Missioni Consolata - Aprile 2017

pietre di Fort Mercredi per an- dare a costruirsi la casa. Se non c’è una politica statale per pre- servare e valorizzare queste ric- chezze, presto si deterioreranno. Poi c’è il vodù. In Luisiana, a New Orelans, fanno uno sfruttamento turistico enorme del vodù, e si paga per vedere cerimonie fa- sulle. Le manifestazioni del vodù, come il Guédé (pronuncia ghedé, sono gli spiriti degli antenati morti, molto presenti nelle ceri- monie, ndr ) si stanno deterio- rando, lumpenizzando. In passato erano spettacoli incredibili. Per questo occorrerebbe una po- litica turistica intelligente, radi- cata nella cultura. Poi c’è un con- testo globale: occorre togliere le immondizie per strada altrimenti i turisti saranno disgustati. C’è pure una natura che resiste, nonostante tutto quello che è stato fatto contro di lei in questo paese. È qualcosa di miracoloso. Mare, montagna, deserto, micro- climi differenti. Poi la grande gen- tilezza della gente. Tutte condi- zioni molto favorevoli al turi- smo». La cultura per chi? Chi ha accesso alla cultura, nelle sue varie forme? «Come valore di utilizzo, da non confondere con il valore commer- ciale, la cultura è alla portata di tutti. Le persone che officiano nei templi vodù producono cultura e allo stesso tempo la consumano. Così come i musicisti rap, che co- piano i rapper statunitensi, una moda che sta invadendo le bidon- ville con i suoi modelli. È una cul- tura trash. Se parliamo di belle arti, allora non ci sono molti consumatori ad Haiti. C’è un impresario haitiano che ha prodotto la maggior parte dei musicisti del paese che mi dice: “Ad Haiti ci sono 300 consu- matori per i prodotti che fac- ciamo, i dvd dei tuoi film e i cd che io produco”. Non ci sono con- sumatori paganti. In passato c’erano i turisti che compravano i quadri e altri pro- dotti culturali, adesso questo mercato non esiste più. Anche per questo gli artisti non riescono più a vivere. Allora ci chiediamo: come riuscire a fare dei film in un paese così povero come Haiti? Io, per for- tuna, sono conosciuto e ho qual- cuno che mi apprezza e finanzia i miei film. Inoltre ci sono diverse televisioni che li acquistano». Il regista si gira e ci mostra un quadro alle sue spalle. Raffigura uno scheletro, sul cranio un cap- pello nero a tese larghe, intento a suonare una chitarra elettrica. «Alle mie spalle avete il più grande Guedé di tutto l’universo. Lo riconoscete? È Micheal Jack- son, è lui il re dei Guedé». Marco Bello A sinistra : il Palazzo delle 365 porte, a Petite Rivière de l’Artibonite. Sotto a sinistra: l’ex presidente René Préval. Qui sotto: Arnold Antonin nel suo studio durante l’intervista. Qui accanto: manifesto con una famosa foto di Jacques Roumain, affisso in una biblioteca di quartiere a Port-au-Prince. # APRILE2017 MC 15 MC A

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