Missioni Consolata - Giugno 2017

GIUGNO2017 MC 27 MC A Salesiani. Ci sono i fratelli del Sacro Cuore, in tre diocesi. Anche i Salesiani. C’è ancora molto lavoro di evangelizzazione da fare in Mali, ci sono molte zone che non sono state toccate, dove i missionari non sono mai andati. Io penso che se si creassero altre parrocchie ci sarebbero molte più conversioni. È il personale che manca, abbiamo ancora bisogno di missionari». A livello istituzionale come collaborate con le al- tre confessioni? «Le chiese protestanti ed evangeliche sono riunite in gruppo che ha un proprio presidente. Quelle che non fanno parte di questo gruppo sono considerate sette. I musulmani hanno l’Alto consiglio islamico, con un suo presidente. Poi ci siamo noi cattolici con l’arcive- scovo. Di fronte ai problemi del paese - come ad esem- pio gli attuali scioperi degli insegnanti e dei lavoratori sanitari - ci riuniamo e riflettiamo, per proporre una via d’uscita alla crisi. Stessa cosa quando ci sono delle elezioni, cerchiamo di promuovere la pace, per esem- pio incontrando i candidati. Cerchiamo di lavorare anche sulla riconciliazione nazionale. A livello ufficiale la Chiesa cattolica lavora molto per la pace. Quando ci sono le elezioni, vengono diffuse lettere pastorali indirizzate ai cristiani e a tutti i ma- liani di buona volontà. C’è anche la Caritas che tal- volta fa l’osservazione delle elezioni». Quali sono i problemi attuali del Mali? «Attualmente ci sono molti problemi nel paese. In par- ticolare lo stato non ha autorità, questo è il problema principale, non arriva a imporsi ormai dal 2012. Come arrivare a uno stato più forte? E a una riconciliazione? Ci sono gli attentati, la guerra e i massacri intercomu- nitari, sempre di più. Occorre finire con tutto questo. Il tessuto sociale sta andando in rovina. Penso che l’occupazione del Nord abbia giocato molto, poi ogni etnia o comunità vuole imporsi. Assistiamo alla continua formazione di nuovi gruppi ribelli. Anche su base etnica. Tutto questo è causato dalla mancanza di autorità dello stato. Il Nord è stato abbandonato, ma anche a Bamako si sente la mancanza dello stato, e i politici non rie- scono a migliorare la situazione. Invece di vedere il bene del paese, ognuno vede i suoi interessi perso- nali. Occorre che i maliani prendano coscienza di questo, altrimenti la situazione non cambierà. I problemi tra Bambara e Peulh, nel centro del paese sono tradizionali, tra allevatori e agricoltori, ma adesso hanno assunto un’altra dimensione, una vera guerra». Il 7 marzo è stata rapita suor Gloria Cecilia Nar- vaez Argoti, missionaria colombiana. «Il rapimento di suor Gloria, a Karangasso nei pressi di Sikasso, nel Sud del paese preoccupa tutte le co- munità religiose. Ci chiediamo perché è stata rapita. È perché è una religiosa cattolica o perché chi l’ha rapita cerca soldi? Non ci sono state richieste di riscatto, rivendi- cazioni. Suor Gloria, delle francescane di Maria Im- macolata, era in Mali già da una decina di anni». Abbé Timothée, come vede la soluzione della crisi in Mali? «Occorre cambiare mentalità. Prendere coscienza. È la menzogna che ci ha messi in questi problemi, il fatto che la gente non dica la verità. Non c’è la co- scienza che occorre proteggere il bene comune. Solo con questo il Mali potrà cambiare. La chiesa lavora per questo ma c’è molto da fare e occorre molto tempo. I politici, i lavoratori, a tutti i livelli, tutti gli strati sociali, dalla testa ai piedi». Marco Bello Pagina precedente : l’abbé Thimotée Diallo nel suo ufficio. Qui a sinistra : l’altare della Cattedrale di Ba- mako, con la foto di suor Gloria in evidenza. © Marco Bello #

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