Missioni Consolata - Dicembre 2015

DOSSIER MC 50° AD GENTES DICEMBRE 2015 MC 43 Vescovi africani Quando si aprì il Concilio, i vescovi nativi del con- tinente erano settanta. Durante il Concilio il loro numero aumentò tanto che nell’ultima sessione erano già ottantasei. Nel 1965 ventotto paesi ave- vano almeno un vescovo nativo. Il Congo era il paese africano con il maggior numero di vescovi autoctoni. ben dieci. Alcune caratteristiche distinguevano da tutti gli altri: l’età, la preparazione teologica e la prudenza pastorale. Era un episcopato molto giovane e di diocesi o vicariati di recente fondazione. Eccetto quindici, tutti gli altri avevano meno di cinquan- t’anni e appartenevano alla generazione che aveva rivendicato e assunto l’indipendenza del conti- nente. Quasi tutti erano stati ordinati negli ultimi dieci anni prima del Concilio, e ben metà di essi (32) nel periodo preparatorio (1959-1962). Sebbene fossero una minoranza, occupavano già i luoghi chiave e avevano assunto la responsabilità di dirigere la Chiesa cattolica a livello nazionale e continentale. Molti di loro avevano fatto gli studi teologici in Europa, soprattutto a Roma nell’ate- neo di Propaganda Fide. Un’altra caratteristica, già presente nei «vota» (i desideri o auspici ) in- viati da alcuni alla commissione preparatoria, era il loro equilibrio e la loro prudenza pastorale, senza posizioni radicali sull’ indigenizzazione della Chiesa, le sue strutture e la sua liturgia. Le idee espresse alla vigilia del Concilio nelle lettere pa- storali, nelle interviste e negli articoli, non erano polemiche o estremiste, caratterizzate com’erano da un grande equilibrio, e focalizzate soprattutto sul carattere pastorale del Concilio, sulla neces- sità di attualizzare la legge canonica, sull’aggior- namento della liturgia e dei metodi di evangelizza- zione. Il fatto che l’episcopato africano fosse ete- rogeneo e parlasse lingue diverse non impedì che si creasse uno spirito di comunione tra i differenti gruppi e le loro sensibilità e che agissero in forma organizzata a vantaggio degli interessi della Chiesa cattolica in Africa e nel Madagascar. L’annuncio del Concilio e suo impatto Il 25 gennaio 1959, papa Giovanni XXIII fece cono- scere il suo progetto di convocare un Concilio. Al- cuni mesi dopo, affidò la sua preparazione a una commissione con il compito di contattare i vescovi per avere proposte e temi da inserire nel docu- mento preparatorio al Concilio. La consultazione interessò 259 vescovi dell’Africa, dei quali allora solo 36 erano africani. La sorprendente notizia della convocazione di un Concilio ebbe un forte impatto in Africa. L’analisi delle proposte inviate dai vescovi dell’Africa ci permette di constatare che essa fu accolta con en- tusiasmo. Per la prima volta l’Africa sub saha- riana sarebbe stata presente in un Concilio e per di più rappresentata da alcuni vescovi autoctoni. Vista la situazione del continente e delle sue Chiese locali, un Concilio con caratteristiche pa- storali ed ecumeniche era opportuno e rappresen- tava un’occasione storica per il rinnovamento della Chiesa. Emancipazione dal colonialismo e indipendenza Con circa 25 milioni di fedeli alla vigilia del Conci- lio, la Chiesa cattolica in Africa viveva un periodo di crescita e di africanizzazione (inculturazione © Agenzia Fides 1963

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