Missioni Consolata - Maggio 2017

COLOmbia un paese multietnico. È un’espres- sione che a me provoca vergogna. Dire multietnico significa dire che è un paese di diversi, dove ognuno vive e lascia vivere e nulla di più. Mi sembra che sia troppo poco. Noi abbiamo bisogno non di un paese multietnico ma plurietnico. Anzi, ancora meglio sarebbe la pa- rola interetnico in cui la maggio- ranza e le minoranze si relazio- nano, imparano le une dalle altre, crescono in un contatto mutuo. In- vece, dicendo multietnico è come dire: “Io sono qui e tu là”, “Io non ti disturbo e tu non mi disturbi”. Una minoranza etnica che si chiuda (come succede in Colom- bia) poco a poco va a sparire per- ché le culture non crescono per in- tra-fecondazione ma per inter-fe- condazione. Tutte le culture, tutti i popoli si arricchiscono. Se, al con- trario, uno si chiude, va a debili- tarsi. Ricordo che, in questo momento, c’è un problema molto grave nel Nord della Colombia, tra i Guaji- ros: i loro bambini stanno mo- rendo. Morendo di fame» (sono stati oltre 60 i bimbi morti nel 2016, ndr ). La coca e la narcoeconomia È difficile non ricordare che la Colombia è nota in tutto il mondo per la droga. Oggi, nel suo paese, qual è il peso della narcoeconomia? «Io non definirei assolutamente così la nostra economia. È un fatto che ci sia un lavaggio di dollari. Tuttavia, da parte dello stato c’è una coscienza ben chiara che esso non può funzionare con questo tipo di denaro. Il contrasto di que- sto business è molto grande. Le tonnellate e tonnellate di droga che si individuano ogni mese e anno testimoniano che stiamo lot- tando contro questo problema. Che è molto grande e che è inter- nazionale. All’interno dell’accordo di pace si stabilisce di aiutare a chiudere con la coltivazione della coca. Prima si era pensato di farlo attraverso la cosiddetta fumigazione (disinfe- stazione con glifosato, un erbicida probabilmente cancerogeno, ndr ). Ci furono molte proteste, alcune corrette, altre meno». La fumigazione avveniva anche tramite il Plan Colombia degli Stati Uniti... «Sì, esso aiutava anche in quel senso. Comunque, ci furono pro- teste e dunque si decise di sradi- care le piante manualmente. In tal modo non si contamina l’aria e non si causano problemi addizio- nali. Adesso anche le Farc an- dranno a distruggere le pianta- gioni di coca e lo faranno assieme all’esercito. Questa mi pare una buona cosa». Però i cocaleros , i piccoli pro- duttori, coltivano la coca per- ché non hanno alternative... «No, non direi questo. Per 13 anni io sono stato vescovo del Caquetà, un dipartimento con una notevole produzione di coca. In quel mo- Dunque, possiamo riassumere tutto in tre parole: verità, giu- stizia, perdono. È così? «Sì, è corretto. Tutte e tre sono parole importanti. Verità per le vittime. Giustizia perché la guerri- glia deve rispondere di quello che ha fatto. E perdono che è la moti- vazione interna di una persona per essere nuovamente felice». Gli indigeni e il conflitto L’oltre mezzo secolo di conflitto interno come ha influenzato la vita delle minoranze etniche? «Le minoranze non sono state col- pite in quanto minoranze, ma in quanto colombiane. Tutti siamo stati colpiti dalla guerra. Anche le minoranze etniche. Una delle con- seguenze della guerra è stata la confisca della terra principalmente ai contadini e appunto agli indi- geni. Sono stati soprattutto i gruppi paramilitari a farlo per be- neficio di alcuni. Questo ha pro- dotto grandi sofferenze. Ci sareb- bero molte cose da dire sulle mi- noranze indigene». Per esempio? «Per esempio che la Costituzione della Colombia afferma che esso è 26 MC MAGGIO2017 A destra : papa Francesco riceve in Vati- cano il presidente Santos e Álvaro Uribe, capo dell’opposizione (16 dicembre 2016). Sotto: la pallottola convertita in penna («bolígrafo»), usata per firmare l’accordo del 24 novembre, viene regalata al papa da Santos (16 dicembre). # © Osservatore Romano / AFP © Vincenzo Pinto - Pool / AFP

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