Missioni Consolata - Aprile 2017

14 MC APRILE2017 gna ed è come piovuta in città, dove non ha nessun attacca- mento, mentre perde le radici ru- rali. Sono persone declassate e disorientate che vanno ad abitare le immense bidonville delle di- verse città haitiane, ma anche tutte le piccole baraccopoli che troviamo ovunque a Port-au- Prince, in centro, in periferia, di fianco ai quartieri dei ricchi. Que- sto fenomeno crea una situazione molto particolare, paradossale. E i paradossi interessano molto gli artisti. Si dice che Haiti sia un “pa- radiso infernale”, è un ossimoro. Un ossimoro invivibile per molte persone. Non per noi della classe media, gli intellettuali. Noi riu- sciamo a sopravvivere, ad avere un minimo livello di vita digni- tosa. Ma per la maggioranza, ov- vero i contadini che non riescono a vivere in campagna, emigrare diventa obbligatorio. Molti vanno in Repubblica Dominicana e nelle Antille. La classe media, gli intellettuali, i professori, contribuiscono alla cultura tramite la letteratura, la musica, ecc. Ma anche loro sono in difficoltà in modo permanente, perché a ogni crisi economica e politica si innesca una fuga di cer- velli, un’emorragia che costitui- sce un duro colpo per chi rimane. Le gallerie d’arte sono sempre meno numerose, gli artisti non vi- vono più di pittura, devono avere un altro mestiere. Chi fa cinema pure. Ci sono artisti che hanno tre o quattro mestieri». Una politica miope Ad Haiti esiste un potenziale enorme di produzione artistica e culturale che potrebbe essere va- lorizzato e dare un apporto eco- nomico notevole, oltre che diffondere un’immagine molto più positiva del paese nel mondo. Al contrario, dopo il terremoto l’impostazione dei politici è stata quella di attirare un «turismo di alta gamma». Così sono stati co- struiti tre hotel di lusso, di un li- vello inesistente prima nel paese. E sono stati favoriti gli sbarchi delle crociere sulle più belle spiagge, opportunamente isolate dal resto del contesto. Tutto que- sto anziché appoggiare gli artisti, o la creazione culturale in genere. «È un paese potenzialmente ricco di cultura. C’è una ricchezza im- materiale enorme qui. La storia di Haiti può attirare molti. Poi ci sono anche ricchezze materiali, come le rovine coloniali. Haiti è il paese dei Caraibi che ne ha di più: forti militari, palazzi coloniali, ecc. Ma ho visto la gente togliere le sponsorizzata da certi dirigenti del paese, assistiamo a una resi- stenza, e quelli che resistono fon- damentalmente sono i contadini. Jacques Roumain (grande poeta e scrittore haitiano, impegnato in politica, scomparso misteriosa- mente nel 1944, ndr ) diceva che gli unici elementi validi di questo paese sono i contadini. Sono i soli che hanno una cultura propria e questo ha permesso loro di so- pravvivere. Hanno un attacca- mento alla terra natale e hanno una tradizione. Ma la popola- zione rurale sta diminuendo e stiamo diventando un paese con una maggioranza di popolazione urbanizzata. Però non c’è una vera cultura urbana, perché lì c’è gente che ha lasciato la campa- HAITI È morto René Préval I l 3 marzo è morto di crisi car- diaca l’ex presidente René Garcia Préval. Aveva 74 anni. Già primo ministro di Jean-Ber- trand Aristide (1991), poi suo del- fino, fu due volte presidente della Repubblica (1996-2001 e 2006- 2011) e il primo presidente nella storia a terminare un mandato completo. Personaggio espres- sione della sinistra e dei movi- menti sociali, veniva chiamato «Presidente pompiere» perché si recava sui luoghi dei disastri av- venuti, mentre faceva poco o nulla per prevenirli. Era presi- dente al momento del terribile terremoto del 12 gennaio 2010. Ma.Bel.

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