Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2017

64 MC GENNAIO/FEBBRAIO2017 Per far riposare Dio e l’uomo Questa pieve, edificata 900 anni fa, negli anni ’80 viveva da tempo nell’oblio, frequentata solo da qualche turista e da una manciata di parrocchiani, ultimi superstiti di una campagna spopolata. La bellezza non frequentata dal- l’uomo è una bellezza spenta, ad- dormentata. Per risvegliarla ci vo- leva il bacio di una vita ferita, di un giovane prete in cammino. Don Luigi Verdi, di san Giovanni Valdarno (Ar), dopo alcuni anni da prete a Pratovecchio, a due passi da Romena, aveva comin- ciato a fare i conti con la sua vo- cazione, con le sue ferite, con la sua timidezza, tanto da cercare strade nuove tra il deserto e la Bolivia. Ma aveva trovato un po’ di pace solo fermandosi oltre quella curva a gomito. Dal suo travaglio personale è nata Romena, capace di tenere in- sieme la vocazione di quel luogo e la sua di prete. La scintilla l’aveva offerta un capi- tello della pieve: c’era scritto che quel luogo era stato edificato «in tempore famis». Dunque quella bellezza era originata da una ca- restia, da una crisi. Una crisi che conteneva un’opportunità. Come le crisi personali, perché la crisi smaschera, mette a nudo, chiama all’autenticità, a guardare oltre. C’era poi un altro segno: per i pel- legrini del Medio Evo in marcia verso Roma, la pieve rappresen- tava un punto di riposo dove fer- marsi per una notte, rifocillarsi e ripartire. Allo stesso modo la fu- tura fraternità avrebbe potuto of- frire un luogo di sosta ai vian- danti. Una sosta per ritrovarsi e riscoprire la bellezza della loro unicità e per riprendere e prose- guire il loro cammino, una sosta «per far riposare Dio e l’uomo». Semplicità, accoglienza, calore La porta della canonica di Ro- mena si è aperta nel maggio 1991 per accogliere i primi viandanti. Erano giovani, per lo più del luogo, ma evidentemente la pro- posta sapeva toccare il cuore delle persone, perché da quel momento è cominciato un passa- parola che non si è più fermato e che, negli anni, ha portato a Ro- mena migliaia di persone prove- nienti da tutto il paese, da ogni storia, di ogni età, convinzione, condizione sociale. «Siamo partiti - spiega don Luigi - dalla convinzione che oggi non ci sono necessarie né teorie, né ideologie per spiegare la vita, ma che tutti abbiamo bisogno di un po’ di silenzio, di una pausa, di un tempo per riallacciare i rapporti con la nostra autenticità. Ed è questo ciò che proviamo a offrire a Romena». I tre corsi base Alla base della proposta di Ro- mena c’è un cammino suddiviso in tre corsi, che ha come riferi- mento la parabola del figliol pro- digo. Quando una persona vive una crisi (per il figliol prodigo è il momento in cui prende consape- volezza di ciò che è diventata la sua vita) il primo gesto concreto da fare è quello di guardarsi den- tro per ritrovare la propria auten- ticità. Questa è, in sintesi, la pro- posta del primo corso. Il passaggio successivo è quello di far pace col Padre, con Dio: nel secondo corso, attraverso espe- rienze di gesti, di semplicità, di ascolto, l’invito è quello di perce- pire che c’è un Padre pronto ad abbracciarci. Il terzo passo è semplicemente quello di trasferire nella vita di tutti i giorni, nel tessuto del no- stro quotidiano, la nuova consa- pevolezza di sé e dell’abbraccio con l’infinito. Perché l’esperienza di umiltà e di semplicità devono poter «fare casa» dove viviamo. Questo è il terzo corso. Ogni persona, secondo le sue esi- In queste pagine : alla bellezza della na- tura in cui è immersa Romena, si accom- pagna la bellezza artistica e spirituale della pieve stessa e dei molti dettagli disseminati al suo interno e all’esterno. La foto qui a destra rappresenta una delle otto tappe («umiltà») della «via della resurrezione», un percorso che si snoda nel bosco segnato dalle otto pa- role chiave su cui si fonda il cammino di Romena. In basso a destra : don Luigi Verdi. # ITALIA

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