Missioni Consolata - Marzo 2016

INDIA 12 MC MARZO 2016 Le violenze di casta spingono all’esodo verso le città Vivere e morire da Dalit Alcuni casi di violenze su ragazze e donne indiane sono diventati famosi a livello internazionale. Si tratta di abusi su Dalit. La giustizia indiana è ancora troppo influenzata dalla «solidarietà» di casta. N el novembre 2014, il ritrovamento di due ragaz- zine dalit di 14 e 12 anni impiccate a un albero nei pressi di un villaggio nello stato di Uttar Pradesh sconvolse l’India ed ebbe ampia risonanza sui media internazionali. Per gli abitanti del villaggio non c’erano dubbi: le piccole, che si erano allontanate dal centro abitato privo di servizi igienici in cerca di un luogo isolato per i propri bisogni, erano state aggre- dite sessualmente da uomini di una casta superiore e quindi uccise. Del resto, gli stupri ai danni della popo- lazione dalit locale erano prassi comune. Un’inchiesta della polizia ha in seguito smentito quest’ipotesi, con- cludendo che le ragazzine si sarebbero suicidate per sfuggire alle pressioni familiari. Una verità a cui le or- ganizzazioni dalit del paese non credono tutt’ora. «In questi casi c’è sempre solidarietà di casta», dice Bezwada Wilson, fondatore e leader di Safai Karma- chari Andolan (Ska). «E i capi della polizia, che pro- vengono dalle caste superiori, raramente fanno qual- cosa per fare giustizia della morte di un Dalit». Negli ultimi anni, il tema della violenza sulle donne in India ha avuto grande risonanza a livello internazionale. Ep- pure, sono soprattutto i casi che si verificano in am- biente urbano a godere dell’attenzione dei media e a suscitare mobilitazioni di massa. Il problema non solo esiste nelle aree rurali del paese in misura dramma- tica, ma continua ad aggravarsi, particolarmente negli stati più poveri e conservatori, come l’Uttar Pradesh o il Bihar, nel Nord Est dell’India, al confine con il Nepal, dove il nazionalismo Hindu è usato da politici locali per mobilitare il consenso tra le masse rurali. I n generale, l’impennata negli abusi e violenze con- tro i Dalit è il prodotto di dinamiche sociali legate alla crescita economica indiana, all’urbanizzazione crescente e a quella che viene percepita come una sfida a un ordine sociale consolidato. «Il moltiplicarsi delle violenze - spiega Bezwada - è un effetto collate- rale del boom economico che una parte dell’India, so- prattutto in città, sta vivendo». Molti coltivatori, soprattutto dalit, emigrano dalle zone povere del paese verso megalopoli come Nuova Delhi o Mumbay, affollando le baraccopoli e vivendo di lavori saltuari come portatori nei mercati o condu- centi di risciò. Molti tra loro, però, approfittando del relativo anonimato di casta di cui godono in città rie- scono a farsi strada, magari aprendo piccoli com- merci, grazie ai quali sono in grado di inviare rimesse ai parenti rimasti del villaggio. Gli effetti di queste ri- messe sono visibili in piccoli ma significativi cambia- menti: le baracche di fango vengono ricostruite in mu- ratura, spesso con delle latrine che evitano rischiose trasferte notturne nei campi. Miglioramenti che ven- gono interpretati dai membri di casta superiore come oltraggi alla gerarchia sociale che danno ai Dalit il co- raggio di ribellarsi agli abusi. D alla città arrivano infatti non solo denaro ma an- che idee di uguaglianza e giustizia sociale, che scatenano la rabbia di chi ha occupato per mil- lenni i gradini più alti della piramide. Questa si mani- festa sotto forma di violenze, come quelle indicibili sof- ferte da Surekha Bhotmange e dalla sua famiglia nel cosiddetto massacro di Khairlanji, dal nome del villag- gio del Marahashtra in cui avvenne nel 2006. La scrit- trice indiana Arundhrati Roy, che da sempre si batte contro le violenze di casta, ha raccontato in uno strug- gente articolo gli orrori subiti da Surekha per il solo fatto di aver denunciato chi impediva alla sua famiglia di allacciarsi alla rete elettrica o migliorare la propria casa. Mentre il marito era assente, Surakha e la figlia furono costrette a sfilare nude, violentate e picchiate a morte da una folla inferocita mentre i due figli maschi furono castrati e quindi uccisi. Anche in quel caso, la polizia si rifiutò di riconoscere le responsabilità degli assassini membri di una casta più alta. Solo un’ondata di proteste da parte di Dalit nello stato e in tutto il paese spinse le autorità a intervenire in modo più de- ciso. Otto persone furono arrestate, ma le sentenze fu- rono gradualmente ridotte. «La giustizia funziona in modo diverso per i Dalit e per i membri di casta supe- riore», dice Bezwada. «È per questo che l’esodo dalle campagne accelera e le città indiane continuano a cre- scere: persino in una baraccopoli, un Dalit può rina- scere come un uomo nuovo». Gianluca Iazzolino

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=