Missioni Consolata - Dicembre 2015

44 MC DICEMBRE 2015 e indigenizzazione). Il Concilio Vaticano II si svolse in un periodo di importanti trasformazioni sociopolitiche. Infatti, in quel periodo, furono fatti i passi decisivi per lo smantellamento del colonia- lismo e la conseguente emancipazione politica di molti stati. Così Concilio e decolonizzazione si in- fluenzarono a vicenda. La decolonizzazione scatenò un rinnovamento nella vita ecclesiale. Per attenuare il suo colore oc- cidentale e rispondere alle esigenze dell’incultura- zione e dell’autenticità, la Chiesa cattolica si sforzò nel riformare le sue strutture, nel rinno- vare i suoi metodi pastorali e di rivedere la sua at- titudine in relazione al mondo culturale e religioso africano. Le proposte nella fase preparatoria Le proposte dell’episcopato africano rivelavano le preoccupazioni sentite dalla Chiesa cattolica afri- cana alla vigilia del Concilio. I temi erano i se- guenti: aggiornamento liturgico, il ruolo dei laici nella Chiesa e la collegialità dei vescovi. Il tema dell’aggiornamento liturgico fu quello che rac- colse il maggior consenso e ricevette il maggior numero di proposte concrete. Il rinnovamento, il rispetto alla cultura dei popoli da evangelizzare e l’incorporazione della stessa nel cristianesimo fu un tema molto presente nelle proposte fatte dall’episcopato africano. Era ur- gente spogliare il cristianesimo della sua veste oc- cidentale per accogliere i valori, le espressioni e i simboli propri delle varie culture africane. Il tutto era definito come indigenizzazione, incultura- zione, africanizzazione o autenticità africana, con proposte che sollecitavano un maggior uso delle lingue locali e l’introduzione di simboli, gesti e musiche africane nella messa. Oltre le proposte dei vescovi, la chiesa africana si preparò per il Concilio con alcune iniziative di ca- rattere teologico - pastorale orientate da sacer- doti e laici africani impegnati in congressi e pub- blicazioni. Il Concilio era sentito come un’eccel- lente opportunità per stimolare l’africanizzazione della Chiesa. Si può quindi affermare che la Chiesa cattolica in Africa, attraverso le attività dei suoi pastori e l’impegno dei suoi fedeli, accolse con gratitudine, si preparò con interesse e si sforzò per fare sentire le sue proposte, segnali di una chiesa viva e partecipativa. Africanizzare la Chiesa La crescita della Chiesa cattolica non soltanto ac- compagnò le trasformazioni sociopolitiche ma an- che contribuì, a suo modo, a prepararle e promuo- verle. Con l’istituzione di una gerarchia ecclesia- stica locale e la nomina di vescovi africani, il pro- cesso di africanizzazione della Chiesa fece un salto importante e decisivo. La Santa Sede favoriva il movimento d’indipendenza dei popoli africani. Nel campo della riflessione teologica - pastorale si fecero passi significativi per una maggior incarna- zione del cristianesimo. Come alternativa alla teo- logia occidentale era nata la «teologia africana» che rivendicava il diritto dei cristiani a pensare ed esprimere il cristianesimo in termini africani. La Chiesa rispondeva così alle critiche dei settori in- tellettuali locali e internazionali che prevedevano la scomparsa del cristianesimo con la fine del co- lonialismo. Un gruppo in crescita Dei 295 vescovi dell’Africa con diritto di parteci- pare al Concilio, 265 parteciparono alla prima ses- sione del Concilio. Rappresentavano approssima- tivamente l’11% del totale dell’assemblea conci- liare costituita da circa 2500 membri. Era una buona percentuale se teniamo presente che l’A- frica contava allora appena 25 milioni di cattolici, cioè il 4,6% dei circa 540 milioni di cattolici allora esistenti. Le chiese locali con maggiore numero di padri conciliari erano: Congo (41), Tanganika - oggi Tanzania (23), Africa del Sud (21), Nigeria (17). Il numero di padri conciliari africani au- mentò nella seconda sessione, passando da 265 a 303. Durante il Concilio morirono 21 padri conci- liari dell’Africa e Madagascar. Durante l’ultima sessione nell’aula conciliare c’erano 311 padri che rappresentavano le chiese locali dell’Africa. © Agenzia Fides 1963

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=