Missioni Consolata - Dicembre 2015

ARGENTiNA di PAOLO MOIOLA 18 MC DICEMBRE 2015 viSioNi ARGENTiNE / i popoLi oRiGiNARi LA TERRA NON SI ELEMOSINA S i chiamavano Néstor Fe- menía, Marcos Solís, Oscar Sánchez. Avevano rispettiva- mente 7, 2 e 13 anni. Non si conoscevano tra loro, ma avevano delle caratteristiche comuni: erano tutti bambini indigeni e tutti sono morti per denutrizione tra gennaio e settembre del 2015. Al diffondersi della notizia della loro morte c’è stato un rincorrersi di smentite delle autorità, di preci- sazioni dei medici, di dati e statisti- che, di dichiarazioni politiche. La realtà racconta che, in Argentina, cambiano presidenti e governi, vengono emanate nuove leggi, ma le popolazioni indigene conti- nuano a vivere in condizioni di po- vertà strutturale e marginalizza- zione. Ogni anno troppi bambini indigeni muoiono per patologie evitabili, molto spesso correlate con situazioni di malnutrizione o di denutrizione 1 . Il fatto diventa an- cora più scandaloso se si ricorda che l’Argentina è uno dei principali produttori mondiali di alimenti. È stato calcolato che il paese po- trebbe sfamare 400 milioni di per- sone, 10 volte la sua popolazione. Le cose non vanno così perché una gran parte delle produzioni - in pri- mis, quelle di soia, grano, mais e carne - è destinata all’esporta- zione. A esclusivo beneficio dei la- tifondisti ( terratenientes ) e delle imprese dell’agrobusiness. Con gli uni e le altre che - per una crudele ironia della sorte - spesso produ- cono su terre che dovrebbero ap- partenere ai popoli indigeni. L’Argentina potrebbe produrre alimenti per 400 milioni di persone, 10 volte la sua popola- zione. Eppure, ogni anno, nel paese ci sono morti per denu- trizione. Nel 2015 la maggior parte di esse sono avvenute tra le popolazioni indigene, afflitte da una povertà strutturale e sempre in lotta per difendere le proprie terre dalle mire espansionistiche dei terratenientes . Dei problemi di questo mi- lione di persone, di- vise in 31 etnie, ab- biamo parlato con pa- dre José Auletta, da 40 anni in Argentina. © Francesco Andreozzi

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=