Missioni Consolata - Marzo 2017

MARZO2017 MC 29 P rima dell’ateismo di stato, imposto dal regime nel 1967, sull’onda di una casereccia «rivolu- zione culturale» d’imitazione cinese, si stima che l’Albania fosse composta per il 70% da musul- mani, per il 20% da cristiani ortodossi, per il 10% da cristiani cattolici. Terminata la dittatura, stando a un discusso censimento promosso dal governo Beri- sha nel 2011, oggi il 57% dei cittadini albanesi si di- chiara musulmano, il 10% cattolico, il 7% ortodosso, il 2% bektashi, lo 0,1% cristiano evangelico, mentre solo il 2,5% si definisce ateo. Il rifiorire religioso, in- dice da un lato delle stratificate identità storiche che il regime non potè estirpare e dall’altro di una ricon- quistata libertà spirituale, ha destato l’interesse del mondo. Non è un caso che l’Albania sia stato il primo paese europeo visitato da papa Francesco. Era il 21 settembre 2014, e da una straripante piazza Madre Teresa a Tirana il pontefice ha ricordato il martirio di cattolici, ortodossi e musulmani durante il regime comunista, sottolineando come lo «spirito di comu- nione» vigente tra le rinate comunità religiose alba- nesi costituisca un «esempio per l’Europa» da con- trapporre a ogni deriva estremista. Un anno dopo, la Conferenza per la pace organizzata dalla Comunità La situazione religiosa Lontani i tempi dell’ateismo di stato Oltre la metà degli albanesi si dichiara musulmana. Finora nella patria di Madre Teresa non ci sono stati conflitti religiosi. Oggi la situazione è diversa. Per l’in- fluenza della Turchia di Erdogan, ma anche per l’attrazione dello Stato islamico. di Sant’Egidio sempre a Tirana avrebbe proseguito questa narrazione, elevando il piccolo paese balca- nico a terra simbolo del dialogo interreligioso. In ef- fetti, a fronte di un frastagliato panorama religioso, nell’Albania odierna non esistono conflitti evidenti tra le diverse comunità di fede. Tuttavia, se ciò non avviene, è anche per la concezione «familistica» della propria appartenenza («mio nonno era musul- mano per cui io mi dichiaro tale») unita alla man- canza di un vero e proprio dialogo fondato sulla reci- proca conoscenza teologica e spirituale. Così come avviene in altre zone dell’intricato puzzle balcanico, anche in Albania - e soprattutto per gli albanesi et- nici che vivono al di fuori dei confini dello stato alba- nese - l’appartenenza religiosa è legata a doppio filo alla questione identitaria e acquisisce di conse- guenza una dimensione marcatamente politica. Lo sa bene la Turchia di Erdogan che, nel pieno centro di Tirana, sta costruendo la più grande moschea di tutti i Balcani. Un’Albania a maggioranza musul- mana si presta infatti al «neottomanesimo» regio- nale organizzato da Ankara, una politica che finan- zia prestigiosi Istituti turchi, favorisce la penetra- zione televisiva in lingua e valorizza l’elemento reli- gioso, nel tentativo di riportare «a casa» le antiche province dell’Impero dei sultani. C ome ben spiegato da Roberto Morozzo della Rocca in «Nazione e Religione in Albania» (Besa Editrice), in contesti politicamente fluidi le religioni possono contribuire sia a insi- diare che a preservare un’identità nazionale: ad esempio, l’ortodossia dell’Albania meridionale è sempre stata utilizzata dai greci per giustificare le rivendicazioni sull’«Epiro del Nord», mentre in Kosovo la religione islamica ha aiutato gli albanesi a preservare la propria identità nazionale in con- trapposizione ai serbi o ai bulgari - a Pristina i ves- silli dell’Islam hanno sempre sventolato in difesa dell’identità albanese, anche negli anni in cui la «madrepatria» comunista si presentava come prima «ateocrazia» del mondo. Una dinamica al- quanto simile coinvolge oggi le minoranze albanesi della Macedonia - tanto più musulmane quanto minacciate - e in prospettiva potrebbe contribuire a nuove forme di radicalismo religioso, magari vei- colate dal quadro internazionale. È un fatto accer- tato che in Siria, sotto le insegne dell’Isis, abbia combattuto un nutrito gruppo di foreign fighters d’origine albanese, provenienti però soprattutto dal Kosovo. Nicola Pedrazzi MC A © Claudia Caramanti

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