Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2017

• Ricerca interiore | Crisi • GENNAIO-FEBBRAIO 2017 MC 65 genze e in piena libertà, può com- piere uno o più tratti del cam- mino. E può, se vuole, anche con- tinuare: la Fraternità propone an- che corsi a tema per approfon- dire quegli argomenti che cia- scuno sente più vivi dentro di sé. Uno spazio per sostenere il cammino della vita I corsi, che si sviluppano ogni fine settimana, dal venerdì alla dome- nica, sono stati per molto tempo l’architrave della proposta di Ro- mena. Ma negli ultimi dieci anni l’attività si è allargata a ventaglio, stimolata dal vento dei viandanti, Intervista a don Luigi Verdi Dio è un abbraccio Tra le iniziative della Fraternità c’è un gruppo, chiamato Nain, composto da genitori che hanno perso un figlio. Tu cosa provi a fare per loro? «Non cerco di dare alcuna risposta. Cerco solo di stare loro accanto. Come Gesù non è venuto a dare una risposta al dolore, l’ha riempito di una presenza. Ha detto “io ci sono”. In genere arri- vano con domande crude: “Dov’eri quel giorno?”, “Da dove ricomincio?”. All’inizio vengono e non piangono, sono arrabbiati con la vita. Poi comin- ciano a piangere e le lacrime le asciugano subito. Poi, quando scendono le lacrime, le lasciano an- dare. Vuol dire che quel dolore comincia a addol- cirsi. Ho un ricordo indimenticabile di una mamma che beveva le lacrime: bere le lacrime perché nemmeno quelle posso buttare via, anzi possono servirmi». Bisogna per forza toccare il fondo per sentire la carezza di Dio? Bisogna toccare la vita vera. Quella c’è quando sei innamorato o anche disperato. Quando abiti davvero la vita. Cosa offre Romena? Io credo che a ognuno di noi servano solo tre cose: un pezzo di pane, di un po’ d’affetto e di sentirsi a casa. Quello che vo- gliamo dare è que- sto. Ma.Or. Don Luigi, come sei arrivato a pensare Romena? «In modo naturale. Non ne potevo più di quei luoghi dove a Dio si chiede sempre un miracolo, o di quelli dove lo si vive come qualcuno che dal- l’alto sottomette o giudica. Ho sempre immagi- nato Dio come un abbraccio. Così ho pensato a un posto dove io appoggio la testa sulle spalle di Dio e Dio su di me e semplicemente si trova un po’ di pace». Cosa vuole essere Romena? «Uno spazio per la lettura, il silenzio, per man- giare, per camminare, in cui chiunque si possa trovare a casa. Non a caso abbiamo collocato al- l’ingresso una poesia di Rumi: “Vieni, vieni, chiunque tu sia, sognatore, devoto, vagabondo, poco importa. Vieni, anche se hai infranto i tuoi voti mille volte. Vieni, vieni, nonostante tutto, vieni”». La fraternità è nata dopo un tuo periodo di crisi personale. Cosa ti ha insegnato quel pe- riodo? «Alla fine di quella fase trovai un Salmo (117, 22): “La pietra scartata è diventata la pietra ango- lare”. I due motivi veri della crisi, il nocciolo, erano la mia timidezza e queste mani imperfette. Ma perché, mi sono detto, questi punti deboli non possono diventare il meglio di me? E ho co- minciato una lotta con me stesso: ho preso a guardare negli occhi le persone senza scappare, ho cominciato a dipingere e a creare con queste mie mani. Il messaggio è tutto qui. A Romena vengono tante persone ferite dalla vita: la cosa più bella è quando hai una ferita e, invece di ma- ledire, benedici, quando riesci a trasformare la maledizione in benedizione». MC A

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