Missioni Consolata - Giugno 2017

MALI 28 MC GIUGNO2017 ha preso il via nell’aprile dello stesso anno. Ne fanno parte 13.000 uomini di 26 nazionalità, tra cui quelle dei confinanti Burkina Faso e Niger. È diventata una delle missioni dell’Onu con più morti tra i caschi blu di tutti i tempi. Importante è la partecipa- zione del contingente tedesco, forte di un migliaio di militari, ol- tre a otto elicotteri, blindati e droni e due arei per trasporto truppe basati a Niamey, Niger. Anche l’Europa ha in Mali un suo contingente, l’ Europen Union trai- nig force (Eutf), con l’obiettivo di formare e riorganizzare le Forze armate maliane. Ha un effettivo di circa 600 uomini di 20 paesi. Il primo agosto 2014 l’operazione Barkhane ha sostituito Serval. Barkhane, sempre francese, co- pre cinque stati (Mauritania, Mali, Burkina Faso, Niger, Ciad), e ha comando a Ndjamena capitale del Ciad. La pace finta che scontenta In questo contesto estremamente complesso e frammentato si è ar- rivati alla firma della pace tra mag- gio e giugno 2015. Accordo quanto mai parziale, perché coin- volge solo alcune sigle. In partico- lare la Cma (Coalizione dei movi- menti dell’Azawad), di cui fa la parte del leone il Movimento per la liberazione dell’Azawad (Mnla). Ha firmato anche la Plateforme , ri- belli detti «filo governativi» attive a Menaka, ad Est . L’accordo pre- vede la smobilitazione dei com- battenti; la creazione del Moc (Meccanismo operativo di coordi- namento), ovvero pattuglie miste governo - ex ribelli firmatari conto i jihadisti; l’installazione di autorità ad interim nelle città del Nord (gli amministratori sono tutti fuggiti a causa della guerra) con la parteci- pazione degli ex ribelli, e la Confe- renza d’intesa nazionale, con l’o- biettivo di una definizione politica dell’Azawad. Ridefinizione che però non è arrivata, scontentando le parti tuareg. Il conflitto cambia livello «A partire da metà 2016 abbiamo visto un cambio di velocità nel conflitto», ci dice la nostra fonte che chiede l’anonimato, «undici gruppi sono usciti dalle coalizioni firmatarie, in dissenso con l’ac- cordo, ritornando nella lotta ar- mata». «Un altro elemento fon- damentale è l’estensione del con- flitto nel centro del paese, la re- gione di Mopti. Questa zona è sempre stata legata al governo, molto più del Nord, ma adesso lo stato sembra averne perso il con- trollo». In effetti «si è partiti con la guerra a Nord, ma andando di questo passo non si può esclu- dere che tra qualche tempo il conflitto interesserà anche il Sud, quindi tutto il paese», rivela un’altra fonte locale. Un osservatore maliano basato a Gao ci conferma: «La crisi sta prendendo un’altra dimensione, molto più preoccupante. Prima si trattava di gruppi armati ribelli che combattevano contro lo stato centrale, adesso sta diventando un conflitto con caratteristiche comunitarie, ovvero comunità et- niche diverse che si affrontano». La nostra fonte si riferisce agli scontri tra diverse comunità che avvengono nel Nord, ad esempio a Gao, tra Tuareg, Arabi e Songo. «A causa dell’applicazione del- l’accordo di pace, è frequente che un gruppo si senta leso o emargi- nato e quindi entri in conflitto con gli altri per far valere i suoi di- ritti». È il caso di gruppi Songo di Gao, che si sentono discriminati dai gruppi Tuareg che hanno par- tecipato al negoziato. O ancora, l’applicazione delle pattuglie mi- ste ha visto l’entrata in città di combattenti armati che prima erano considerati nemici e tenuti alla larga, e questo «ha suscitato percezioni diverse nella popola- zione e creato tensioni». «Biso- gna anche dire che tutti questi gruppi etnici hanno dei movi- menti di supporto all’estero che li sobillano soprattutto grazie al- l’uso dei social network». Il contagio si diffonde Altra questione importante del- l’ultimo anno è l’estensione del conflitto alla regione centrale del paese. Qui i gruppi ribelli sono a © Marco Bello

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