Missioni Consolata - Dicembre 2015

DICEMBRE 2015 MC 19 # Pagina accanto : un’indigena kolla benedice con un quarto di agnello le parteci- panti alla processione per la festa patronale della Madonna del Pilar nella località di San Andrés (Salta), dove risiede la sua comunità. Qui : padre José Auletta con poncho e sombrero. In alto, a destra : donna kolla con la propria bimba. Chaco e Salta: è un’altra Argentina Arrivato dall’Italia il 12 novembre 1976, padre Giuseppe Auletta, alias padre José, missionario della Consolata, ha operato a Buenos Aires e Córdoba, ma ha speso la maggior parte dei suoi anni nel- l’Argentina meno conosciuta e più problematica, quella del Nord Ovest, e precisamente nelle pro- vince del Chaco e di Salta. Assieme a quelle del Nord Est, queste sono le regioni più povere del paese. «È vero - precisa il missionario ita- liano -, ma va fatta una precisa- zione importante: la povertà è spesso una condizione provocata. Perché i beni naturali per vivere ci sono in abbondanza. Peccato che finiscano sempre in poche mani, quasi sempre depredatrici e di- struttrici». In Chaco e a Salta padre José ha la- vorato a fianco dei popoli indigeni Toba, Tupí Guaraní, Kolla e Wichí. La sua esperienza con loro lo ha portato a essere nominato dele- gato episcopale per la pastorale indigena della diocesi di Orán (San Ramón de la Nueva Orán), se- conda città della provincia di Salta, e coordinatore nazionale di En- depa ( Equipo nacional de pastoral aborigen ) per la regione argentina del Nord Ovest. Fino all’agosto 2015 quando, in seguito a diver- genze con il nuovo vescovo di Orán, mons. Gustavo Oscar Zan- chetta, ha dovuto lasciare la sua parrocchia di San Lorenzo nella cit- tadina di Coronel Juan Solá - Esta- ción Morillo. «Continuerò a se- guire le problematiche dei popoli originari anche stando a Tartagal (Orán)», precisa subito padre José, che della causa indigena ha fatto da tempo una ragione di vita e di missione. «Nel nostro paese - ha scritto En- depa -, i popoli indigeni sono i so- pravvissuti di un genocidio che è ancora senza giustizia e ripara- zione» 2 . Di Costituzione in Costituzione I popoli originari dell’Argentina contano, oggi, almeno un milione di persone, divise in 31 etnie. Nel 1853, quando nacque ufficial- mente lo stato argentino, venne promulgata una Costituzione con una netta impronta di conquista e colonizzazione bianca. L’articolo 25, ad esempio, richiedeva esplici- tamente un’immigrazione euro- pea (« El Gobierno federal fomen- tará la inmigración europea »), op- tando in questo modo per un mo- dello monoculturale. E, soprat- tutto, dimenticando l’esistenza dei popoli autoctoni, portatori di cul- ture diverse. «La Costituzione del 1853 - spiega padre Auletta - formalizzava una precisa tendenza dello stato ar- gentino, che era quella di conside- rare gli indigeni come il nemico da cui difendersi. Idea che giusti- ficò la “ Conquista del de- sierto ”». Il «deserto» era un vasto territorio comprendente la Pampa e la Patagonia. E soprattutto non era un deserto, ma una terra abitata da varie popola- zioni indigene (Mapuche, Tehuelche, Ranquel) che vennero sterminate (si parla di 30 mila morti). La stessa modalità di conquista continuò anche dopo quegli anni e anche nelle province del Nord, come testimoniano il massacro di Napalpí, nel Chaco, ai danni dei Toba e dei Mocoví (1924) e quello di Rincón Bomba, a Formosa, contro i Pilagá (1947). Si dovette attendere il 1994 per vedere un cambio di rotta. Con l’inciso 17 dell’articolo 75, la nuova Costituzione riconosce «la preesistenza etnica e culturale dei popoli indigeni argentini», e so- prattutto il possesso e la proprietà comunitaria delle terre. Tuttavia, la sua applicazione è lungi dall’es- sere effettiva, nonostante la pro- mulgazione di leggi ad hoc 3 . «Non va mai dimenticato - ricorda il mis- sionario - che per i popoli indigeni la terra è identità e vita. Pertanto, un indigeno senza terra è un indi- geno senza vita». Prosegue padre José: «Dopo il 1994, con la nuova Costituzione, in Argentina c’è stata una presa di coscienza della realtà dei popoli indigeni. Al tempo stesso, però, essi sono diventati scomodi. Per- ché si oppongono a diversi pro- grammi di sviluppo anzi, per me- glio dire, del cosiddetto sviluppo. • Popoli indigeni | Genocidio | Latifondo | Discriminazione • MC ARTICOLI © Diego Pace

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=