Missioni Consolata - Marzo 2017

MARZO2017 MC 15 sisal, il ferrocemento. Negli anni ’80 a Torino c’era la scuola del professor Giorgio Ceragioli che aveva creato una grande sensibi- lità sull’habitat adattato ai paesi in via di sviluppo. «L’attività di Ro- berto era autonoma, ma certo si è inserita e in questa corrente di pensiero e di lavoro» ricorda la professoressa. Roberto Mattone inizia a occuparsi di costruzioni in «terra cruda» all’inizio degli anni ’90. Si reca in Brasile e le condi- zioni di vita nelle favelas lo colpi- scono particolarmente. Il profes- sore ha ottenuto un finanzia- mento dal Cnr (Consiglio Nazio- nale della Ricerca) per una ricerca dal titolo: «Abitazioni a basso co- sto nei paesi in via di sviluppo». Lo studio si svolge in partenariato con il professor Normando Pe- razzo Barbosa dell’Universidade Federal da Paraíba a João Pessoa. «Una realtà, quella delle favelas - ricorda la professoressa - che dopo 25 anni in alcuni casi non è cambiata di molto, come ho po- tuto constatare personalmente». Il primo passo è quello di indivi- duare il materiale da utilizzare: «Il più diffuso era la terra. Gli abitanti erano però molto scettici, perché terra significa povertà. Loro vole- vano i blocchi di cemento». In Brasile, soprattutto nel Nord Est si utilizza terra e fango su intelaia- ture di bastoni per fare delle casu- pole molto precarie e malsane, ti- piche degli strati sociali più po- veri. Sistema costruttivo chiamato «Taipa». Innovazione «povera» Il professore, con la sua ricerca, inizia a produrre mattoni in terra cruda stabilizzati con l’aggiunta di cemento e compattati con presse manuali. Ma non basta. Modifica la forma del blocco parallelepi- pedo convenzionale, facendone una specie di grande Lego, il gioco di costruzioni. «Il blocco fu dotato di risalti e riscontri che servono a facilitare la posa dei mattoni per fare i muri solidi senza bisogno di particolari strumenti o compe- tenze», spiega Massimiliano. I fa- velados della zona in cui Roberto Mattone lavora, sono tagliatori di canna da zucchero e nulla sanno di costruzioni: impossibile trasfor- marli in muratori, occorre un si- stema costruttivo particolarmente semplice. «Il blocco opportuna- mente modificato si posa facil- mente per erigere muri, senza l’uso della cazzuola o del filo a piombo. Inoltre c’è bisogno di po- chissimo legante tra un blocco e l’altro (circa 3 mm), mentre per i blocchi di cemento ne vengono usati 2,5 centimetri. E questo, ol- tre a semplificare, riduce notevol- mente i costi». Roberto Mattone adotta una pressa manuale, che modifica op- portunamente in laboratorio e convince la casa costruttrice, la Al- tech francese, a farne una produ- zione. Recentemente i professori del Politecnico di Torino Giuseppe Quaglia, Walter Franco e Carlo Ferraresi, in collaborazione con l’ingegner Matteo Asteggiano, sette anni fa, aveva iniziato pro- prio in Burkina Faso, a Nanorò, con la costruzione di un mercato coperto». Dopo una breve pausa, che tradisce una certa emozione nel parlare del compagno di una vita, la professoressa, ormai in pensione, prosegue: «Dopo la scomparsa del professore, questo sistema costruttivo che lui aveva messo a punto, facile, innovativo, sostenibile per quanto concerne l’uso dei materiali, facilmente ap- propriabile da chi non è mura- tore, è stato diffuso in altri paesi dell’Africa e dell’America Latina». Continua: «Recentemente è nata una proposta del comune di Gru- gliasco (To) per collaborare a questo progetto e con grande en- tusiasmo l’associazione ha ade- rito alla richiesta». Gloria Pasero, anch’essa alla facoltà di Architet- tura del Politecnico di Torino, ol- tre ad essere docente e moglie, è stata l’assistente del professor Roberto Mattone per molti anni. Così, dopo il tramonto, nella pe- nombra, con il placarsi del caldo torrido e il sopraggiungere delle zanzare, tra un blackout elettrico e l’altro, Gloria e Massimiliano ci raccontano l’incredibile storia del «blocco Mattone». L’idea di Mattone Il professor Roberto Mattone, ar- chitetto, da sempre è attratto dalle tecnologie per costruzione cosiddette «povere», che utiliz- zano i materiali locali. Ha lavorato, tra l’altro, con il gesso, le fibre di © Af Mattone • Cooperazione | Habitat | Materiali locali • MC A A sinistra: uno dei ragazzi formati in Burkina Faso mostra orgoglioso un blocco Mattone appena realizzato. Qui: i coniugi Gloria Pasero e Roberto Mattone. Qui durante una missione in Argentina nel 2008. #

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=