Missioni Consolata - Maggio 2017

12 MC MAGGIO2017 SUD SUDAN Testimonianza di un operatore umanitario Il mio consiglio? Andatevene! Le statistiche snocciolano freddi numeri. Mentre caldi ragazzi soldato devastano il proprio paese. La gente viene uccisa in base all’etnia. Gli occhi delle donne sfol- late sono svuotati dalla fame e da ciò che hanno visto. E alcuni (pochi) leader di- ventano ricchissimi. Racconto di un cooperante dal Sud Sudan. J UBA . «La sicurezza alimentare in Sudan del Sud continua a deteriorarsi con 4,9 milioni di persone (circa il 42% della popolazione) a ri- schio di grave fame prima dell’estate, e una prospet- tiva di crescita fino a 5,5 milioni di persone a luglio 2017, nel pieno della stagione delle piogge. Si afferma che la portata di questa insicurezza alimentare sia senza precedenti» (Ipc - Integrated Food Security Phase Classification in South Sudan gennaio - luglio 2017). Questo indica il bisogno, anzi il dovere, di in- tervenire subito, attraverso aiuti umanitari, sia in termini di distribuzioni di sementi e attrezzi agricoli - prima che inizi la stagione delle piogge (aprile-mag- gio) per riuscire ad avere un raccolto in un paio di mesi -, sia, e soprattutto, di distribuzione di cibo, cosa che non è assolutamente sostenibile e, probabil- mente, fattibile, se consideriamo quante emergenze umanitarie ci sono nel mondo in questo momento. Gli sfollati interni sono 1,89 milioni, più di 1 milione e mezzo i rifugiati nei paesi confinanti, e non solo a causa del conflitto cominciato nel dicembre 2013, ma anche per la mancanza di cibo. Pos- siamo però cominciare a contare anche chi ri- torna dai campi rifugiati in Kenya (Kakuma) e da quelli ugandesi, visto che le condizioni di accesso al cibo lì non sono migliori, come pure all’educazione e alla salute. Sono 7,5 milioni le persone che necessitano di assistenza e protezione umanitaria, su una popolazione stimata in 12 milioni, quindi più della metà (dati Ocha febbraio 2017 e Unhcr febbraio 2017). Numeri freddi Numeri, solo numeri, che potrebbero non dire molto, e in effetti come possiamo figu- rarci di quanta gente si sta parlando? Restano cifre e appelli, in attesa che qual- cuno mobiliti qualcosa per rispondere a questa ennesima emergenza. Tutto questo è il risultato di più di tre anni di conflitto, di cui probabilmente nessuno sa la ragione, perché forse la conosce solo chi sta al potere. Motivi che non sono certo quelli di migliorare le condizioni della gente, fosse anche solo della propria etnia. Ormai chi va al governo ci sta giusto il tempo necessario per mettere da parte qualche soldo e prepararsi un rifu- gio all’estero, lontano da questo paese in cui più nes- suno vuole vivere (nemmeno gli operatori umani- tari). Ormai è un gioco noto. I leader Mentre i leader non si sa più chi siano, visto che ogni giorno nasce una nuova fazione etnica e politica, e, cosa ancora più grave, che ormai non hanno più il controllo delle forze armate, si moltiplicano i gruppi armati senza uniforme e senza bandiera. Nessuno sa più chi è colui che ha di fronte. A questa gente ormai triste, spenta, senza speranze, con le case bruciate, distrutte, saccheggiate, chi ci pensa? Ma questi gruppi non sono stanchi di combat- tere inutilmente? Sì, perché fanno la guerra contro qualcuno che si sta arricchendo di denaro e di po- tere, mentre la gente continua a non avere nessuna prospettiva di miglioramento. © Af MC

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