché la missione è per ogni cristiano. «P arlare di missione oggi vuol dire recuperare uno stile di gioia. L’esperienza laicale, il più delle volte ha a che fare con la fragilità e la povertà del nostro essere umani». Così A NTONELLA M A - RINONI , del Pime, introduce la missione declinata al lai- cale. Parla sul palco dell’Auditorium San Barnaba gre- mito di gente. Molti i giovani presenti. «È essenzialmente una questione che ha a che fare con Dio, perché egli esprime una predilezione per i poveri e i fragili. È anche una questione culturale, oltre che teo- logale: dobbiamo aiutare affinché la società accolga questa condizione di fragilità». E poi sull’essenzialità della missione: «Sentirsi essen- zialmente discepoli e discepole missionarie. Senza altre etichette, senza differenziazioni e separazioni. Oggi ab- biamo ancora bisogno di differenziare, in base alla di- versità di carismi, di compiti, di scelte di vita. Ma due cose li contraddistinguono tutti: un grande amore per il Vangelo e una disponibilità ad amare fratelli e sorelle». M ARCO R ATTI , giornalista e fondatore della testata on- line «Osservatorio diritti» ( www.osservatoriodiritti.it ) , è stato missionario laico in Brasile con la moglie Valen- tina. Lì, nel profondo Maranhão, stato povero del Nor- deste, ha attinto quell’energia necessaria per impostare il suo lavoro una volta tornato in Italia. «Solo ascoltando la voce, il grido, la denuncia degli impoveriti, degli ul- timi, di chi è emarginato, posso capire qualcosa di vero, essenziale, autentico per la mia vita. Non è chi vive nella comodità, io credo, che mi può far capire le domande alle quali dobbiamo dare risposte per andare verso una società più giusta e fraterna. Domande scomode spesso sgrammaticate ma sempre autentiche. Chi vive in situa- zioni di ingiustizia, pretende una risposta, e non ci per- mette di girarci dall’altra parte». Marco, 40 anni, ma ne dimostra di meno. Il suo parlare è fermo e chiaro: «Os- servatorio diritti è nato anche in risposta all’urgenza che mi sono portato dietro dal Brasile, con un solo, sem- plice, obiettivo: dare voce agli impoveriti, creando un sito che si occupasse di denunciare le violazioni dei di- ritti umani. La filosofia è quella di far parlare chi subi- sce violazioni dei diritti umani nella propria vita». Spe- cifica, Marco, che la scelta della testata è cercare la so- stenibilità economica senza contare sulle pubblicità, per mantenere l’indipendenza. S i parla di laici missionari a chilometro zero. Sono famiglie che si stabiliscono a vivere nelle canoni- che o case parrocchiali ormai dismesse e le rivita- lizzano, offrendo il loro tempo al servizio della comu- nità. Al Festival portano la loro testimonianza PADRE P IERO D EMARIA , giovane missionario della Consolata e C HIARA V IGANÒ . Sono due membri di una comunità molto particolare, Casa Milaico ( www.milaico.it ) , speri- mentata ormai da oltre un decennio: due famiglie e due religiosi che vivono insieme. Le famiglie vivono in due alloggi separati, ma tutto il resto si fa insieme, ricorda padre Piero: «Si mangia, si prega, si sogna e si decide insieme per le attività da fare». Chiara e il marito R ICCARDO hanno tre figli di cui due adolescenti. Sono stati missionari laici in Ecuador, sem- pre con l’Istituto della Consolata. Milaico si trova a Ner- vesa della Battaglia (Tv). I membri della comunità pro- pongono una presenza pastorale sul territorio che li vede impegnati in tante attività: formazione, ospitalità, coro, e molto altro. «Vivere con i religiosi è un’esperienza che facciamo noi, ma che fa pure chi entra a casa nostra, che vuole essere una casa con la porta sempre aperta», racconta Chiara.

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