Missioni Consolata - Dicembre 2015

DOSSIER MC 50° AD GENTES DICEMBRE 2015 MC 45 Pagine precedenti : vescovi africani arrivano per la prima sessione del Concilio. Il cardinal Rugambwa del Tanganika in una conferenza stampa di vescovi africani durante la prima sessione del Concilio. Alla sua sinistra il vescovo di Yaundé (Camerun), mons. Zoa, a destra mons. McCann di Cape Town (Sud Africa). A sinistra : abbraccio tra papa Giovanni XXIII e mons. Ce- sare Gatimu di Nyeri, Kenya, durante la cerimonia di consa- crazione episcopale in san Pietro il 21 maggio 1961. In basso : vescovi africani alla cerimonia di apertura della seconda sessione del Concilio. Gli interventi Durante il Concilio ci furono 2175 interventi orali sui 16 documenti. I vescovi dell’Africa fecero 170 in- terventi in tutto (7,8%) e appena una minoranza di essi ebbe la possibilità di parlare (70). Alcuni, come portavoce dell’episcopato africano, interven- nero varie volte e altri si fecero notare per la loro apertura pastorale e teologica. I vescovi che inter- vennero più volte furono i seguenti: L. Rugambwa (Kukoba, Tanganika): 15 interventi; Sebastião Soa- res Resende (Beira, Mozambico): 10 interventi; E. Zoghby (Nubia, Egitto): 10 interventi; D. Huley (Durban, Africa del Sud): 9 interventi. In totale, gli interventi non furono molti, tuttavia ebbero un impatto qualitativo superiore alla sua quantità. Questo impatto si deve principalmente a due ragioni: manifestavano la posizione di un gruppo di vescovi, non di un singolo, e riflettevano la situazione e le esigenze concrete delle loro chiese locali. La vivacità dell’episcopato africano era espressione della sua giovinezza e del dinami- smo delle chiese locali che rappresentavano. La missione e la chiesa locale Durante le prime congregazioni generali gli inter- venti dell’episcopato africano si concentrarono principalmente sulle questioni liturgiche e pasto- rali, come, per esempio, il tema caldo dell’adatta- mento (l’inculturazione). Possiamo affermare che gli aspetti caratteristici delle proposte dei vescovi dell’Africa relativi o legati alla teologia missionaria erano contenuti in argomenti di natura pastorale, ma si nota un’evoluzione nel corso del Concilio sti- molata dall’arricchimento progressivo del dibattito ecclesiologico. Il decreto Ad Gentes sull’attività missionaria fu il documento per il quale i padri con- ciliari dell’Africa diedero il contributo più significa- tivo. I loro interventi aiutarono a elaborare un nuovo concetto di missione. Questa non è monopo- lio degli istituti missionari, ma è una responsabilità di tutta la chiesa che è per natura missionaria. L’at- tività missionaria ha come oggetto specifico il na- scere e crescere di nuove chiese locali che sono il segnale della piena cattolicità della chiesa. Le chiese locali, frutto dell’attività missionaria, non devono essere una semplice copia della chiesa evangelizzatrice, ma devono assumere un’identità che tenga in conto delle realtà in cui sono radicate per mezzo di un processo di adattamento e incar- nazione. A loro volta le giovani chiese devono di- ventare soggetto di evangelizzazione. Questa nuova visione di «Missione», come interscambio tra chiese sorelle, crea necessariamente un nuovo con- cetto più vivo ed attivo di chiesa locale. Imparare per trasmettere Ma più che parlare, i vescovi dell’Africa sentirono la necessità di ascoltare le posizioni degli altri epi- scopati per imparare dalla loro esperienza. La presenza discreta e silenziosa della maggior parte di loro non era sinonimo di disinteresse, era un si- lenzio attivo. Seguivano con attenzione il dibat- tito, studiavano i testi, prendevano nota. Si preoccupavano di informare i loro cristiani sullo sviluppo dei lavori conciliari per così coinvol- gerli e motivarli ai cambiamenti che li avrebbero toccati. Per mezzo dei loro scritti, lettere, articoli nei giornali, davano a conoscere la propria attività nel Concilio, così come i contatti con gli altri ve- scovi e con organismi internazionali. Manifesta- vano anche le loro impressioni sul Concilio, sotto- lineando i fatti e i risultati più importanti: la sua dimensione universale, la riforma liturgica, l’in- culturazione, il dialogo ecumenico, ec c. Diamantino Guapo Antunes Missionario della Consolata portoghese, attuale superiore delle comunità Imc in Mozambico; ha scritto lo studio «Con- cílio Vaticano II, o contibuto do Episcopado de África e Madagáscar», Edizioni Missioni Consolata, Torino 2001. © Giordani 1961

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